Furono tre generazioni di patrioti, ognuno a modo proprio, uniti dall’impegno culturale. Una saga familiare che tra la fine del Sette e la metà dell’Ottocento annovera personalità “varesine” di tutto rilievo: l’agronomo Vincenzo Dandolo, di origini veneziane e idee napoleoniche, fu l’epigono dell’Illuminismo francese e un personaggio emblematico del risveglio delle scienze sul finire del Settecento. Il figlio Tullio fu esponente del cattolicesimo liberale che si rifaceva alla lezione di Gioberti e Rosmini e i nipoti Enrico ed Emilio Dandolo impugnarono i fucili con Garibaldi e sacrificarono la vita all’ideale risorgimentale insieme alla migliore gioventù varesina, Francesco Daverio, Emilio Morosini e altri.
Sono i protagonisti del libro “I Dandolo. Dall’Italia dei lumi al Risorgimento” di Ivana Pederzani (collana Storia-Studi e Ricerche, Editore Franco Angeli, 2014, pagg. 383, € 49) che l’autrice ha presentato in anteprima a Villa Mirabello per i membri della Società Storica Varesina. “I Dandolo furono i protagonisti del passaggio culturale tra l’Illuminismo e l’Idealismo – spiegala Pederzani – Vincenzo credeva nella scienza, il figlio Tullio nella grandezza della bontà di Dio. Era convinto che la scienza da sola fosse insufficiente e che servisse la grazia, però in continuità con le idee del padre coltivò gli ideali di patria e di progresso, convinto che fosse la conoscenza a produrre lo sviluppo. La cultura, l’arte e la scienza erano in grado di promuovere l’ideale dell’indipendenza e di far progredire l’Italia a livello economico”.
L’agronomo Vincenzo, il “nonno”, lavorò sull’applicazione della chimica all’agraria e innovò la vitivinicoltura, la coltivazione dei bachi da seta e l’allevamento delle pecore di razza pregiata. “È patriota – commentala Pederzani- anche chi studia nel suo laboratorio e prepara un’epoca che pareggi l’Italia agli altri Paesi europei”. Il Comizio Agrario di Varese gliene diede atto dedicandogli una lapide sotto il Palazzo Estense e riconoscendogli meriti equivalenti a Ricasoli e Cavour che fondarono le scuole d’agraria. La figura di Tullio è più complessa. Nacque ricco e amatissimo, crebbe con i padri barnabiti ed ebbe una formazione cattolica. Diede vita al salotto varesino della cultura romantica ma non piaceva a tutti. “Giacomo Leopardi – spiega l’autrice – venne a Varese e non gli fece visita giudicandolo “un signorino”.
Seguirono gli anni dell’esilio a Parigi, a Ginevra, a Londra. “Tullio era politicamente moderato. Per lui la libertà politica si collegava alla religiosità, al cristianesimo e al papa, che giudicava fattori di civiltà. Era un uomo di fede, leggeva Agostino e i Padri della Chiesa, era convinto che il primato culturale vertesse sulla superiorità morale e civile che l’Italia deteneva in quanto aveva Roma e il Vaticano. Da adolescente aveva incontrato il pontefice Pio VII e quell’incontro fu l’incunabolo del suo sentire cattolico e liberale, da sacerdote sociale. Come Manzoni auspicava una Chiesa che non fosse sostegno dell’assolutismo dei sovrani e con lui andò nel1862 asalutare Garibaldi in partenza per l’Aspromonte”.
Credeva nella provvidenza che avrebbe portato il papa ad allearsi con i popoli. Sentiva un anelito antitirannico, favorevole a un governo moderato capace di educare alla libertà. Da perfetto romantico, si schierò contro l’Austria in modo indiretto attraverso la cultura. I suoi figli, Enrico ed Emilio, nati a Varese come il padre, crebbero nella convinzione che il papa Pio IX potesse promuovere l’indipendenza dell’Italia ma alla fine abbandonarono, per così dire, la teoria e passarono ai fatti. Imbracciarono le armi e andarono a combattere sulle barricate di Milano nel 1848 e l’anno successivo per la liberazione di Roma dai francesi dove Enrico morì ed Emilio fu gravemente ferito. Dal nonno ai nipoti, furono modi diversi di amare e onorare l’Italia.
Il libro è acquistabile nella libreria di corso Matteotti e un certo numero di copie è disponibile al prezzo ridotto di 40 euro contattando l’autrice all’indirizzo Ivana.pederzani@fastwebnet.it e ivana.pederzani@unicatt.it o telefonando al 349-8185133.
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