Oggi ringrazio Dio per il ministero cui mi ha chiamato e che svolgo da 40 anni per il bene della Chiesa dalla quale sono stato qui destinato. Posso dire che, nel pellegrinaggio che è la mia vita sacerdotale, ho scoperto la vocazione e ho accettato la missione non scegliendo io il percorso da fare, ma seguendo il cammino che di volta in volta Lui mi ha comunicato, attraverso la voce del Pastore messo a capo della Chiesa di Milano, nella persona dei Cardinali Giovanni Colombo, Carlo Maria Martini, Dionigi Tettamanzi e Angelo Scola.
Sapendo quanto le scelte di Dio siano sovranamente libere e liberanti, ho maturato la convinzione che la più opportuna “pastorale vocazionale” consiste nell’educare, fin da piccoli, all’ascolto, per riconoscere la voce di Dio in mezzo a mille altre voci: la sua parla al cuore di ciascuno e dice sostanzialmente di… “credere all’amore”.
Tra i tanti allettanti inviti a godersi la vita che ricevono i giovani di oggi (e non solo loro), ce n’è uno – quello di Dio – che garantisce la piena realizzazione e la gioia vera nel dono totale di sé per la vita degli altri.
Il disegno che Lui ha su di noi non ci chiede di fare, orgogliosamente, qualcosa che supera le nostre capacità, ma semplicemente di lasciar fare alla sua grazia e di metterci in umiltà e totale fiducia al suo servizio, acconsentendo in tutto al suo volere. Il nostro “Eccomi”, l’”Amen” della nostra fede è il “sì” del nostro amore al suo Amore!
Tutte le vocazioni cristiane dunque sono “storie d’amore”, accolto e corrisposto: ogni cammino infatti comincia con l’atto di affidamento, la decisione di una sequela, l’esperienza del discepolato, per esaurirsi però nella consegna totale di sé. Questo è il pellegrinaggio che ognuno di noi, credendo a Chi ci ama, intraprende liberamente e, per tutto il tempo che ci sarà dato, porta avanti conseguentemente, finché Dio vorrà.
Così è la Chiesa, di cui siamo parte come membra di un unico corpo, in cui ciascuno è per tutti e tutti per ciascuno; dove ognuno è chiamato a dare il proprio contributo e nello stesso tempo è sostenuto dagli altri. In questo reciproco sostegno nessuno è escluso, ma ognuno ha il suo posto e la sua funzione.
Sono lieto che anche la missione da poco iniziata al Sacro Monte mi permetta – forse più delle precedenti – di farmi “compagno di viaggio” di giovani, adulti e anziani, che chiedono di essere aiutati a discernere la volontà di Dio, ma anche di essere sostenuti nel cammino, dato che forti sono le attrattive seducenti, innumerevoli le voci contrarie, provocanti i messaggi mediatici, profonde le ferite subite e i disagi già provati…
Mi consola e mi incoraggia la parola di papa Francesco che così attualizza il Vangelo: “Il sacerdote è chiamato ad essere il buon pastore che va in cerca delle novantanove pecorelle smarrite, che non sono solo i “lontani” da evangelizzare, ma molto spesso i “chiamati” da ritrovare”.
Del resto l’avevo chiesto già in occasione della prima Messa, riportando una frase di Sant’Agostino sull’immagine-ricordo: “Mi conceda il Signore, per l’aiuto delle vostre preghiere, di essere ora e di perseverare sino alla fine come mi desiderate voi tutti che mi volete bene e come mi desidera Colui che mi chiamò nel ministero”. Vale anche oggi!
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