Facciamo come la Svizzera. Anzi, no. Facciamo all’italiana, anche noi (voi) che dell’Italia ci sentiamo (vi sentite) parte obbligata ma non entusiasta. La Lega varesina, assieme ai sodali del governo locale di centrodestra (Forza Italia ed NCD) con l’aggiunta dell’UDC, respinge l’idea del referendum sul parcheggio alla Prima Cappella. Decisioni già prese, troppi costi, precetti burocratici: l’insieme dà vita al rifiuto. Ma la decisione è politica. Se si voleva, il referendum si faceva. Invece s’ignorano seimila firme, una protesta che va ben oltre questa soglia, il buonsenso che appartiene alla gente comune. Tutti han capito che l’opera è dispendiosissima, servirà a nulla, complicherà invece che semplificare l’accesso al Sacro Monte. Per non dire della funicolare, già oggi semiabbandonata e che lo diverrà del tutto. Ce n’era abbastanza per pigiare sul freno, fermarsi, ammettere: forse avete ragione voi, cari cittadini, meglio rivedere il progetto.
Invece no. La richiesta popolare è stata percepita come iniziativa strumentale, indirizzata ad affossare questa municipalità, a favorirne l’anticipato ricambio, a far emergere alcune forze politiche a discapito di altre. Un errore grave di comprensione, che indica specialmente l’assenza di spirito pratico, ciò che dovrebbe permeare chi amministra per conto d’una comunità. Figuriamoci poi a Varese, dove del pragmatismo si fa una religione: l’errore diventa gravissimo. Non facilmente rimediabile, quando si tornerà a votare. A proposito: le defezioni di Forza Italia, al momento del verdetto di Palazzo Estense sul park, la raccontano lunga sul respiro corto della maggioranza di Fontana.
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Il PD annunzia di volersi preparare seriamente per la conquista del capoluogo. Sarebbe l’ora. Nelle ultime tornate amministrative la scelta del candidato sindaco avvenne sempre in extremis, tra dubbi vari, consultazioni affannate, incertezza di prospettiva. Stavolta tira un vento diverso. Il risultato delle europee incoraggia l’ottimismo, ma senza idee chiare, impulso pratico e tempismo decisionale il rischio per i democrats è di mancare un’occasione che potrebbe rivelarsi storica: vincere nella culla della Lega e strappare la città al centrodestra dopo non essere mai riusciti nell’impresa.
Il problema è però su chi puntare: personalità esperte e dal lungo corso istituzionale (Marantelli, Adamoli) o figure nuove, senza o con pochi trascorsi nel ramo pubblico e tuttavia capaci di muovere al consenso in virtù della loro freschezza? La segreteria provinciale del partito segnala la volontà di cambiare, e insieme di scovare un nome che sia rappresentativo della sinistra cogliendo al contempo alcune istanze di destra. Un riformista moderato, insomma. Se così fosse, si allargherebbe il cerchio della possibile alleanza sul territorio: oltre che coinvolgere una lista civica (tipo Varese&Luisa del 2011), il PD avrebbe chances d’agganciare chi volesse distaccarsi dai partiti tradizionali del leghismo-berlusconismo. Nell’NCD, in particolare, le antenne sono alzate per cogliere interessanti disponibilità. Uno stravolgimento delle odierne intese non sarebbe una sorpresa, ma la conferma che nulla come la politica ne sa proporre di capaci d’andare oltre la più bizzarra delle fantasie.
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Per l’ex caserma ricominciamo ab ovo. Il Comune l’acquistò dallo Stato, e adesso gliela vorrebbe idealmente rivendere (disfesciare, si traduce in bosino) perché si prenda la responsabilità di sceglierne il destino. Fontana dice a Renzi: siccome annunzi di voler aiutare gli enti locali nel recupero di manufatti simili a quello capitatoci in sorte, eccoci pronti a collaborare. Prima fai tu e poi faremo noi. Da una parte si capisce l’appello del sindaco: la burocrazia delle soprintendenze sta rallentando i tempi decisionali su che cosa abbattere del fortilizio, come e quando. Ma dall’altro no: perché si sono aspettati i giorni dei crolli per dare l’accelerata (accordo di programma sul futuro di piazza Repubblica, e finanziamento regionale) che si sarebbe rivelata opportuna anni addietro? Un attendismo incomprensibile.
Nel frattempo i disagi attorno alle obsolete mura restano, e ci sono giorni in cui crescono. Forse sarebbe il caso di rivedere il niet totale alla percorribilità di via Spinelli, provvedimento che obbliga il traffico proveniente da via Bizzozero e diretto in centro al supplizio dell’itinerario San Michele – Sant’Imerio – San Pedrino – Magenta. È davvero improponibile la riapertura d’una corsia di via Spinelli? I pericoli delle conseguenze d’un cedere dell’ex caserma sono così grandi? Ma se le cose stanno così, il problema riguarda anche il flusso d’auto e pedoni all’inizio della via San Michele, che per forza di cose (evitare la paralisi della circolazione) rimane transitabile. Ammessa la contraddizione, si dovrebbero ammettere i correttivi.
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