Sarebbe veramente un peccato se vedessimo questo Natale solo come il “Natale della crisi”, il Natale dell’austerità obbligata dalla manovra economica e del taglio forzoso delle spese e dei consumi, un Natale in fondo triste perché troppo segnato dall’angosciosa percezione di ristrettezze destinate a colpire il nostro prossimo futuro. Intendiamoci, nel richiamo ad una certa sobrietà e alla solidarietà con chi è più colpito dalla crisi c’è un grande valore di recupero dell’essenzialità dell’evento di Gesù, che nasce povero di mezzi materiali e dotato solo dell’affetto della sua famiglia; ma bisogna evitare che la giusta inquietudine del presente prenda il sopravvento sulla bellezza dell’iniziativa di Dio, che è il vero significato del Natale come evento da cui inizia la salvezza di tutta l’umanità. Festeggiamo, infatti, non il lusso dei consumi o la diminuzione dei nostri mezzi economici, ma la presenza fisica del “Dio-con-noi”, capace di rispondere alle nostre domande di Verità e di Bene. Per questo siamo felici che il Signore venga aspettandolo in vigile letizia, senza cedere al sottile masochismo di dire che sono belli anche i sacrifici più pesanti solo perché inevitabilmente esigiti dalle circostanze, ma ridimensionando al tempo stesso il pessimismo che ci assale e che ci fa sentire solo più poveri di risorse.
Il dono di Dio è più grande di ogni aspettativa, proprio perché il suo venire tra noi non ci schiaccia ma esalta la certezza ragionevole che la realtà è “positiva”, perché ci sfida a scoprire le possibilità migliori della nostra vocazione personale e a valorizzare la bontà di tutto ciò che esiste. Gesù continua a venire e non ci abbandona nella disperazione, sia che navighiamo nel benessere economico, sia che ci sentiamo costretti ad arretrare nella disponibilità di beni. Così il Natale ci insegna che non sono le cose a determinarci, ma piuttosto la posizione del cuore chiamato a risvegliarsi dal torpore del già saputo, così come è accaduto ai pastori chiamati ad andare a vedere la bellezza della nascita di un Bimbo.
La novità che ci fa guardare tutto con uno sguardo nuovo è nel fatto che la divinità si è impressa per sempre dentro l’umanità, come amavano dire i Padri della Chiesa: “Dio si è incamminato verso di noi”, ha detto l’anno scorso Benedetto XVI, ma “da soli non potremmo giungere sino a Lui. Egli ci viene incontro e ha percorso la parte più lunga del cammino”, coinvolgendosi pienamente con noi nel modo più bello che si potesse immaginare, come ha poeticamente descritto Efrem il Siro in un suo splendido inno natalizio:
“Per non sconvolgere con la sua grandezza quanti lo avrebbero incontrato si fece piccolo entro un seno di donna poi, come un seme nel nostro giardino o un piccolo raggio per la nostra pupilla sorse, si diffuse e riempì il mondo”.Qui sta la ragione della nostra letizia, che nessuno ci potrà mai togliere: ed è per questo nuovo inizio che ci auguriamo con leale sincerità un buon Natale.
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