È Natale. Divagando nelle sterminate praterie della memoria non è facile rinvenire un fatto, una emozione che abbia lasciato un segno tanto più forte delle altre. Mi appare il vigile urbano (ul cumess ) che dall’alto della sua pedana dirige il traffico in Piazza Monte Grappa. Manca ancora la rotonda, mancano gli alberi natalizi messi al centro, prima posticci e rimossi, poi sostituiti dall’attuale ben piantato. Il vigile è là sul pedanone tra le vie che convergono sulla piazza. Con i soli movimenti delle braccia dirige il traffico. Tanto meno intenso dell’oggi, ma sempre traffico, complicato dalla convergenza di molte strade. Mi sembra il vigile del nostro Gianni Rodari nella sua filastrocca dei mestieri. Nessuno più forte di lui, in possesso di una forza immensa, alza un braccio, apre una mano e con un solo dito riesce a fermare… anche il più grosso degli autocarri!
Ma a Natale è tutta un’altra cosa. È il Natale del Vigile Urbano. Gli automobilisti vogliono ringraziare lui e tutto il Corpo, per quanto hanno fatto durante l’anno al servizio della città. Vengono da imprese, aziende, negozi, sono singoli privati cittadini. Scaricano attorno alla pedana decine di doni, panettoni, dolci e bottiglie. La pedana cresce di continuo. Il mucchio si allarga, si alza quasi a toccare i piedi del vigile, quasi a portare più in alto il celebrante di questo strano rito natalizio. Omaggi per i vigili, per le loro famiglie, in buona parte poi smistati verso istituti di beneficenza. Un atto d’amore della città non certo ispirato (parola delle solite malelingue) dal fatto che il comandante di nome facesse Epifanio e di cognome Cazzaniga. Avrete capito, rispetto e amicizia versi i vigili urbani, tutto come ora insomma…
Era il momento degli incontri associativi, l’esaltazione dell’amicizia e della solidarietà. Tutti avevano il loro Natale. Quello per i figli degli ospedalieri, quello dei dipendenti comunali, delle singole fabbriche. E, come le famiglie distribuivano equamente i doni portati dal Bambin Gesù e quelli giunti dalla Befana, cosi accadeva anche per molte associazioni. Si avevano così le Befane dei Vigili del Fuoco, degli oratori parrocchiali, dei circoli cooperativi, tanti a Varese e molto attivi in ogni rione. Momenti di gioia sopratutto per i bambini e sopratutto per i meno fortunati. Queste le feste natalizie pubbliche gioiose. Più discreti gli interventi delle parrocchie, delle associazioni assistenziali e delle cooperative in aiuto delle famiglie meno abbienti, tante prima dell’arrivo del boom economico. Era miseria in tante famiglie, silente, nascosta, tuttavia ancora assai diffusa.
Nelle austere sale del Palazzo Estense queste atmosfere natalizie si coglievano assai attutite. Al Consiglio Comunale spettava talvolta di sciogliere la “grana” di come finanziare le luminarie, del resto assai modeste rispetto a quelle di oggi. Il Sindaco dottor Mario Ossola, austero per natura, vegliava su ogni possibile eccesso. Qualche anno comparve in un angolo un albero di Natale, e qualche anno dopo, massimo degli sprechi, ai consiglieri fu offerto addirittura un omaggio. All’inizio della seduta trovarono davanti al loro posto un elegante porta penne e matite. Niente di straordinario, un bussolotto ricavato da un tubo ben ricoperto artigianalmente con la riproduzione di una antica carta geografica. Un regalino da poco ma un segno apprezzato tanto da essere, pur dopo molti anni, ancora conservato su qualche scrivania. Poi venne se non erro anche un tagliacarte. A tutto aveva provveduto su disposizione del Sindaco la consigliera DC signorina Ester Miglierina. Una delle poche donne elette in Consiglio Comunale da un elettorato varesino assai maschilista. In mezzo secolo ricordo solo la presenza di cinque donne: tre nelle file della DC e due in quelle del PCI. La Miglierina pur impegnata in varie attività ed assai autorevole nel suo Partito non fu mai gratificata con un posto in Giunta Comunale. Tuttavia venne spesso incaricata dal Sindaco di svolgere funzioni ritenute più consone al genere femminile. Ebbe così l’onore di rappresentare il primo cittadino nelle visite natalizie agli infermi degenti negli ospedali.
Intanto le vie di Varese erano inondate dai festosi suoni delle ciaramelle. Zampognari venuti da chissà dove per cercare qui la felicità di qualche spicciolo da riportare alle loro lontane, povere famiglie.
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