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In Pellegrinaggio

PATERNITÀ E MATERNITÀ SPIRITUALE

Don ERMINIO VILLA - 30/05/2014

Nei pellegrinaggi in terre straniere tutte le compagnie di viaggio assicurano un “accompagnatore” che, conoscendo la lingua, le bellezze e le usanze del posto, aiuta a risolvere i problemi logistici, a scegliere itinerari interessanti, ad apprezzare una vita tanto diversa dalla nostra.

Anche sul piano spirituale, nella fase del discernimento e poi della crescita, è necessaria una guida ed è una grazia avere un adeguato accompagnatore: il pellegrinaggio della vita si fa più sereno e sicuro.

Così un venerando e sperimentato padre del Monte Athos parlò ad un giovane che gli chiedeva consigli per intraprendere il suo itinerario verso Dio: “Tu non riesci a vedere nei tuoi occhi; per conoscerti hai bisogno dello sguardo di un altro. Nessuno è buon giudice di se stesso. Un padre spirituale è uno specchio che Dio vuole darci perché possiamo conoscerci… e scoprire il nostro vero volto… Non c’è altro Padre all’infuori di Dio; nella sua grazia egli concede ad alcuni di partecipare alla sua paternità, cioè alla sua intelligenza e al suo amore. Il padre spirituale è il cooperatore di Dio, lavora con lo Spirito, ama, combatte e soffre con lui perché venga generato l’uomo nuovo in te…”.

Il vero padre e la vera madre spirituale non legano a sé chi si affida a loro, ma lo rendono più libero e lo conducono risolutamente a Dio.

Proprio perché non conta sulle proprie capacità, ma sulla grazia che opera nelle anime, la guida compie il proprio ministero più pregando che parlando, più soffrendo con esse e per esse che cercando affannosamente soluzioni immediate alle difficoltà, eludendo talvolta il reale problema di fondo da cui le difficoltà provengono.

I pellegrini che salgono al Sacro Monte cercano in Maria la madre della nuova umanità. Se poi sperimentano direttamente qualche momento della vita claustrale presso le Romite, si accorgono che, pur lontane dall’intimità familiare, le monache conoscono comunque i palpiti segreti della vita che cresce, con tutti i suoi desideri, le sue aspirazioni, le sue segrete fatiche, custodiscono le confidenze e fanno proprie le intenzioni di preghiera che ricevono.

Racconta a tale proposito Madre Anna Maria Canopi, abbadessa del monastero ‘Mater Ecclesiae’ sull’Isola di San Giulio: “Facendomi voce anche di chi vive la mia stessa vocazione, posso assicurare che non c’è un giorno e un’ora in cui non sentiamo sulle nostre braccia il peso di tutti i bambini del mondo da proteggere e allevare, di tutti i giovani da formare e guidare, come pure di tutti gli anziani da assistere e confortare, di tutti i malati e gli afflitti da curare e consolare. E questo non tanto per una personale sensibilità o capacità umana, quanto per un dono di maternità soprannaturale, che si accresce con l’approfondirsi della vita di preghiera. È, infatti, opera dello Spirito Santo il quale, trasfigurando la nostra povera umanità, ne fa uno strumento dell’amore paterno e materno di Dio: amore forte e tenerissimo per ogni creatura”.

È bello poi pensare che chi è stato aiutato a capire e perseguire la propria vocazione divenga a sua volta padre e madre nello spirito, collaborando con lo Spirito Santo che plasma ogni persona in modo unico e irripetibile.

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