“Orbene, che fine ha fatto il tuo elettore liquido? C’è stata una perdita, è evaporato, è andato al mare e ci è caduto dentro? L’elettore gassoso è ancora più divertente, in fondo il liquido è prevedibile, scivola inevitabilmente verso il basso; invece, spinti dal venticello del cambiamento i gassosi se ne sono andati in direzioni imprevedibili, senza risparmiare nessuno, a Livorno come a Pavia, a Civitavecchia come a Perugia o a Padova. Solo De Mita viene eletto sindaco di Nusco con oltre l’ottanta per cento, quasi come i suoi 86 anni, tra cinque anni il cento per cento.”
“La classe non è acqua e non si scioglie con l’età – tento di replicare ai lazzi di Sebastiano, che deride il fallimento di tante mie previsioni sui ballottaggi – Guarda Napolitano! E non chiamarlo ‘usato sicuro’. Con questi chiari di luna è meglio non mettergli scadenze, Un anno fa ha già passato la revisione. Sai, rispetto ai modelli più recenti, che sembrano spaccare il mondo in velocità, è più bravo a frenare e a prendere le curve.”
“Stai per lanciare un altro bel paradosso: il rinnovamento viene dai vec… chiedo scusa, dai diversamente giovani! Stai per caso pensando a Zamberletti come sindaco di Varese? Il fondatore della Protezione civile per rimettere in piedi la caserma Garibaldi, il Sacro Monte, la Prima Cappella devastata dalle mine, il lago ancora inquinato, il raccordo autostradale lasciato a metà, l’Arcisate – Stabio incompiuta, la Pedemontana chissà… Mica male come idea, lo vedo pure bello vispo… ma… i leghisti lo voterebbero? Mi pare che votino solo i loro candidati, vedi la diversa sorte di Bitonci a Padova e di Cattaneo a Pavia. Ma poi lui accetterebbe? I suoi angeli custodi, Cossiga e Monsignor Macchi, gli manderebbero benedizioni dal cielo o non, piuttosto, qualche segnale avverso?”.
“Questa è proprio un’idea tua, di cui io non mi prendo alcuna paternità. Purtroppo non si tratta di capacità o di contenuti progettuali, ma di immagine. Anzi, cerco di approfondire il concetto di “Elettore Liquido”, che tu amabilmente metti alla berlina. È liquido non perché sia più libero, non essendo ancorato ad una appartenenza, vuoi di ideali, vuoi di classe sociale, ma per l’incapacità di resistere alla tentazione di prendere la scorciatoia della reattività: la colpa è sempre di chi governa, a Roma o al paesello. Tutto oggi ci impone reattività: dalla comunicazione di massa dei giornali e della televisione, che hanno bisogno di audience per vendere pubblicità, cioè per vivere, e quindi usano dello scandalo per suscitare interesse, ai social network, che sono costituiti esclusivamente da reazioni istintive, sempre esasperate, talvolta distruttive. L’elettore medio diventa una specie di cane pavloviano, che reagisce in modo univoco allo stimolo…”.
“Di che cane parli?”
“Pavlov, un fisiologo e psicologo russo, molti decenni fa, voleva provare certi assunti materialistici e si era inventato di associare ad un particolare segnale, per esempio l’accendersi di una luce, il momento della somministrazione del cibo ad un cane da esperimento, rilevando che, dopo un certo tempo, le reazioni naturali, per esempio la secrezione dei succhi gastrici, comparivano anche solo in presenza dello stimolo associato e non della reale somministrazione del cibo. All’elettore liquido capita una cosa simile: riceve uno stimolo forte e apparente univoco: ‘si deve cambiare’ e quindi si adegua, vota per il cambiamento o almeno non difende più la precedente scelta, scivolando nell’astensione. Questo spiega come la reattività sia andata in direzioni opposte, sia contro la destra, sia contro la sinistra, facendo crollare le presunte roccheforti dell’una e dell’altra. È altrettanto naturale che non sia stato da ciò beneficiato il centro, perché non appariva portatore di cambiamento, ma di ogni possibile continuità. Un elettore pavloviano non poteva mantenere insieme il sostegno al governo con la prospettiva di un ritorno all’alleanza di centro-destra. Appariva non solo una contraddizione politica, che poteva anche essere spiegata, ma una contraddizione psico-logica (sic) inconcepibile. Pur combattendosi aspramente, Renzi e Grillo hanno veicolato lo stesso messaggio, quello del cambiamento e hanno messo fuori gioco tutti gli altri.”
“Avrai anche ragione, ma se pensi di fare politica cominciando a dare del cane, pure pavloviano, agli elettori, ti sbagli di grosso, gli devi lisciare il pelo!”
“Tranquillo! Non ho proprio questa tentazione. Ho già dato! Voglio solo rimarcare quanto sia diventato difficile, quindi ancora più necessario, che la politica si confronti con progetti realistici e insieme con una speranza di verità, più grande di ogni opportunismo e di ogni rancorosa reazione”.
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