Si è tenuto, nell’ambito della manifestazione gaviratese Giugno Sport, un incontro con il filosofo ucraino Alexandr Filonenko, che ha parlato dei recenti avvenimenti di piazza Maidan, all’origine di uno sconvolgimento politico che sta segnando l’Ucraina e con essa l’Europa tutta.
Ma che cosa è accaduto a Kiev nei mesi scorsi?
Le proteste s’erano iniziate nel dicembre scorso, quando il governo ucraino guidato da Viktor Yanukovich aveva all’ultimo momento deciso di fare marcia indietro rispetto al programma di adesione dell’Ucraina alla Unione Europea, che era stato in precedenza avviato.
Così decine di migliaia di manifestanti, per lo più giovani, si erano radunati per protestare contro le decisioni del governo. È successo poi che il tentativo della polizia di soffocare con la violenza una manifestazione pacifica, ha innescato qualcosa di totalmente inaspettato. Ai manifestanti di piazza Maidan se sono aggiunti tanti altri, provenienti dalla capitale ma anche da altre città e regioni, gente comune, uomini e donne, studenti, professionisti, religiosi di diverse chiese e confessioni.
Per mesi hanno resistito, nel freddo dell’inverno ucraino, nella grande piazza al centro di Kiev, dove sono arrivati a radunarsi fino a un milione e mezzo di persone. Non si trattava dei militanti di un partito politico, non avevano un leader da sostenere, non erano più neanche solo filoeuropeisti: era un popolo che stava facendo esperienza della propria dignità e libertà e che aveva vinto la paura.
Che cosa ha mosso quel popolo?
Alexandr Filonenko non ha dubbi: si è trattato di un movimento cristiano; il popolo radunato in piazza Maidan intorno alle sue guide spirituali stava facendo quella esperienza che descrive San Paolo nella lettera ai Romani: “Noi ci vantiamo dunque anche nelle tribolazioni, ben sapendo che la tribolazione produce la pazienza, la pazienza una virtù provata è la virtù provata la speranza”.
In uno dei momenti più drammatici di quei mesi, quando la polizia aveva deciso di sferrare l’attacco finale ai manifestanti, tre monaci con le loro icone si sono frapposti tra gli agenti e i manifestanti, rimanendo a pregare per dodici ore al freddo ed hanno così, con la loro presenza, impedito la carica.
Poi il 22 febbraio il colpo di scena: Yanukovich è fuggito e il governo è caduto, così il parlamento ha indetto nuove elezioni, che si sono tenute il 25 maggio scorso. La propaganda russa ha cercato di gettare il discredito sul movimento di piazza Maidan, affermando che si è trattato di un movimento guidato dai neofascisti e paventando una Ucraina ostaggio di partiti di estrema destra e tale tesi è stata ripresa anche da alcuni media occidentali.
Niente di più lontano dalla realtà, ha affermato Filonenko, che ha ricordato che i due partiti bollati come “neofascisti” hanno preso alle elezioni, sommati insieme, meno del 2% e che colui che è risultato eletto presidente al primo turno, Petro Poroshenko, ha ottenuto più del 50% dei suffragi anche nelle regioni orientali considerate filorusse.
La possibilità di ascoltare, su una vicenda così importante come quella Ucraina, la testimonianza di Filonenko mi ha rimesso davanti agli occhi la verità di quello che ha scritto Vaklav Havel nel libro “Il potere dei senza potere”: “Le forze che muovono la storia sono le stesse che rendono felice il cuore dell’uomo”. Una chiave di lettura sicuramente più intelligente di ciò che avviene nel mondo rispetto a tutte le possibili teorie politiche e a tutte le più scaltre dietrologie: per capirlo basterebbe guardare con sincerità a se stessi.
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