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Politica

NUOVO SINDACO, GARA A DESTRA

MASSIMO LODI - 11/07/2014

Il centrodestra varesino ha avuto diversi sindaci. Il centro, più che la destra. Il centro proponeva e disponeva, una parte della destra talvolta si accodava. Tal’altra anche una parte della sinistra. Storie degli anni Cinquanta e Sessanta, e poi Settanta e Ottanta. Solo all’inizio degli anni Novanta la musica cambiò, quando s’impose il fenomeno della Lega, spazzando via pentapartito, Prima Repubblica, vecchi o più o meno vecchi arnesi. Il berlusconismo (Berlusconi, più una corte non del suo livello e però pronta ad abbeverarsi al suo lavello) fece il resto.

La bosinità ricorda figure d’alto prestigio: Oldrini, per esempio, che guidò la ricostruzione. E poi Ossola che la proseguì, consegnando il testimone a Gibilisco, esponente della svolta giovanilista cattolica. Anche Gibilisco si rivelò un amministratore saggio, capace di traghettare la città dal disordinato miracolo economico al difficile approdo nel contemporaneismo pieno di problemi nuovi, inediti, complessi. Aprì il filone del governo locale nel segno del Movimento Popolare (allora lo si chiamava così), braccio secolare dell’ecclesialità di Cielle e disponibile a un virtuoso pragmatismo. Seguirono intese con i socialisti, durevoli per qualche anno sino a che Tangentopoli non fece crollare tutto.

L’insediamento del Carroccio a palazzo Estense, favorito dall’intesa Maroni-Marantelli, cambiò la stagione politica. Poi ricambiarono le alleanze. La Lega costituì il perno, una quota di ex democristiani rappresentò il contorno, l’espressione amministrativa dell’epoca post Gibilisco (e post Sabatini e Bronzi, che di Gibilisco furono gli epigoni) seguitò ad essere presente. Forte. Condizionante. Decisiva nelle scelte di fondo. Lo è stata finora, come dimostrano gli affiliati all’NCD (separatisti da Forza Italia, dopo lo scioglimento del PDL) in consiglio comunale e nella squadra assessorile, a cominciare dal vicesindaco Baroni.

Che succederà nel prossimo futuro, alla tornata elettorale del 2016? La scelta del possibile sindaco antagonista del concorrente del versante opposto(Marantelli, Adamoli, Alfieri, Oprandi, Mirabelli, chissà chi altro) sarà ancora appannaggio della Lega, come accaduto dal ’92 ad oggi in virtù del patto di ferro Berlusconi-Bossi, o si cambieranno scuderia e cavallo?

La Lega, che non potrà rimettere in pista Fontana perché reduce da due mandati, ha da giocare la carta Ghiringhelli, attualmente assessore al Commercio, impegnato con alacrità a spendersi in un impegno culturale e sociale volto a conservare il tradizionalismo. Oppure potrebbe rivolgersi a nomi d’antan (Giorgetti, Bonomi, eccetera: non Maroni, impegnato a governare la Lombardia). Ma il resto dell’alleanza – che non è detto si ripeta con la medesima cornice – lancia segnali di rifiuto della vecchia primazìa: pretende un ribaltamento di leadership. E proprio l’anima ciellina sembra intenzionata ad avocare a sè il trasferimento delle consegne, magari giusto a Baroni, reduce dalla duplice esperienza di Villa Recalcati e Palazzo Estense. O forse ad altri, di cui viene tenuto coperto il nome e che comunque dovrebbero essere espressione di un passato – sia pure di non consumata data – nella pratica politica piuttosto che nella società civile. Cioè: giovani all’anagrafe, non di tessera.

Non è detto infine che la coalizione presieduta dal neoaspirante alla poltronissima municipale possa risultare la stessa fino ad oggi conosciuta. L’NCD giocherà la partita a tutto campo, come del resto il PD. E le sorprese non sono da escludere. Anzi, c’è chi ne sostiene  la certezza. Ipotizzare Grosse Koalition sembra (di sicuro) esagerato, non ipotizzarle (forse) ingenuo.

 

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