In consiglio comunale nascono vivaci discussioni ben condotte dal tavolo della presidenza, ma nascono pure dubbi sulla loro efficacia nei confronti della vita della città.
I varesini si attendono molto da chi li amministra. Tutti noi lo sperimentiamo, specialmente quando ci sentiamo chiedere spesso giustificazioni circa l’operato di tutta l’assemblea. Questo avviene perché i cittadini restano delusi dei risultati del lavoro del consiglio comunale, delle commissioni e della giunta stessa. Beh! Criticare, magari con estrema superficialità, è facile.
I pensieri contrastanti, che positivamente possono essere espressi, non sempre positivamente raggiungono risultati. Molti fattori concorrono al risultato finale.
Ovviamente la giunta mostra meno contrasti nel suo interno (in passato si è avuto notizia di scontri: è’ ovvio che ci siano, ma rientrano normalmente e velocemente) mentre a livello del consiglio comunale e delle commissioni, essendoci componenti –diciamo così- di colore diverso, gli scontri sono più vivaci e possono degenerare in atteggiamenti paranoici.
Un amico leghista qualche giorno fa, all’inizio di una commissione ristretta, disse questa frase: “Dove l’intelligenza c’è il colore non conta”. Ma è quando il livello dell’intelligenza si abbassa che quasi automaticamente aumenta quello della paranoia che prevale. Il considerare che chi ha una via diversa dalla tua per risolvere i problemi è automaticamente un nemico,determina che la risoluzione stessa dei problemi passi in secondo piano. Non si tende più al bene della città, ma alla schermaglia orale, al dispetto, alla strumentalizzazione del tema, trattato più per mettere in difficoltà gli altri, che per creare vantaggi alla comunità cittadina.
È evidente che quando la paranoia prevale resta schiacciata la democrazia, che si perde nelle nebbie delle parole inutili.
E’ a questo punto che vengono a prevalere gli interessi delle lobbies, non più quelli della comunità. Se così fosse potrebbe già esserci un relativo risultato: quello di un gruppo, ma non quello di tutta la cittadinanza varesina, che ovviamente è un insieme di colori (tanto per riprendere il concetto dell’amico sopraccitato); ma i bisogni non guardano il colore e tanto meno la sofferenza retrostante .
Un conto è il confronto tra le vie per risolvere, ben altro far prevalere gli interessi di parte oppure , peggio, far prevalere le cosìddette “questioni di principio”, che nulla risolvono.
Penso che tutti noi si provi grande amarezza quando, dopo serate spese sui banchi consiliari, si vedono lontane le soluzioni che si ritengono valide per la città, o addirittura non realizzati elementi che creerebbero grandi vantaggi a tutti, di qualunque colore si sia. Sempre che il colore politico faccia diversità tra buoni o cattivi, tra “mangiatori di bambini” o angelici “forchettoni” di lontana memoria, tanto per usare termini che qualcuno ha rispolverato nemmeno tanto tempo fa.
Emilio Corbetta, consigliere comunale PD, Varese
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