Ci pioveva dentro, nessuno se ne curava prima che arrivasse la Fondazione Pogliaghi a metterci una pezza e ora tocca ai cittadini: spetta ai varesini onorare lo sforzo di chi ha messo soldi ed energie per offrire al pubblico le meraviglie di una collezione d’arte più unica che rara. La riapertura della casa-museo Pogliaghi è costata duecentomila euro, centomila recuperati dai fondi Unesco per i Sacri Monti attraverso la Regione e gli altri da reperire con finanziamenti. Il risultato è clamoroso: a un quarto di secolo dalla chiusura, torna a disposizione dei visitatori un luogo di fiaba che non ha eguali in Italia e che arricchisce enormemente l’offerta museale del Sacro Monte. L’obiettivo dichiarato è raggiungere quattromilacinquecento visitatori l’anno, come quelli che varcano l’ingresso del Museo Baroffio.
L’appassionata descrizione di Marco Magnifico, vicepresidente del FAI, spiega il tesoro che riappare: “La casa fu dall’instancabile Pogliaghi trasformata in una specie di sogno delirante che accoppia con estro sbalorditivo la sala turca (con fontana e “vetri” d’alabastro!) al salone veneziano, l’antiquarium romano alla biblioteca altoborghese, il ninfeo rinascimentale alla gipsoteca con i calchi delle sculture preferite, consolle neobarocche (il classico “baruchin” milanese) a damaschi, cuoi di Cordoba, sarcofagi egiziani, colossali angeli di bronzo, vetri romani e veneziani, tappeti, libri, maioliche, costumi orientali, miniature, ciondoli, pietre, pezzi di porfido, piedi, mani, avambracci, torsi di scavo, marmi… Un delirio che esplode e “sublima” nella sacralità del suo monumentale e candido studio di scultore, dominato dal gesso smisurato, abbagliante e commovente della porta maggiore del Duomo”.
Proprietaria del bene dal 1949 è la Veneranda Biblioteca Ambrosiana (la Santa Sede glielo “girò” dopo averlo ricevuto in eredità da Pogliaghi nel 1937) e, dopo anni di silenzio, l’ente ringrazia chi ha dato la spinta risolutiva; ma fino a un anno e mezzo fa, il prefetto monsignor Franco Buzzi esprimeva un giudizio duro sull’eventualità della riapertura: “Non posso nascondere – spiegò in un’intervista – che l’ambiente a Varese è poco ricettivo, la rete territoriale è spenta, non c’è turismo né organizzazione. In queste condizioni si rischia di costruire cattedrali nel deserto”. Insomma, secondo monsignor Buzzi si può essere affezionati a un bel panorama ma poi bisogna vedere i rapporti con le agenzie di viaggi, con i tour operator, con il territorio, verificare se c’è la volontà politica, non basta mettere due opere in mostra e non basterebbe neppure il Codice Atlantico di Leonardo da Vinci.
Per fortuna i dubbi del prefetto sembrano fugati. “La riapertura segna un momento significativo delle attività dell’Ambrosiana e conferma la sensibilità di valorizzare i tesori che le sono stati affidati – dice monsignor Gianni Zappa, presidente della Congregazione dei Conservatori dell’ente milanese –. Parlare del legame tra Lodovico Pogliaghi e la Veneranda Biblioteca significa innanzitutto ricordare i suoi rapporti con Achille Ratti, allora prefetto e futuro papa Pio XI. Si conobbero nel 1904 durante una gita sul lago di Como. La donazione ha comportato l’assunzione di un impegno di cura, di gestione e valorizzazione, per questo mi sento in dovere di ringraziare la Regione Lombardia per il determinante contributo e la Fondazione Comunitaria del Varesotto per la disponibilità a contribuire a sua volta”. L’eclettico Pogliaghi, amico di Verdi e di Arrigo Boito, sognava di farne un luogo di studi e oggi la sua casa è un museo.
Si diceva che tocca al pubblico ripagare l’investimento mostrando il proprio interesse. La casa sarà messa in rete in ambito diocesano con pacchetti turistici che coinvolgono Villa Cagnola, il santuario e la Via Sacra, il Museo Baroffio e Castiglione Olona, senza dimenticare gli scavi archeologici di Castelseprio e il Parco del Campo dei Fiori. “Dovremo cercare nuove risorse e sponsor per sviluppare l’opera di restauro – annuncia l’ingegner Giuseppe Battaini, presidente della Fondazione Pogliaghi, progettista e direttore dei lavori con l’architetto Roberta Lamperti –. Per il momento siamo intervenuti all’esterno per sistemare i ripiani in pietra del giardino con strutture metalliche, abbiamo consolidato i mosaici e ricavato la via di fuga. All’interno, siamo intervenuti sulla bussola in vetro dell’ingresso, sulla vasca della galleria dorata, gli allestimenti e le vetrine di cristallo. Abbiamo messo a norma gli impianti d’allarme, quello elettrico, antincendio e l’illuminazione interna con luce a Led”.
La casa-museo, gestita dalla società Archeologistics, si potrà visitare dalle 9 alle 18 il sabato e la domenica e su appuntamento durante la settimana. Per l’accesso alle collezioni è previsto un biglietto d’ingresso di quattro euro (ridotto a tre per gli studenti in visita scolastica e i gruppi, ticket-famiglia per due adulti e due bambini a dieci euro). È stato stipulato un accordo con il vicino Museo Baroffio per permettere ai visitatori del Sacro Monte di accedere a entrambi usufruendo di un biglietto cumulativo di cinque euro. Il museo è aperto dal 15 marzo al 15 novembre nei week-end e nei giorni festivi, aperture straordinarie serali da giugno ad agosto (sarà pubblicato il calendario specifico). Il museo si può visitare ogni giorno della settimana per gruppi su prenotazione, a partire dal 10 maggio 2014: info@casamuseopogliaghi.it, Twitter @CasaPogliaghi.
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