L’8 maggio è la data del compleanno del mio papà: era fiero del mese, diceva: è il mese delle rose, la regina dei fiori. Ed era fiero del giorno, in quanto dedicato a San Vittore patrono della nostra città.
Spesso la domenica successiva coincideva con la festa della mamma, per cui finché in vita, le due ricorrenze venivano festeggiate insieme in famiglia. Ora li pensiamo, papà e mamma, accanto a tutti i nostri cari.
Ma, a proposito del giorno 8, vorrei ricordare un altro “papà” a me particolarmente caro, il professor Giuseppe Roberto Burgio a due mesi dalla sua scomparsa avvenuta a Pavia, l’8 marzo, a pochi giorni dal compimento dei suoi 95 anni.
È stato Direttore della Clinica Pediatrica di Pavia dal 1966 al 1989; ha insegnato a numerosi pediatri trasmettendo accanto alle rigorose informazioni scientifiche anche modalità di ascolto, di attenzione nei confronti del malato, sempre nel segno del rispetto della persona – bambino.
Ci suggeriva sempre che “ per riconoscere, bisogna prima conoscere” invitandoci a non smettere mai di studiare e di approfondire le tematiche pediatriche, che lui sapeva rendere affascinanti.
Il suo eloquio coinvolgente e con rara capacità di analisi e di sintesi, rendeva viva la nostra partecipazione alle lezioni o ai vari e numerosi congressi in cui il professor Burgio è stato per lunghi anni insigne e brillante oratore.
La porta del suo studio in Clinica a Pavia era sempre aperta ad accogliere noi giovani studenti o specializzandi: la sua proverbiale disponibilità ci permetteva di superare quel timore reverenziale che potevamo provare di fronte al Direttore.
Ma anche successivamente, già operativi in ruoli vari, sapevamo di poter contare su un “papà” particolare: bastava la sua voce, al telefono, sempre cortese e disponibile a chiarire i nostri dubbi o a rafforzare le nostre certezze, perché la sua umanità era davvero unica.
E’ stato un “ante litteram” in diversi campi: dall’immuno – allergologia all’ematologia pediatrica, dalla genetica alla bioetica; già dal lontano 1976 pensò al Day Hospital pediatrico per rendere più agevole il percorso ospedaliero dei piccoli degenti.
Nel 1981 inaugurò una modernissima Clinica Pediatrica a Pavia cui dedicò le sue grandi doti di medico competente e appassionato per offrire ai bambini, che tanto amava, un luogo dove la sofferenza si poteva stemperare grazie ad ambienti creati a loro misura: ricordava spesso che al centro o comunque prima di ogni altra esigenza l’adulto doveva porre il bambino.
Numerosissimi sono i contributi scientifici del Prof. Burgio e altrettanto numerosi i libri che ha scritto: particolarmente affezionato era a “Pediatria Essenziale” su cui tutti i pediatri legati alla sua scuola hanno studiato; pochi giorni prima di chiudere il suo percorso terreno ancora stava lavorando ad una sua stesura rinnovata e aggiornata. Nel 2007 pubblicò un testo ricco di riflessioni per coloro che svolgono l’attività pediatrica: “Una Pediatria per la Società che cambia” dove sottolineava l’evoluzione socio-sanitaria in un difficile mondo in divenire.
“Nessuno nasce per propria volontà” ricordava spesso, per cui con le parole di Giovenale “maxima debetur puero reverentia”, ci riportava al nostro ruolo di difensori dell’infanzia.
Ho ritenuto allegare un intervento del professor Burgio del 1997, in occasione di un convegno a Milano sull’infanzia violata, tema a me particolarmente caro, per rendere tangibile un ricordo di una persona i cui insegnamenti vivranno perennemente, attraverso i suoi allievi, nei bambini di oggi e in tutti quelli che verranno.
A mio papà un pensiero di gratitudine per la vita, al professor Burgio per la professione che amo.
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15-16 Aprile 1997 IL MALTRATTAMENTO E L’ABUSO NELL’INFANZIA Milano
Accoglienza, competenza e strategie per la famiglia
PROF. GIUSEPPE ROBERTO BURGIO ( Pavia )
Vi sono molte motivazioni che legittimano le esigenze del bambino di essere protetto, di poter disporre di un tutore.
Né si vuol dire che i medesimi esauriscano tutte le problematiche dei diritti dell’infanzia.
Si vuol dire che il bambino potrebbe significativamente giovarsi di una figura di riferimento in grado di proteggerlo sia perché squisitamente ne conosce le esigenze (fisiche e psichiche) e i diritti, sia perché senza rappresentare in alcun modo una “presenza ingombrante” per la famiglia, per la comunità, per la scuola, per la società… pure potrebbe essere (di tutte queste istanze) un efficace interlocutore e un valido tutore dei diritti del minore, in quanto capace di cogliere indizi di inadempienze e/o di negligenze quando non, addirittura di violenze.
Si può configurare una sorta di pediatra “antenna sociale” e congiuntamente pediatra “avvocato” o tutore dei minori.
Perché non dargli questa possibilità che gli sarebbe congeniale, ad esempio nelle scuole, sin da quelle materne e fino a quelle delle medie inferiori e superiori (per gli adolescenti) ?
Potrebbe svolgere in piena armonia con le strutture che lo ospitano una eletta attività di difensore dei diritti per l’infanzia.
Si potrebbero così concretare i programmi di questi diritti e altrettanto concretamente combattere (o prevenire)molte violenze o molte negligenze di cui sono oggetto i minori.
Gli organi sociali, quelli di assistenza, il telefono azzurro potrebbero esserne validamente supportati.
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