Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Attualità

SOTTO LA STELLA DELL’ACCOGLIENZA

LUISA NEGRI - 24/12/2011

 

Un’ombra s’allunga su questo fine dicembre che chiude un anno di difficoltà. Un’ombra che sembra voler contrastare ciò che è l’essenza, l’anima del Natale: la sua luce. Non quella che illumina lo zaffiro del cielo mattutino, o che indugia a fine giornata in accesi contrasti d’imperdibili tramonti tra montagne e specchi d’acqua. Ma la Luce che spalanca l’anima alla fiducia, che induce a vedere il bello e il buono, che accende il sogno e avvia i volenterosi sulla strada del bene. È contro queste speranze che l’ombra minaccia di espandere i suoi turbolenti contorni.

È stato, questo 2011, accompagnato da allarmanti voci e segnali, un anno di grandi difficoltà. E non per pochi.

L’anno che verrà, un anno di piena recessione come ormai annunciato, porterà altri amari bocconi. I più amari toccheranno, come capita sempre, alla parte debole della società, quella in cui stanno le persone che maggiormente necessitano di protezione, di difesa e aiuto. Sono come sappiamo i giovani e i vecchi. E tra loro non sono i vecchi i più in pericolo. Gli anni insegnano a far uso di saggezza, pazienza e sacrificio. A soffrire maggiormente sono i giovani. Che hanno davanti un futuro incerto, con la preoccupazione di un carico a tempo indeterminato di difficoltà, di lavoro, di umiliazioni da trangugiare per un minimo di dignitosa sopravvivenza. Che si sentono spinti a tagliare, con le spese, anche le ali ai loro sogni: il sogno di sposarsi e prendere casa, e quello di vedersi attorno dei figli, per dare un senso compiuto alle proprie vite.

Il paradosso di questo inizio millennio, così stupefacente per tanti versi, e che ha dato l’illusione della magia di un intero mondo a portata di mano, è proprio quello di apparire contrassegnato dalla negazione di tante speranze. Persino la tecnologia e la comunicazione, che hanno flirtato fin dalla culla con le vite dei nostri figli, e continuano a farlo offrendo come la lampada di Aladino irrealizzabili promesse, sembrano la facciata di un teatro desolante: il teatro della solitudine.

Le due belle pagine tratte dal libro di Luigi Giavini, che compaiono in questo numero del giornale, riportano all’immagine della Sainte Ravie, la Santa Rapita dell’Historie Sainte della tradizione popolare provenzale, incarnazione di una donna umile, che non parla, ma di lei “parlano le sue mani alzate verso la grotta, la stella , il cielo”. Scrive Giavini che la citata preghiera della santa “ diventa esame di coscienza e richiesta di aiuto per la nostra epoca di non-accoglienza , con versi stupendi: Santa Rapita, / che fosti rapita nel vedere Dio venire al mondo / presso persone arrivate d’altrove quella stessa notte, / insegnaci che per vedere Dio venire al mondo / ci occorre vedere altri prossimi / venire verso di noi, diventare prossimi.”

 Allora perché non dedicare questo Natale 2011, e le speranze del 2012, a tutti i giovani, italiani e stranieri di buona volontà, a quelli che lavorano giorno e notte per portarsi a casa tre soldi, a quelli che macinano chilometri per raggiungere un posto di lavoro o s’inventano cento mestieri per mettere assieme una paga pur avendo due lauree in tasca. Dedichiamolo ancora a quelle coppie, italiane o straniere, che decidono di mettere al mondo un figlio contro ogni difficoltà, perché confidano nel Cielo, oltre che nella personale determinazione.

E dedichiamolo soprattutto alle giovani donne che, pur lavorando per due, accolgono dentro di sé il dono della vita. Perché continuano a credere in quel messaggio di Amore che si è concretizzato nella grotta di Betlemme, duemila anni fa, sotto la stella.

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login