Non stava attraversando un periodo particolarmente fortunato Gianmarco Pozzecco all’epoca del suo primo approdo a Varese. Il mercato non gli perdonava le sue “esuberanze” cestistiche e – se si vuole – anche caratteriali (ma, soprattutto, le prime). Ne derivò un discreto disinteresse verso il giocatore preso in considerazione da Varese non senza qualche perplessità soffocata, peraltro, da motivi economici che – tutto sommato – rendevano consigliabile l’esperimento.
Le sue “improvvisazioni” tecniche non sempre furono apprezzate dall’allenatore di quel momento che non mancò di avere anche qualche frizione con il giocatore. “Pretendo solo – diceva il coach Dodo Rusconi – che lui tenga presente che il basket ha delle regole e che vanno rispettate. Nessuno mette in discussione le sue doti per esempio di possesso di ottimi fondamentali ma in campo le regole vengono prima di tutto lasciando da parte evoluzioni a tratti completamente inutili”. Erano, insomma, quelle che mandavano in visibilio il pubblico ma che, in effetti, potevano anche sembrare controproducenti.
Quelle, per intenderci, che sarebbero invece, state accettate da Nello Paratore allenatore dei giovani azzurri che, facendomi un raffronto – nel corso di un allenamento della “giovanile” a Varese – tra il nostro Pucci Galli e Zollia mi diceva: “Vede, Galli sbaglia troppo poco. Quell’altro, invece, è un giocatore da ‘circo equestre’: mi potrà anche far perdere una partita ma con le sue invenzioni, spesso tecnicamente inaccettabili, mi può togliere dagli impicci facendomi anche vincere”. Così riferendosi, per contrapposizione, al gioco geometrico e super controllato di Galli.
Evidentemente Recalcati fu più “paratoriano” che “rusconiano” quando, arrivato sulla panchina bianco-rossa, fu del tutto soddisfatto del rendimento di Pozzecco che, peraltro, continuò ad incappare in qualche difficoltà anche dopo la partenza da Varese nei vari suoi passaggi addirittura arrivando al punto da irritare la suscettibilità di Tanjevic che lo escluse dalla nazionale vincitrice degli europei.
Nel giocatore c’era, sicuramente, qualche esuberanza caratteriale e tecnica. Vedremo, ora, all’opera l’allenatore. A suo tempo Varese gli portò bene. Speriamo che la cosa si ripeta. Il basket varesino ne ha bisogno.
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