Il Consiglio comunale di Varese ha bocciato la proposta di avviare un referendum sul parcheggio alla Prima cappella del Sacro Monte di Varese che seguiva la raccolta di firme del Comitato 2.0. Mi amareggia fortemente più che l’esito del voto in sede assembleare, che davo non po’ per scontato visto l’atteggiamento poco aperto della maggioranza, il commento, un tantino spavaldo, che ha rilasciato agli organi di informazione locale, il presidente del consiglio della Regione Lombardia Raffaele Cattaneo sulla giustezza di quel voto.
Più che analizzare il merito delle polemiche, egli si limita sempre a bollarle come pretestuose e come “rispondenti a obiettivi di natura politica”. Soggiunge che con questo voto “si placheranno le polemiche (…); non esistono alternative al parcheggio al contrario di quanto afferma il comitato che si è visto dare lo stop al referendum consultivo. Rispetto ai sei progetti che erano stati presentati all’inizio, infatti, la scelta è caduta su quello meno impattante dal punto di vista della tutela dei beni culturali.
Ancora, il presidente Cattaneo ha aggiunto che “quando l’opera verrà realizzata, si vedrà come nei fatti queste preoccupazioni non abbiano motivo di esistere. Quale sarebbe l’alternativa? Lasciare tutto com’è? Non mi sembra una scelta produttiva se si volesse migliorare davvero la accessibilità al Sacro Monte e puntare alla sua valorizzazione”.
Eh no, caro presidente Cattaneo, si vede che sul tema non è stato attentissimo. Se l’avesse fatto avrebbe più di uno spunto per riflettere. A mio modo di vedere sbaglia nel pensarla in questi termini. La società civile dev’essere sentita davanti a scelte strategiche per il territorio e occorre tenere conto delle critiche, che non sono dell’ultima ora ma che datano addirittura dall’ottobre del 2010.
Innanzitutto con il voto per il parcheggio (e con agli altri che necessariamente verranno) si prevede una accessibilità alla montagna varesina attraverso l’automobile. Il che è deleterio, secondo me, soprattutto all’interno di un parco naturale. Ci sarebbe, invece, un altro modo per vivere la montagna di Varese guardando la storia vincente della nostra città. Questa ha premiato non automobili al Sacro Monte ma, invece, collegamenti con il mezzo pubblico certamente maggiori tra questa e la città di Varese. Ecco la giusta ricetta, a mio giudizio, oltre a promuovere un dibattito popolare allargato ai comuni circostanti a Varese. Un recupero dell’edificato esistente e delle sue potenzialità anche attraverso una nuova legge sull’albergo diffuso. Un restauro della Via Sacra e delle preziosità presenti anche dall’alto valore storico, architettonico e artistico. Questa sarebbe una campagna che potrebbe essere condotta dal comune di Varese. Occorre venga poi fatto un piano del traffico collegato con un piano degli eventi da realizzarsi al Sacro Monte. Eventi di qualità che devono rispettare la sacralità dei luoghi e gli altri aspetti vocazionali della montagna varesina: prime di tutto l’eccellenza ambientale e l’alta qualità artistico monumentale. Eventi che devono avere carattere periodico.
Chi sarebbe chiamato a pagare? Perché possa farsi tutto questo, occorre che la politica non decida al chiuso del palazzo, ma che chiami a raccolta tutti gli interessati, si stabilisca un piano, si diano dei compiti precisi e, soprattutto, dei tempi di attuazione. Tra gli interessati ci sono tutti gli attori economici ma ciascuno deve poter partecipare a un progetto del quale potrebbero gloriarsi tutti i cittadini dell’area varesina. Non può più essere solcata la strada, perdente, secondo cui un Comune – ovvero una pluralità di enti pubblici – faccia tutto: progettazione e realizzazione delle opere necessarie. Il Comune dovrà essere un cofinanziatore e organizzatore e gli altri partner vanno individuati in un progetto che possa essere redditizio per il privato. L’ente pubblico non ne ha né le forze economiche né quelle progettuali in via esclusiva per far partire e far continuare un progetto.
Sul citato piano del traffico occorre si faccia una valutazione dei mezzi disponibili per la movimentazione delle persone. Occorre ancora che si faccia una differenziazione evento per evento.
Personalmente ritengo che la funicolare debba essere il mezzo principe per poter risalire la montagna varesina (potendo così funzionare ed essere economicamente una iniziativa in attivo). Di certo non ci deve essere la contemporanea concorrenza degli autobus. Il prezzo deve essere più contenuto. Ci dev’essere un collegamento con la città, senza le attuali rotture di carico. Dev’essere fatto un altro piano di movimentazione degli utilizzatori delle funicolari volta arrivati alla stazione di arrivo.
L’attuale politica dei parcheggi pare, secondo noi, essere un retaggio dell’azione politica degli ultimi dieci anni: automatica, inconcludente e distruttiva: basta fare buche, come se da sole risolvessero i problemi che assillano Varese. Ci vuole intraprendenza politica, apertura al territorio, visione di lungo periodo. Ci vogliono decisioni, che, però, vadano prese (anche ora che si è appena votato) senza tentennamenti. Decisioni da assumersi possibilmente a seguito di un dibattito almeno d’area (perché il Campo dei Fiori interessa non solo Varese), nel corso del quale con pari dignità vadano ascoltate tutte le forze economiche e sociali; perché tutte possono e devono dare e essere d’accordo e, perché, solo, un progetto condiviso di ampio respiro e a vantaggio di un ampio territorio, può essere vincente e rivoluzionario.
Solo un piano con queste caratteristiche può partecipare ambiziosamente a più bandi di concorso sia nazionali che internazionali per il suo finanziamento. Abbiamo bandi di concorso annuali per valorizzare i siti Unesco. Sfruttiamo queste occasioni per portare in avanti non un progetto di pochi ma invece uno del territorio che sappia coinvolgerlo e responsabilizzarlo.
L’ho già detto: ho appoggiato fiducioso e senza remore il sindaco quando ha proposto in Varese Europea (in una logica quindi di area) di allestire culturalmente con opere di arte contemporaneala Viadel Monte Tre croci. Pensava egli con lungimiranza di coinvolgere artisti capaci di magnificare i particolari di un territorio pieno di scorci di alto valore, sotto la guida, esperta e dotta, di Giuseppe Panza di Biumo. Ho appellato quali miopi coloro che si sono dimostrati contrari, per partito preso alla sua posizione. Questa era ed è la strada giusta da percorrere senza remore. La strada di cercare collegamenti tra le preziosità della città. La realizzazione di una simile opera sarebbe non solo possibile ma molto conveniente per poter garantire un futuro roseo alla città e alla sua montagna. Sarebbe un vero e proprio treno capace di guardare molto lontano. E i treni con queste caratteristiche non dobbiamo aver paura di prenderli. Fermeremmo altrimenti ogni possibilità di sviluppo della città e una suddivisione degli impegni anche economici dei numerosi enti che sono al di fuori del palazzo.
Dico di più: la politica lungimirante e aperta al territorio non deve avere paura di fare delle scelte. Questo non è il caso del parcheggio alla Prima Cappella. Non è il caso del parcheggio in villa Augusta. Non è il caso dell’albergo a Capolago. Non è il caso del castello di Belforte, della caserma Garibaldi, lasciati crollare. Sono questi i treni su cui non salire e che sono sinonimo di rovine e non certo di valorizzazioni.
I mezzi di movimentazione delle persone per la montagna varesina non vanno individuati attraverso una scelta preordinata come è stato. Per fare tutto questo occorre darsi da fare e lavorare incessantemente. Sono pratiche impegnative e che fuoriescono da un semplice risolvere le questioni con decisioni di pochi scevre di una costruzione ampiamente partecipata.
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