Gli unici a non avvertire la protesta che arriva dalle lettere ai quotidiani di carta e a quelli online, alle redazioni delle radio e dei settimanali – e che comunque sta montando nell’opinione pubblica più avvertita – sono loro, gli uomini del Palazzo, impermeabili alle legittime sollecitazioni provenienti dai cittadini di Varese. Qualsiasi problema viene eluso o rimandato alle calende greche e a tempi migliori. Forse non conoscono l’arguta risposta che il Nobel dell’economia Maynard Keynes dava ai colleghi di scuola marxista i quali prospettavano la felicità per tutti in un imprecisato futuro. A loro il grande studioso faceva semplicemente osservare che “nei tempi lunghi sarebbero stati tutti morti”. Discutevano di massimi sistemi i dotti accademici degli anni trenta del novecento, di scelte di civiltà.
Qui nelle nordica città giardino, ancora tale solo in alcune strade delle sue castellanze, molto più modestamente, si parla di strade e tombini, di parcheggi e parcometri, di lampioni e panchine, di pulizia urbana e graffiti, di rotonde e semafori, ovvero di ordinaria amministrazione posto che gli interventi straordinari (caserma e teatro, stazioni unificate, bretella Gasparotto –Borri e via elencando…) sono chimere lontane, irraggiungibili, poco più di reiterati annunci. Se ne prenda atto e si dica apertamente che non c’è trippa per gatti, che non si possono coltivare illusioni perché la situazione finanziaria è quella che è. Del resto gli enti locali sono stati duramente bastonati dagli ultimi governi della Repubblica, tutti cocciutamente animati da una manifesta volontà neo centralista, quindi non si possono fare grandi investimenti, punto e a capo.
Tuttavia non sono certo queste oggettive difficoltà di bilancio a spiegare perché, tanto per fare un esempio caldo e dolente, non si riesca a piazzare tra le 7.30 e le 9 del mattino e tra le 17 e le 19 di sera, un ausiliario del traffico e un vigile urbano lungo via San Michele, dietro la caserma: il primo per far rispettare i divieti di sosta e impedire il parcheggio in doppia fila in un’arteria imbuto ridotta a camera a gas dopo la chiusura di via Spinelli imposta dalla pericolosità dell’ormai decomposta Garibaldi; il secondo per regolare l’afflusso di auto, provenienti dal cuore di Bosto, che devono gioco forza inserirsi nella inerte colonna per scendere verso le stazioni da via San Pedrino o dirigersi verso Largo Flaiano.
È un provvedimento di semplice buon senso che riporterebbe un minimo di ordine in un quartiere, appunto Bosto – da sempre strangolato dal traffico,dalle soste abusive, dalla montante maleducazione – che ha visto peggiorare la propria situazione in seguito al precipitare delle condizioni statiche della caserma. Tra l’altro i due tutori del traffico potrebbero dare anche un’occhiata ai soliti furbetti che, violando il divieto di transito ai mezzi privati, salgono da corso Europa per immettersi in via Limido e poi, comodi comodi, sulla Sant’Imerio e quindi nell’agognato Largo Flaiano. E che dire delle strisce pedonali, presidi di sicurezza, sbiadite o cancellate in mezza città; delle buche rattoppate alla carlona pronte a riaprirsi al primo acquazzone; dei parcometri mai adeguati per il pagamento della vessatoria sosta serale; dei parcheggi ACI con tariffe notturne da scippo e dunque incentivo alla sosta selvaggia sui marciapiedi del centro; del ring, nel tratto Verdi – Copelli, spesso scambiato per un frammento d’autodromo su cui testare la ripresa di auto e moto.
A Varese le norme per una circolazione meno selvaggia e più ordinata esistono eccome ma non c’è nessuno o quasi che le faccia rispettare, questa è la verità. Pare proprio che l’inerzia e un endemico lassismo siano la cifra costante delle amministrazioni cittadine da almeno tre decenni. Salvo naturalmente alcuni guizzi di vera e propria “genialità progettuale ” come i parcheggi interrati di Villa Augusta e della Prima Cappella che stanno risvegliando la troppo a lungo dormiente coscienza civica della città.
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