Quando, tempo fa, con riferimenti alla sua personalità, ebbi a sottolineare alcuni pregi di Attilio Fontana, cari amici subito mi ricordarono che il nostro sindaco aveva definito il costruttore Ligresti “un simpaticone”. Dichiarazione quanto meno singolare a fronte di un uomo da sempre in guerra con la simpatia per le sue caratteristiche di introverso e per la sua azione imprenditoriale riconducibile a una potentissima e irriguardosa ruspa.
L’avevo letta la dichiarazione di Fontana e non mi era sembrata un elogio, una forma di adesione o addirittura di difesa del re delle colate di cemento, semmai l’esatto contrario fatto di sfumatura ironica, evidenziata anche dall’accrescitivo del termine simpatico.
L’episodio però confermava l’insofferenza nei confronti dei vertici di Palazzo Estense. La lucina rossa dell’impopolarità è rimasta bene accesa, anzi è diventata un faro, dopo le decisioni relative ai parcheggi sotterranei a Villa Augusta e alla Prima Cappella. Lavori che possiamo definire “abusivi” in termini ambientali e urbanistici.
Attilio Fontana non avrà problemi di rielezione avendo già fatto i due mandati di primo cittadino, ma è possibile che il Centro destra ela Legain particolare, trovino difficoltà a difendere la loro roccaforte, che ha lasciato spazio due sole volte alla Sinistra, nell’immediato dopoguerra e quando crollavala Prima Repubblica.
Siamo nell’era della rottamazione, che si è iniziata a sinistra e che continuerà sino a quando ci saranno elementi sufficienti per esprimere valutazioni oneste sull’esito della rivoluzione renziana. Pensando a questo processo di rinnovamento che dalla Sinistra si è esteso anche ad altre forze politiche, sia pure con tempi e misure diversi, non sembra fuori luogo pensare al nuovo progressismo varesino che tra un paio d’anni sfiderà gli avversari nella corsa a Palazzo Estense.
Da cronista e da cittadino mi piace ricordare i tredici giorni di grande fiducia e di democrazia quando, per voltare pagina e nell’interesse della città, noi si ebbe come sindaco il cattolicissimo Angelo Monti e come vicesindaco, un altro galantuomo, il super PCI Daniele Marantelli. La giunta sarebbe caduta per una responsabilità più formale che sostanziale di un assessore coinvolto in un episodio della tangentopoli provinciale, resta il fatto che Monti e Marantelli raccolsero attenzione e stima dell’intera città che non sarebbero mai venute meno nel tempo.
Marantelli avrebbe continuato la sua lotta politica con uno spirito di servizio davvero esemplare perché ha sempre guardato alla comunità e alle istituzioni mai nell’ottica dell’ideologia, sempre con riferimento ai diritti e ai doveri. Come parlamentare ha meno occasioni e possibilità rispetto ai tempi in cui era consigliere comunale o regionale, comunque è sempre disponibile nei confronti di tutti.
Non seguo più le dinamiche interne dei partiti – per la verità a Varese c’erano anche, e ci sono, angoscianti potentati dell’immobilismo – e quindi oggi sono in grado solo di fare solo auspici.
Per esempio che il PD eviti il pensionamento forzato di Daniele Marantelli. Penso che Varese abbia bisogno ancora del suo entusiasmo e del suo impegno. Che sono ben lontani dalla rottamazione.
You must be logged in to post a comment Login