La costituzione pastorale Gaudium et Spes del Concilio Vaticano II (AAS 58, 1966, 1025-1115) si rivolge indistintamente a tutti gli uomini all’insegna di una antropologia personalista e teologica, che mette al centro la dimensione spirituale inerente all’uomo. Questi conquista la verità anche nel mondo contemporaneo caratterizzato da profondi mutamenti, che progressivamente si estendono a tutto l’universo, solo alla luce della Rivelazione nel mistero del Verbo incarnato e la sua vocazione implica uno sviluppo integrale, che lo impegna anche sul piano temporale.
Non si può ammettere una dissociazione tra fede e vita quotidiana e il progresso può condurci per un verso alla vera felicità, per l’altro costituire uno strumento di peccato. L’uomo in questa visione diventa con-creatore della creazione che Dio gli affida, assicurandogli comunque una piena autonomia del pensare, del volere, del fare, avendo come scopo primario la realizzazione del Regno di Dio e la fraternità universale, il bene comune nella più vasta accezione. Nessuna opposizione fra i prodotti dell’ingegno e della potenza umana e Dio.
Il capitolo terzo si occupa più propriamente della vita sotto l’aspetto economico-sociale. L’economia contemporanea si caratterizza per il dominio crescente dell’uomo sulla natura, per l’intensificarsi dell’interdipendenza fra cittadini, gruppi e popoli, per l’intervento più intenso dei pubblici poteri. Purtroppo per non pochi uomini quasi tutta la vita personale e sociale viene penetrata da una mentalità meccanicistica, con aggravamento troppo spesso delle disparità sociali. Conseguentemente si richiedono molte riforme nelle strutture. Lo sviluppo economico deve essere al servizio dell’uomo, di tutto l’uomo e di tutti gli uomini, sotto il loro controllo,per fare scomparire le ingenti disparità. Bisogna tenere conto delle necessità dell’uomo integralmente considerato nell’ordine materiale e in quello delle sue esigenze per la vita intellettuale, morale, spirituale e religiosa, a prescindere da qualsiasi razza o zona del mondo.
Quanto all’emigrazione giustizia ed equità richiedono sia da eliminare accuratamente ogni discriminazione nelle condizioni di remunerazione e di lavoro. Siano accolti come persone e non semplicemente come puri strumenti di produzione. Si creino però, per quanto possibile, occasioni di lavoro nelle proprie zone (n. 66b).
Il lavoro umano è di valore superiore agli altri elementi della vita economica, poiché questi hanno solo natura di mezzo. Esso procede immediatamente dalla persona, la quale imprime nella natura quasi il suo sigillo e la sottomette alla sua volontà. Per fede, offrendo a Dio il proprio lavoro, l’uomo si associa all’opera stessa redentiva di Cristo. Di qui il dovere di lavorare fedelmente e il diritto al lavoro, remunerato in modo tale da garantire al singolo e alla sua famiglia una vita dignitosa.
Occorre adattare tutto il processo produttivo alle esigenze della persona e alle sue forme di vita. Ai lavoratori va assicurata inoltre la possibilità di sviluppare le loro qualità e di esprimere la loro personalità nell’esercizio stesso del lavoro, con sufficiente riposo e tempo libero,che permetta loro di curare la vita familiare, culturale e religiosa (n. 67 a-b). Salva la necessaria unità di direzione dell’impresa, va promossa, in forme da determinarsi in modo adeguato, l’attiva partecipazione di tutti alla vita dell’impresa. I lavoratori siano parte attiva anche nelle scelte che si fanno in istituzioni di ordine più elevato, ove si prendono le decisioni sulla condizioni generali economiche e sociali, direttamente o per mezzo di rappresentanti liberamente eletti (n. 68 a).
Tra i diritti fondamentali dei lavoratori bisogna annoverare quello di fondare liberamente le proprie associazioni. In caso di conflitti economico-sociali si deve fare ogni sforzo per raggiungere una soluzione pacifica. Lo sciopero può tuttavia rimanere anche nelle circostanze odierne un mezzo necessario, benché estremo.
Quanto ai beni della terra e alla loro destinazione a tutti gli uomini, quali che siano le forme concrete della proprietà, adattate alle legittime istituzioni dei popoli, si deve sempre ottemperare alla destinazione universale dei beni. Quanto agli investimenti, devono contribuire ad assicurare possibilità di lavoro e reddito sufficiente tanto alla popolazione attiva di oggi, quanto a quella futura. Coloro che sono economicamente deboli non soffrano ingiusto danno dai mutamenti di valore della moneta (n. 70 b).
Si insiste sulla necessità di rendere possibile a tutti la proprietà. E non ci si riferisce soltanto alla proprietà dei beni materiali, ma altresì dei beni immateriali, come sono ad esempio le capacità professionali. Un caso particolare di possibile trasferimento alla proprietà pubblica si verifica nel caso del latifondo. In caso di espropriazione l’indennizzo deve essere calcolato secondo equità, tenendo conto di tutte le circostanze ( n. 71 f). Compenetri la vita dei cristiani, individuale e sociale, lo spirito delle Beatitudini, specialmente lo spirito di povertà. Questo il contributo di una Chiesa che ha molto ricevuto “dalla storia e dallo sviluppo del genere umano” (n. 44 a).
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