La serata del 28 maggio nella quale l’Amministrazione Comunale ha finalmente accettato di confrontarsi con i cittadini sulla spinosa questione del parcheggio interrato alla Prima Cappella, se da un lato ha lasciato l’amaro in bocca a tanti di noi per il modo in cui l’incontro è stato condotto, dall’altro ci ha fornito ulteriori e più forti stimoli per continuare l’opposizione ad un progetto inutile e senza logica.
La Giunta è stata costretta al confronto dalla pressione di un’intera città; non ha voluto e cercato di propria iniziativa il dialogo; non è stata mai mossa dalla sincera convinzione che, quando i cittadini chiedono in modo così palese ed evidente il confronto, la cosa naturale per un amministratore sensibile sia l’ascolto. Si sarebbe fatto volentieri a meno di questa audizione e infatti ci si è negati, con fastidio e supponenza, per mesi. Infine l’apertura, ormai inevitabile, al dialogo, però le condizioni e le regole del gioco le ha dettate l’istituzione, tant’è che fino a dodici ore prima della convocazione della Commissione Comunale Lavori pubblici, al Comitato #Varese 2.0 non era ancora arrivato alcunché d’ufficiale, non un ordine del giorno, non un’ agenda dettagliata.
Le condizioni d’ingaggio sono state rese manifeste solo pochi minuti prima dell’inizio del confronto. Siamo andati a giocare una partita di calcio in trasferta non sapendo fino all’ultimo se il fuorigioco o il fallo di mano sarebbero stati sanzionati imparzialmente o fischiati solo a noi, alla squadra ospite. Non si sapeva quando, per quanto tempo e quanti di noi – ognuno portatore di specifiche competenze – avrebbero potuto intervenire. La squadra di casa era invece consapevole che le sarebbe stato concesso di mostrare i muscoli, la propria potenza di fuoco, senza se e senza ma. È arrivata pronta con la sua scaletta, preparata e studiata a tavolino, con le parole e le diapositive selezionate, con le simulazioni fotografiche di progetto, forte come sa di esserlo chi conosce già in anticipo che il cartellino rosso non gli verrà mai esibito. Erano lì tutti schierati : la lunga fila dei progettisti – architetti,ingegneri, forestali,geometri,esperti di esplosivi – e dei funzionari tecnici comunali – architetti, geometri e perfino avvocati- perché non si sa mai. Ma la partita era comunque da giocare, e l’abbiamo giocata nell’interesse dei cinquemila varesini che hanno firmato la petizione a difesa del Sacro Monte.
La serata, iniziata alle 18,30, e che normalmente dovrebbe durare al massimo un paio d’ore, si è protratta ben oltre le 23, segno evidente che gli argomenti da sviscerare non erano “aria fritta o panzane” inventate da qualcuno. Il quesito importante e fondamentale è comunque rimasto senza risposta e resta lì sospeso ancora sulla testa dei presenti: questo parcheggio serve davvero o è solo un’opera che rimarrà lì, di nulla utilità per la nostra montagna sacra?
I progettisti hanno cercato di portare la discussione solo su questioni meramente tecniche – bontà qualitativa e funzionale dell’autosilo, assenza di pericoli,efficienza, massimo rispetto dell’ambiente, pendenze e contropendenze eccetera – con argomentazioni specialistiche di difficile comprensione per i politici e i comuni cittadini presenti, ma di scarso effetto su chi da tecnico ha visto e studiato le carte.
Si è perfino arrivati a sostenere che il parcheggio sotterraneo sarà un’opera di alta riqualificazione ambientale ed avrà come risultato finale quello di offrire una terrazza panoramica vista lago ai varesini.
Ma da quando in qua per riqualificare un sito si costruisce un parcheggio scavando 2000 metri cubi di roccia nella montagna ? Ma da quando in qua si può sostenere che questo bunker non avrà un impatto ambientale e paesaggistico su un’ area così sensibile come quella di un sito patrimonio dell’UNESCO?
È evidente che anche l’aspetto tecnico è fortemente lacunoso. Può capitare in progetti così complessi e difficili e sono i progettisti stessi a scrivere che trattasi di opera complessa e non esente da rischi. Le valutazioni espresse meriteranno risposte adeguate in un auspicabile confronto ad armi pari tra tecnici con contraddittorio immediato – botta e risposta su dati e dubbi– e non solo in un turbinio di leggi, leggine, norme di conformità, eccetera messe lì per confondere ed annebbiare le menti. Tra tecnici, di solito a domanda puntuale si risponde in modo puntuale e molte sono state invece le domande lasciate cadere nel vuoto.
Ma le risposte che tutti i cittadini si sarebbero aspettate – e che non sono invece arrivate – sono quelle più di sostanza e in fondo più semplici: il parcheggio rischia d’essere l’ennesima opera sbagliata nel posto sbagliato? E ancora: perché spendere circa 40.000 euro per posto macchina quando in altre situazioni ne basterebbero 15.000? A ciò si doveva rispondere subito, per tranquillizzare i tanti che sono perplessi.
Continuiamo ad aspettare le risposte. Se non giungessero, non vorremmo essere nei panni dei tecnici che avallano questo progetto; né in quelli dei politici che si prendono questa responsabilità senza porsi dei dubbi e che votano in modo blindato seguendo i dettami bulgari di una maggioranza che ormai, alla luce dei recenti risultati elettorali, è solo virtuale.
Vedremo. Noi andiamo avanti con la nostra mobilitazione, con la richiesta di indire un referendum – il capogruppo PD Fabrizio Mirabelli ha depositato una richiesta in tal senso- e con i nostri ricorsi nelle sedi più opportune. Non ci avete convinti e siamo sicuri che, in fondo, anche voi non lo siate.
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