Da quasi vent’anni, da quando la crisi di tangentopoli spazzò le vecchie infrastrutture politiche presenti e operanti sul nostro territorio, mi chiedo cosa è cambiato in questa realtà urbana. Come luogo di vita organizzato, consapevole delle necessità di progetto, di solidarietà attiva, di segni che ci aiutino lungo un percorso che dobbiamo ancora insieme definire.
La città reale è assai più grande, anche se più compatta tra Induno e Malnate, e la mia è solo, forse, una provocazione. Siamo addirittura più di centocinquantamila abitanti, in un tessuto anche disperso, dalla Valceresio a Gavirate ai centri vicini al nostro lago e dell’antico Seprio.
Non abbiamo attivato quei reciproci rapporti che sarebbe ragionevole attivare per la loro rilevanza sociale ed economica. Per la qualità del nostro vivere, per il piccolo mondo nostro che dovremo lasciare a chi ci seguirà.
Abbiamo avuto molto dal passato, dalla nostra storia. Una storia di bellezza ma anche di grandi errori, di contraddizioni, in uno scenario, la nostra natura, il nostro paesaggio amati, desiderati, invidiati.
Anche con abbandoni, come, testimone stupefatto, è il grande albergo Campo dei Fiori.
Di quali energie culturali possiamo disporre? Perché queste sole possono essere il nostro riferimento, la nostra forza per il nostro rilancio civile, la nostra salvezza futura.
Il nostro impegno ‘politico’. La politica reale si fa qui, in questa nostra città. Con la partecipazione di ciascuno. Si deve affrontare la frantumazione esistente smettendola con i Piani di Governo del Territorio (PGT) gelosamente comunali, che guardano prevalentemente alle quantità, ai metri cubi realizzabili, e non affrontano sufficientemente la qualità degli abitati, la inaccettabilità del traffico veicolare così come è oggi con il suo inquinamento, la sua prepotenza, la sua offesa alla vita di relazione, le vittime, purtroppo, che provoca.
Non si progetta a sufficienza la pedonalità protetta, la ciclabilità salvaguardata, il verde pubblico connesso con i percorsi fra i luoghi dell’incontro e dei significati sociali. Perché non si parla ampiamente e pubblicamente dei progetti della città articolata che è nostra, di tutti?
Non sarà certo la ferrovia Stabio-Arcisate a cambiarci la vita ma sarà utile la trasformazione in rete metropolitana della ferrovie esistenti che risalgono senza novità all’Ottocento: realizzando nuove fermate e parcheggi esterni al Capoluogo che ridurrebbero la veicolarità, un maggiore utilizzo dei mezzi pubblici, una vita migliore.
Erano progetti degli inizi degli anni ’90 del secolo scorso proposti per Varese nell’abbozzo del Piano Regolatore. Varese, oggi, inspiegabilmente, attende ancora la presentazione degli orientamenti preliminari del PGT. I più piccoli Comuni dell’Area varesina stanno provvedendo, o hanno provveduto, senza concertazione (ma perché la Provincia non è sufficientemente attiva per questa necessità?) al loro PGT.
Ma le due presenze dimensionalmente più rilevanti, Induno e Malnate, possono assumere iniziative incidenti anche sul Capoluogo, invocando la necessità di collaborazione.
Il Comune di Induno ha avviato da tempo il suo PGT ma mancano informazioni sul suo stato di elaborazione: Il Comune di Malnate sta avviando la revisione del suo PGT vigente.
Da questi due Comuni e dalle loro compagini amministrative, che hanno mostrato sensibilità su questi temi, è illusorio attendere qualche novità?
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