Sono in molti ad attribuirsi la primogenitura dell’idea di Stati Uniti d’Europa e tra questi siamo noi italiani perché ci consideriamo eredi dell’universalità di Roma; seguono, poi, i Francesi perché ideatori del Sacro Romano Impero di Carlo Magno e di quel coacervo di Stati sparsi da Bonaparte per tutta l’Europa nei primi anni dell’Ottocento e perfino gli americani perché, a loro dire, George Washington ne avrebbe anticipata l’idea al Marchese de La Fayette!
Ma lasciamo stare le millanterie dei presunti ideatori di un’istituzione che è di là da venire e soffermiamoci, invece, sul fatto che al momento l’UE da cui gli Stati Uniti d’Europa dovrebbero nascere, ingloba ventotto nazioni con una popolazione di 503.000.000 abitanti distribuiti su ben quattro milioni di chilometri quadrati e che producono un PIL che supera i dodici miliardi di euro.
Tuttavia, anche se pare si siano concretate le condizioni preliminari per giungere alla creazione degli Stati Uniti d’Europa, riteniamo che un tale obiettivo sia – oggi come non mai – lontano e che, anzi, sia il caso di cominciare domandarsi se esso sia realmente raggiungibile. Non convince molto, pertanto, chi sostiene essersi realizzate in Europa una parte delle particolari condizioni che portarono alla nascita degli Stati Uniti d’America e ciò almeno per due buone ragioni.
La prima. I coloni americani si rivoltarono contro la madrepatria inglese perché il Parlamento tentava d’imporre nuove tasse senza che essi avessero potuto eleggere e inviarvi dei propri rappresentanti. In Europa, invece, è probabile che la rivolta avvenga – per le stesse ragioni in fondo – dentro il Parlamento Europeo dove già siedono ingrugniti e prevenuti centoquaranta sabotatori che vanno sotto il nome di euroscettici.
La seconda ragione. All’inizio della guerra combattuta per la propria indipendenza, l’America aveva una frontiera mobile che si spostava progressivamente verso l’Ovest e in quei territori ancora selvaggi, la durezza della vita, la lotta contro gli indiani, la necessità dell’aiuto reciproco aveva creato un nuovo tipo d’uomo giacché individui arrivati dai più disparati Paesi, riuscirono ad affratellarsi in breve tempo creando, così, uno spirito di libera collaborazione che è tuttora sconosciuto tra le genti d’Europa. In un simile ambiente il proprio vicino non era visto come un competitore ma come un socio e ciò non si può certo dire degli europei, stante i contrasti ancora esistenti tra alcuni dei ventotto Paesi che costituiscono l’Unione.
Una tale, oggettiva considerazione rende azzardate certe similitudini e spiega ragionevolmente bene perché, al momento, gli Stati Uniti d’Europa non sono nelle segrete corde sentimentali delle popolazioni del nostro continente. Esse, infatti, non hanno in comune lo stesso retaggio storico e culturale del frontiersman americano e che, anzi, fino a ieri si sono confrontate a suon di stragi nei Balcani, dove per consentire un minimo di convivenza interetnica, devono tuttora permanervi delle forze militari d’interposizione. E l’indipendenza (riconosciuta) del Kosovo? E gli eserciti Greco e Turco, entrambi appartenenti alla NATO, che ancora si fronteggiano a Cipro? In queste condizioni è certamente velleitario pensare di poter costituire quegli Stati Uniti d’Europa capaci di superare gli egoismi e gli interessi di ogni singola nazione e di costruire un esercito che possa sostituirsi surrogarela NATO. E, poi, un super Stato, federale o confederale che sia, dovrebbe almeno quei requisiti indispensabili come il territorio, le risorse finanziarie e l’esercito.
Al momento l’UE su cui dovrebbero innestarsi gli Stati Uniti d’Europa non è neppure un’entità territoriale poiché sui territori degli Stati membri, non ha nessuna potestà; pur avendo adottato la stessa moneta, non ha una banca comune. Essa non ha un comune neppure un dicastero degli esteri e un esercito a comando centralizzato ma tanti quanti sono le nazioni e che, quando si profila un’emergenza come durante l’abortita primavera araba, ognuno fa per sé, secondo i propri interessi nazionali.
A proposito della difesa comune, se e quando si costituiranno gli Stati Uniti d’Europa con un loro esercito che fine faràla NATO? In proposito non pare che gli USA siano molto disponibili a intavolare discussioni con noi europei. Ecco perché lo stesso Valéry Giscard d’Estaing, l’ex presidente francese che curò la bozza della Costituzione Europea, affermò che ci vorranno ancora vent’anni «…prima che l’Unione abbia una politica estera integrata e unitaria, e si presenti con voce univoca nel contesto internazionale». Come dire che perfino chi ha partecipato alla redazione della sua carta fondamentale, sul breve termine, non crede nella capacità/volontà di fusione dell’Unione Europea, figuriamoci edificarvi sopra gli Stati Uniti d’Europa!
In realtà, di là di valutazioni più o meno sensate, bisogna prendere atto, come ha fatto con onestà Giscard d’Estaing, che quello degli Stati Uniti d’Europa è, al momento, un progetto irrealizzabile perché si fonda su di un sogno appartenente a un’altra stagione politica del Vecchio Continente appena uscito dalla II Guerra Mondiale: quello di un’Unione che avrebbe dovuto portare pace, libertà e benessere e che, invece, si sta rivelando un incubo per svariate ragioni molte delle quali sottovalutate. Tra l’altro, sull’edificazione dei futuri Stati Uniti d’Europa pesa anche il macigno dei centoquaranta parlamentari cosiddetti euroscettici che siedono a Strasburgo perché votati da milioni di elettori che non si riconoscono più nell’Unione Europea. Con tali premesse è veramente prematuro parlare di Stati Uniti d’Europa: meglio pensare a solidificare l’Unione che già c’è.
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