Si avvicina l’estate e, con la voglia di refrigerio, sotto l’ombrellone cerchiamo spesso il brivido di un giallo o di un thriller per assaporare meglio, come per contrasto, il torrido caldo e il sole infuocato e accecante. Tra i libri da non perdere quest’estate ne ho trovato uno che può diventare anche un agile Baedeker per avventurarsi nei mercatini di film e libri di seconda mano: Lo schermo oscuro cinema noir e dintorni, ultima fatica del poeta, traduttore e professore Silvio Raffo, per i tipi di Bietti. Si tratta di un tascabile manuale – indimenticabile Rita Hayworth in copertina con la pistola puntata, ne “La signora di Shangai” – per orientarsi nella selva dei capolavori cinematografici in bianco e nero, con tutte le sfumature (anzi “i colori”) del nero.
È un inno al cinema d’altri tempi, fatto di attrici enigmatiche e tutto giocato sulle ombre e sul mistero, nell’ambigua chiaroscurità tratta da libri imperdibili. Dobbiamo anzitutto all’autore la ricerca di una chiarificazione semantica delle voci affini noir, dark, horror che deriva dalla differente ambientazione: prevalentemente metropolitana nel noir, con dark ladies fascinose e inquietanti, e caratterizzata dalla wilderness dentro la green mansions ottocentesca che ospita personaggi mostruosi, nell’horror. Ma che cosa fa più paura, mette i brividi e fa battere i denti? – sembra domandare l’autore -.
Sicuramente la “casa”, vocabolo, insieme a “mostro” assai ricorrente nei film horror, ingrediente viscerale e perturbante. Il noir, invece, “si trattiene più volentieri all’aperto, anche se si tratta di un aperto soffocante, tutt’altro che arioso: location desolanti, alti palazzi grigiastri e funerei, strade squallidamente deserte o freneticamente pullulanti di automobili come si conviene a una “giungla d’asfalto”; scale di sicurezza molto insicure e serpentine, traballanti transenne, ponteggi e cornicioni da cui qualcuno rischia prima o poi di cadere. Dov’è la casa? Il rassicurante riparo, il rifugio, il tepore del focolare domestico? Le rare volte in cui compare o è un’algida maestosa dimora divorata da ombre fruscianti in cui si annida il male, o una più modesta residenza borghese minacciata da un pericolo che potrebbe distruggerla”.
Da esperto conoscitore delle profonde inquietudini fluttuanti nelle creature letterarie femminili (oltreché nelle poetesse), Raffo disegna una galleria di personaggi che trascorrono dalla femme fatale alla donna-virago, alla sposa-madre vittima di perfidi inganni, accompagnata da una sezione di ritratti fotografici indimenticabili (Ann Todd, Diana Wynard, Bette Davis, Simone Simon, Peggy Cummins, Nina Foch…) che ci rituffa in un’atmosfera perduta di bellezze ammalianti e fascinose il cui sguardo, dall’ombra lunga del mascara, potrebbe rivelarsi fatale.
Un occhio al capitolo “Sipario nero” e si apre un’antologia – ventaglio sulla trama dei film noir più importanti e imperdibili, per rinfrescare la nostra memoria e per stuzzicare la nostra curiosità di lettori e spettatori. Ma i giovani stiano bene in guardia, in cauda venenum, il professore rampogna chi non conosce a fondo i classici: “l’interesse con cui i giovani di oggi guardano i vecchi film noir è quasi sempre superficiale: una delle tante curiosità del loro caleidoscopio vintage su cui credono sia possibile formulare un giudizio critico avendone una frettolosa visione sul computer. Quasi ignorano ormai che cosa sia uno schermo cinematografico, figuriamoci se si pongono la domanda fondamentale: quale sia l’”essenza” di un film e la diversità di un film da uno show”.
Forse la replica a queste parole si trova proprio all’inizio di questo libro, fra le parole di Martin Scorsese; i giovani di oggi devono svegliarsi per accorgersi che il film è l’indimenticabile “sensazione di essere in uno stato di dormiveglia”: “i film sono una sorta di sogno ad occhi aperti o uno stato indotto dalla droga. E lo shock di uscire dal cinema e trovarsi improvvisamente alla luce del giorno può essere terrificante… Il film è per me una cosa del genere”.
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