L’acceso e contrastante dibattito sulla inutile realizzazione del parcheggio alla Prima Cappella nel sito prescelto dal Comune, avallato dall’Ente Parco del Campo dei Fiori (aspetto incredibile della vicenda), mi induce a parlare di turismo a Varese, anche perché il leader varesino Raffaele Cattaneo, portavoce della componente del centrodestra sbrigativamente definita come “ ciellina “, si
attende il raddoppio dei turisti che pervengono in provincia di Varese, che pare essere di un milione all’anno. Un dubbio innanzitutto mi assale: sono considerati turisti anche coloro che arrivano in Provincia sbarcando alla Malpensa?
Il Sacro Monte di Varese non può essere oggetto di turismo di massa né di qualsiasi operazione di sfruttamento per copiosi scopi turistici. Per la montagna varesina si devono sviluppare secondo me esclusivamente due filoni. Il primo e principale è l’itinerario religioso nel complesso dei Sacri
Monti lombardi e piemontesi. Il secondo è la conoscenza delle sue risorse dal punto di vista artistico e culturale, con una percezione di alto profilo, anche migliorando in sede scolastica ed universitaria la ricostruzione dei fatti storici a partire sia dalla leggenda che dai fatti reali come quelli inerenti la costruzione del vialone delle Cappelle: e poi la lotta contro gli ariani di San Ambrogio che fece costruire proprio qui una piccola Cappella come ringraziamento a Dio per il successo nel IV secolo; ed ancora la storicità e la valenza del borgo antico di montagna con la presenza del Monastero delle Romite Ambrosiane. Qualunque rottura di siffatti equilibri va denunciata e perseguitata, figuriamoci se essa avviene alle radici della scalata.
La recente riapertura della Casa Museo di Lodovico Pogliaghi va in direzione di questo “turismo” di qualità conoscitiva.
Così scriveva il professore della Cattolica Giacomo Corna Pellegrini in una ricerca del CEDOC nel 1985, trent’anni fa, in merito al turismo in provincia di Varese: “Da regione (provincia, ndr) interessata all’arrivo di flussi nazionali e internazionali cui corrispondeva una offerta ricettiva e ricreativa adeguata in particolare nella città di Varese si è passati a un turismo prevalentemente regionale infrasettimanale e /o di seconda residenza, quest’ultimo sviluppatosi talora fino a comprometterne le risorse naturali; l’area varesina è attualmente destinata a impiego del tempo libero delle popolazioni urbane soprattutto nella duplice forma del turismo fine settimana e dell’escursionismo domenicale”.
Occorre quindi incrementare la conoscenza della ricchezza monumentale storica ed archeologica badando a parchi o siti specifici: mi vengono in mente ovviamente il Parco del Campo dei Fiori o il Monastero di Cairate, recentemente riaperto alle visite.
A distanza di trent’anni il lungimirante Corna Pellegrini dà una ricetta ancora valida: si tratta di un potenziale turistico che “è meno ricercato dal turista medio ma attrae un pubblico più colto ed anche con maggiori disponibilità finanziarie personali”. E il professore andava oltre, ma qui il Sacro Monte non entra che solo marginalmente, stimolando la potenzialità del turismo congressuale.
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