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Opinioni

“TUTTE LE PROSPETTIVE CAMBIANO”

ANNA MARIA BOTTELLI - 06/06/2014

Ho letto con attenzione l’articolo di Maniglio Botti sull’Ospedale Gaslini di Genova e la ricchezza che si fa solidarietà. Conosco indirettamente il giornalista attraverso un lontano passato, sempre dal risvolto ospedaliero. Apprendevo allora i primi rudimenti della medicina, a cavallo degli anni ’60-’70, proprio nel reparto di Geriatria (poi mi sono specializzata in Pediatria!) dove prestava servizio il signor Vittorio Botti, padre di Maniglio. Sempre sorridente, accogliente e disponibile con tutti, mentre mi parlava con orgoglio del figlio impegnato negli studi, i suoi occhi si illuminavano, proiettati verso la realizzazione di un sogno e di una carriera da indirizzare e sostenere. Ciò che è stato ambito,  mi pare proprio sia stato degnamente raggiunto: il desiderio del padre ben onorato dal figlio.

Tornando al suo scritto, non desidero entrare nel merito delle sue riflessioni politiche – potere, ambizione, ricchezze, eccetera che peraltro condivido – ma solo esprimere qualche riflessione sul grande Gaslini (sia in quanto meritevolissimo Ospedale dei bambini, che in quanto cognome di una famiglia che colpita da un dramma ha saputo trasformare la sofferenza in un’opera meravigliosa). Conosco la Clinica Pediatrica genovese dai tempi della mia frequentazione della Clinica Pediatrica di Pavia; un garbato ancorché costruttivo confronto  tra le due pediatrie, che non hanno mai espresso rivalità ma collaborazione  – in anni in cui la medicina ha fatto passi da gigante – ha permesso ad entrambe le Cliniche di essere degni punti di riferimento in ogni settore della pediatria per numerosissimi bambini provenienti da ogni dove.

Mi dispiace per ciò che sta vivendo la famiglia di Botti, immagino per un parente prossimo piccolo, ma sono certa che la preparazione dei miei colleghi “gasliniani” unita a una tradizione di umanità e di sapiente accoglienza avranno reso o renderanno più  sopportabile la degenza. È ovvio che quando il cuore e la mente sono impegnati altrove, in una cameretta sì con tanti comfort, ma pur sempre d’ospedale dove ansia, timore di eventi avversi, fenomeni dai contorni imponderabili, rendono il quotidiano più fragile “tutte le prospettive cambiano” e anche il teatrino della politica passa in secondo ordine. Anche tante altre cose passano in secondo ordine quando la malattia bussa alla porta: importante è trovarne un’altra  che si apra con accoglienza e competenza.

Sperando che tutto si risolva per il meglio, vorrei ringraziare per le sue parole di comprensione Maniglio Botti a nome non solo dei chirurghi che trascorrono ore e ore in sala operatoria, ma anche di tutti noi medici spesso incompresi o imprigionati nel calderone della “malasanità”. Oggigiorno le persone impegnate nello sport, nello spettacolo o in politica vengono paradossalmente più apprezzate rispetto ai medici-chirurghi e  innalzate sugli altari di una valorizzazione eccessiva del loro operato, con compensi a mio giudizio sproporzionati, rispetto appunto alla mia categoria, la cui “mission” non si disgiunge mai dal costante impegno e dal quello spirito di sacrificio che non conosce orari o festività. Nessun ringraziamento è tuttavia più appagante del sorriso di un bimbo malato che passo passo va migliorando:  lo sguardo  di un lattante non più velato dalla sofferenza ci trasmette, attraverso la sua anima, quel compenso che non ha prezzo e che, anche nel nostro spesso difficile quotidiano, ci insegna a guardare il futuro con speranza, insieme ai genitori e a  tutti i parenti.

La nostra vera soddisfazione non è solo la gratitudine espressa con le parole dai grandi, ma sono i gesti semplici, spontanei, innocenti appunto, che solo il mondo dell’infanzia sa esprimere: se l’adulto, come suggerisce Janusz Korczak (autore di “Come amare il bambino”), imparasse  ad “abbassarsi all’altezza di un bambino”, non avrebbe  bisogno di strumenti particolari… gli basterebbe semplicemente mettersi in ascolto attraverso quella  relazione unica che sa trasmettere lo stupore  e la meraviglia. Per noi che curiamo i bambini, questa è la vera gratificazione: saper cogliere i bisogni al di là delle parole. Augurandoci tutti che nel mondo tanti altri Gaslini sappiano costruire ospedali veri, ricchi di umanità oltre che di competenze, esprimo la mia solidarietà alla famiglia Botti e auspico per tutti loro serenità e salute.

 

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