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In Pellegrinaggio

LA FORZA DELLA DEVOZIONE

Don ERMINIO VILLA - 04/07/2014

Nella nostra visita al Santuario, mèta del pellegrinaggio di tantissime persone, entriamo nella navata, che è il luogo dove il culto celebrato si incontra con la devozione dei credenti e la fede tenta di rappresentarsi in una forma rituale, semplice e solenne.

Gli altari che affollano le navate delle nostre chiese raccontano tante storie di vita; nei Santuari, gli ex voto stanno a ricordare tante grazie ricevute in seguito a preghiere e penitenze prolungate.

La devozione popolare, nata per impulso libero della gente, soddisfa il bisogno di una religiosità corporea che vede, tocca, lotta, invoca, piange, si consola e spera… Più interessante sarebbe analizzare l’effetto del rito celebrato nella spiritualità delle persone che vi hanno partecipato.

In alcuni – purtroppo, dobbiamo ammetterlo – la devozione e l’attenzione, pure intensissime, sono vissute a margine del rito celebrato, con una partecipazione per lo più passiva. Ma, grazie a Dio, ci sono anche i fedeli che animano celebrazioni sobrie, degne e armoniche con la convinzione e la gioia di pregare insieme in una comunità di credenti.

Mediante le forme dell’ascolto, del silenzio, del canto, della lode, del dono e del servizio, della cura di sé e della comunione con tutti avviene la mirabile fusione tra la fede e il rito: questa è la “buona” devozione, che è esattamente l’”e-mozione” che spinge il sacro ad aprirsi al Santo.

Ciò avviene quando il sentimento che la vita contiene un di più si apre alla grazia che “vale di più della vita”.

Per condividere e verificare la nostra prima impressione “spirituale” è interessante rifarci a un passo tratto dai discorsi di Sant’Agostino:

Quello che qui avveniva mentre questa casa s’innalzava – dice il Vescovo di Ippona (parlando evidentemente di una chiesa della sua epoca) – si rinnova quando si radunano i credenti in Cristo. Mediante la fede, infatti, divengono materiale disponibile per la costruzione, come quando gli alberi e le pietre vengono tagliati dai boschi e dai monti. Quando vengono catechizzati, battezzati, formati, sono come sgrossati, squadrati, levigati tra le mani degli artigiani e dei costruttori.

Ma i credenti non diventano tuttavia casa di Dio se non quando sono uniti insieme nella carità. Questi legni e queste pietre, se non si connettessero armonicamente, se collegandosi a vicenda in un certo modo non si amassero, nessuno entrerebbe in questa casa”.

Verosimilmente anche la prima chiesa, che oggi costituisce la cripta, posta sotto l’altare maggiore, racconta – con adattamenti in epoche successive – della storia della fede in questa nostra terra.

Quando sarà visitabile – ci auguriamo tra non molto – terminati gli scavi autorizzati dalle autorità competenti e i lavori di ricupero delle antiche produzioni artistiche, respireremo l’aria della fede cristiana che qui si è impiantata e da qui si è sviluppata nell’arco di molti secoli prima di noi!

Siamo eredi di un passato ancora un po’ avvolto nella nebbia, non illuminato da precise e complete documentazioni, simile a un grande albero di cui si vedono talvolta affiorare qua e là robuste radici… Comunque ci sono elementi sufficienti da cui si può intravedere la profondità e la fortezza dell’impostazione di base. Un vero gioiello o meglio uno scrigno…

 

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