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Attualità

DOV’È LA FRATELLANZA ITALIANA?

GIUSEPPE TERZIROLI - 02/05/2014

Ho preso parte alle celebrazioni del 25 Aprile a Varese, la mia città. Come di consueto si è svolta la sfilata: i gonfaloni di tutte le associazioni di arma, le autorità, la banda di Capolago, la deposizione delle corone all’Arco Mera con destinazione finale la piazza con il monumento ai caduti perla Resistenzae poco distante da lì la celebrazione finale nella sala Montanari del Comune.

Purtroppo all’interno si è palesato un chiaro imbarazzo collettivo, in quanto, pur essendo i posti disponibili ben160 afatica ho contato 60/70 persone tra autorità, fotografi e giornalisti compresi. E quale livello di autorità, dal presidente della Regione Roberto Maroni al presidente del Consiglio regionale Raffaele Cattaneo! Notata la assenza quasi totale dei rappresentatanti di Forza Italia e la significativa partecipazione di esponenti del Partito democratico, di Luisa Oprandi e Mirabelli. Giuseppe Adamoli era impegnato a Vedano Olona, in quanto l’ANPI del Suo Paese ha consegnato alla moglie un attestato ufficiale per la morte dello zio in Albania durante la guerra.

A fare la differenza ci hanno pensato i varesini, del tutto disinteressati a quanto si è svolto a margine del centro storico; in modo particolare i giovani, fatto del resto immediatamente rilevato dal sindaco Attilio Fontana nel suo intervento, che ha preceduto quello del presidente provinciale ANPI Angelo Chiesa. In ogni caso nel momento di varcare la soglia dell’Auditorium alcuni non sono entrati motivando la loro scelta dal fatto della eccessiva presenza di esponenti della Lega, inscenando una sia pur piccola contromanifestazione all’esterno.

Fatta questa succinta cronistoria affermo con fermezza: ma abbiamo fuso il nostro cervello? In quella sala si rievocava la nascita della Democrazia in Italia. Maroni e Fontana sono stati eletti dal popolo varesino e lombardo in libere elezioni.

Che cosa si vuole ottenere con tale diserzione? Piuttosto vi è da porsi seriamente il problema più di fondo: la latitanza dei cittadini. Intanto con queste celebrazioni si rispettano le storie delle sofferenze dei nostri padri, dopo venti anni di guerre indicibili e per chi è rimasto a casa di privazioni con le tessere del pane e le fughe in campagna per evitare le bombe ed anche gli oscuramenti notturni.

Senza una storia conosciuta e raccontata nella sua integralità non può esistere un popolo. Il grosso problema educativo per i giovani è come raccontare i fatti. Per la mia generazione ci hanno pensato i nostri padri, per quella successiva totale black out… ! Pazienza.

 Ora pensiamo alle nuove generazioni. In facebook dialogavo con Erica D’Adda, senatrice Pd a margine di queste celebrazioni. Ella diceva: “Piantiamo un seme per fare nascere una pianticella domani, facendoci un serio esame di coscienza su quello che abbiamo fatto per arrivare a questo stato di disinteresse collettivo”.

Un’ultima considerazione riguarda la differenza che esiste tra il nostro Paese, che almeno finora, specialmente nell’ultimo ventennio, è vissuto sulle contrapposizioni frontali, e altri Paesi quali ad esempio Stati Uniti e Francia, dove esiste almeno un giorno all’anno di affratellamento collettivo. Ecco almeno questo sia un traguardo da raggiungere

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