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Politica

IL BIPOLARISMO UNIFORMATO

CAMILLO MASSIMO FIORI - 24/12/2011

 

Nei Musei Vaticani c’è un quadro di Raffaello, “la scuola di Atene”, che raffigura i due sommi filosofi della Grecia classica: Platone appare con l’indice della mano destra rivolto al cielo per indicare che c’è un ordine naturale il cui modello deve informare (con il metodo deduttivo, applicando i principi universali ai casi particolari) anche la società terrena; il suo allievo Aristotele punta invece la sua mano a terra per significare che il bene comune deve essere costruito (con il metodo induttivo, cioè dal particolare all’universale) dall’impegno umano.

Da sempre la scena viene percepita come l’illustrazione delle due più antiche “categorie”, cioè concezioni, della politica che deriva appunto dalla “polis” ateniese.

La “destra” ritiene che la società è precedente ad ogni mediazione culturale e rispecchi “le cose come sono”; la “sinistra” invece sostiene che la natura debba essere corretta, tenuta a freno, rimodellata; “laissez faire, laissez passer, le monde va da lui mème” è il motto della destra, mentre la sinistra è “in-naturale” perché richiede impegno, sforzo, solidarietà, fatica.

Questa distinzione, al netto dalle contaminazioni degli opposti totalitarismi del Novecento, è ancora valida?

In effetti la neo-destra appare moderna, affabile, “trendy”; al contrario della sinistra che è percepita come antica e uggiosa. Nella realtà la sinistra esige elaborazione culturale e organizzazione collettiva, la neo-destra invece è stile di vita e di consumo; sono due visioni non immediatamente comparabili.

Il paradosso politico attuale è che il neo-liberismo, con i mercati finanziari senza regole, è all’origine della gravissima crisi economica mondiale ma l’elettorato, anziché volgersi alla sinistra che storicamente ha tagliato le unghie al capitalismo con il “Welfare State”, continua a preferire la destra che ritiene più affidabile anche quando si presenta con caratteri marcatamente razzisti.

Con la personalizzazione della politica che ha messo il leader al posto del progetto, la comunicazione invece del programma, l’apparizione televisiva in sostituzione dell’analisi e della elaborazione culturale, i partiti appaiono tutti uguali oltre che troppo numerosi.

I filosofi dell’Ottocento (Marx e Nietzsche) avevano scoperto il potere delle idee sulle masse: sono le idee che determinano le convinzioni, le motivazioni, i comportamenti; oggi è diventato evidente altresì il potere dei “media” sulle idee e il loro condizionamento culturale del pubblico.

La cultura si plasma meglio rispetto ad ogni altra attività umana: governando i gusti, i piaceri, i consumi, i desideri, gli svaghi della gente, formandone le rappresentazioni, le convinzioni, le passioni e le immagini.

Da qui e non dai principi, dai valori e dall’etica nascono le idee e le scelte politiche.

È un fenomeno nuovo che prima della globalizzazione non c’era; si è scoperto il potere di manipolare le idee senza bisogno di ricorrere a coercizione in funzione di comportamenti etero diretti.

Le persone sono estremamente concentrate sul presente, la priorità è l’avere non l’essere; indebolitasi la percezione del futuro gli ideali vengono travolti dal desiderio compulsivo del consumo; la folla continuamente sollecitata da movimenti egocentrici è portata ad abbracciare i presupposti della destra:

l’individuo viene prima della società, la proprietà privata è inviolabile, l’individuo è libero di fare ciò che crede meglio, gli altri non devono immischiarsi negli affari dei singoli, le cose di tutti sono dei cittadini (postulato della superiorità del privato sul pubblico).

Viceversa la gente fatica a concentrarsi sugli ideali della sinistra e sui problemi di interesse collettivo.

I principi della sinistra appaiono ostici: tutti gli uomini sono uguali in dignità e devono avere uguali opportunità di partenza, la proprietà privata ha come limite la funzione sociale, il diritto di libertà non deve contrastare il bene comune.

Cambiare la società per renderla più umana e più giusta è sempre stato un compito difficile e la posizione di sinistra è intrinsecamente fragile perché va contro gli istinti primordiali degli individui. Nelle società pauperistiche del passato la sinistra possedeva “la chiave del futuro”, cioè la speranza di un mondo migliore che mobilitava le forze vitali della comunità.

È tuttavia paradossale che, oggi, la sinistra “comunitaria” si sia fatta paladina dei diritti individuali che sono spesso desideri soggettivi, mentre la destra “individualista” usa disinvoltamente le politiche di intervento statale a prevalente beneficio dei ceti abbienti.

Nella società affluente di oggi i valori spirituali hanno perso terreno rispetto ai vantaggi materiali: salute, svago, consumo, vacanze, spettacoli.

Per cambiare la politica e la società occorre il coraggio di rifiutare il determinismo neo –liberista ed è necessaria una visione del mondo, della vita, della persona, del bene collettivo che configurano una terza categoria della politica: il “centro” che si ispira ad una concezione spirituale e religiosa declinata laicamente perseguita come innovazione e discontinuità rispetto al passato.

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