Tre Valli al femminile. Roba nuova. Potrebbe anche sembrare un declassamento rispetto alle edizioni del passato quando i migliori campioni – non solo italiani – si contendevano l’onore di passare la linea del traguardo (spesso sulla pista del Franco Ossola) per primi.
Che si possa parlare di retromarcia solo per differenze di sesso sarebbe fuorviante sia per logico rispetto delle due categorie sia perché dire che tra pedalatori maschi e femmine esistano ancora differenze tecniche sarebbe affermazione azzardata se non addirittura impropria.
Il rimpianto dei tempi andati, dunque, resta ma non certo per una questione di dualismo ma per un purtroppo evidente subentro di una notevole flessione di valori nel ciclismo maschile che propone ricordi ben diversi ed esaltanti rispetto alle situazioni attuali.
E allora guardando all’indietro non potranno mancare i rimpianti pensando alle presenze di un tempo; alla tripletta ottenuta da Motta che del tracciato delle nostre valli era diventato il re: a Poblet (e chi più ne ha più ne metta) per arrivare sino al successo di quel Peppone Fezzardi che nella “Binda” mosse i suoi primi passi per prendersi, poi, la soddisfazione, passato al professionismo, di vincere la classica della sua ex società giungendo primo per distacco a Masnago tra gli applausi dei varesino e dei suoi ex dirigenti, Ambrosetti in testa.
E così non si può non ricordare la folla che, alla punzonatura, assaliva i corridori per ottenere autografi in serie.
Ma tra tanto piacere nei ricordi – sempre con merito grande degli organizzatori – è bene ripensare anche ai non pochi inconvenienti che, al seguito della corsa, toccava a chi poi doveva renderne conto ai lettori.
Il presente, sotto questo profilo, si riferisce ai mezzi a disposizione per seguire da vicino la gara uscendone, ovviamente, nettissimo vincitore. Rispetto all’oggi erano – quelli – i tempi in cui il taccuino alla mano restava intonso almeno per buona parte della gara finendo con il riempirsi dopo il traguardo quando solo dalla voce dei protagonisti si sapeva come le cose erano andate; quale era stato l’episodio decisivo della gara, in che punto si era verificata la foratura, la caduta e quant’altro.
Niente di quella tv, ovviamente, che oggi magnificamente spiega agli sportivi tutte le fasi di una gara dalla partenza all’arrivo.
E non si parli per favore al riguardo di nostalgia dei tempi andati. Meglio, infinitamente, meglio, i moderni.
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