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Politica

LA NUOVA PROVINCIA

GIUSEPPE ADAMOLI - 18/07/2014

Il 28 settembre prossimo quasi milleottocento consiglieri comunali della provincia di Varese voteranno il Presidente e il Consiglio della nuova Provincia che sarà l’ente intermedio fra Comuni e Regione. Il Presidente sarà rinnovato fra quattro anni, il Consiglio fra due. È l’effetto della legge Del Rio che ha eliminato le vecchie amministrazioni provinciali a elezione diretta e ha reso centrali le municipalità nell’esercizio di tutti i compiti di “area vasta”.

Se ne parla troppo poco e quasi soltanto fra gli addetti ai lavori ma i tempi stringono e l’impresa sarà importante, complessa, ardua. Guai però se il peso delle prevedibili difficoltà dovesse “rovinare” la fantastica opportunità di lasciarsi alle spalle l’obsoleta organizzazione dei poteri locali. I nuovi enti dovranno gestire l’eredità di quelli vecchi ma anche le future deleghe regionali e tutti i servizi che i comuni decideranno di affidare all’area vasta. I campi di attività sono molti tra cui il governo del territorio; l’ambiente (acqua e rifiuti); il trasporto pubblico locale, una parte rilevante della viabilità e dell’edilizia scolastica ed altro ancora.
Potranno, e dovranno, essere stabiliti anche dei nuovi “ambiti omogenei” adatti ai vari servizi. Per il nostro territorio si potrebbero deliberare, ad esempio, funzioni diverse per il capoluogo e il suo circondario, per il nord, per la zona di Malpensa.
Definire “costituente” questa fase non è un’enfasi retorica. Si tratta di un laboratorio di innovazione istituzionale al quale bisogna credere fortemente impegnando le donne e gli uomini migliori. Il Presidente sarà un sindaco e non avrà nessuna indennità aggiuntiva. Né l’avranno i componenti del consiglio provinciale. In queste condizioni è reale il rischio che la nuova Provincia sia affidata in pratica ai suoi funzionari. Il lavoro di tessitura istituzionale (funzioni e zone omogenee) non è però affatto un lavoro burocratico ma essenzialmente politico con la P maiuscola.
Per tutto queste ragioni, sintetizzate al massimo, la scelta delle persone che guideranno la nuova Provincia sarà decisiva. Focalizziamo l’attenzione sui milleottocento consiglieri comunali, sull’assemblear dei centotrentanove sindaci, sul Consiglio provinciale. Molti di questi protagonisti saranno alla loro prima esperienza, ci saranno molte voci spaesate e dissonanti. Bisognerà avere pazienza, studiare, mettere ordine, chiarire i reali termini della prospettiva che si apre.

Per fare questo ci possono essere due ipotesi. La prima è un listone unico e un candidato unico. È la scelta apparentemente più facile. Tutta la partita sarebbe così gestita dai partiti fin dai primi passi ma la realtà amministrativa è ricca anche di liste e forze civiche che bisognerebbe mettere nella condizione di esprimersi al meglio e liberamente.

La seconda è un confronto chiaro fa due o tre piattaforme che siano animate dallo spirito di raggiungere poi una convergenza sui contenuti istituzionali.

Penso che questa seconda strada sia da valutare seriamente perché può far maturare una buona consapevolezza istituzionale e amministrativa e consentire ai consiglieri comunali di scegliere fra proposte diverse.

La Regionesarà coinvolta pesantemente in questa stagione “costituente” e continuerà ad avere una maggioranza e una opposizione. Semmai è auspicabile che a Milano si realizzi un’ampia intesa, come già si era fatto con lo Statuto regionale per il quale si era assegnato il compito di presidente della Commissione speciale ad un rappresentante dell’opposizione scelto di comune accordo.

Lo stesso metodo potrebbe valere in sede locale. Bisogna tenere conto che l’anno prossimo si voterà in parecchi comuni importanti e fra due anni nella città di Varese. Perché non attuare fin da ora delle aggregazioni che diano il senso di una strategia che guarda avanti?
Questa sarebbe un’opzione fondata sulla chiarezza politica.

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