È stata una festa di popolo alla fine del secondo conflitto mondiale: il 25 aprile ha invaso di speranza la vita degli Italiani, col sapore della Liberazione e della democrazia. Farne memoria significa recuperare quell’entusiasmo, collocarlo nel presente e rimetterlo al centro, ogni volta, del futuro da costruire assieme.
Perché non si corra il rischio di accomodarsi sulla facile abitudine a valori costitutivi del nostro essere Stato e del nostro essere Patria. Perché non si diano per scontate scelte collettive che hanno segnato il cammino verso la nostra libertà di oggi. Perché la cultura sia sempre intrisa di voglia di essere riconoscenti a chi ha fatto passi grandi sulla strada dei diritti democratici.
Commemorare il 25 aprile significa riaffermare i principi della pace, dell’ uguaglianza, dell’inclusione, della tolleranza, dei diritti per tutti. Significa rinnovare la dignità della persona e dei suoi bisogni, recuperare il senso profondo di sentirsi popolo sopra ogni diversità. Significa scegliere di impegnarsi a costruire il bene comune.
Varese senza bandiere era spoglia venerdì scorso, mentre avrebbe dovuto fiorire ovunque il tricolore. Varese senza piazze in festa era silenziosa, mentre avrebbe dovuto risuonare della gioia condivisa di riconoscere la bellezza di un anniversario che è di tutti.
La mattinata di ricordo era iniziata alle 8,30 conla Messain Basilica per i partigiani defunti, cui è seguita, con il corteo lungo le strade del centro, la deposizione di corone ai luoghi simbolo (la lapide ai caduti all’Arco Mera, il monumento in piazza della Repubblica e quello in Largo Resistenza) e che si è conclusa con la testimonianza di Angelo Chiesa in Sala Montanari.
La giovane presidente dell’ANPI cittadina ha aperto la commemorazione, in una sala quasi deserta, auspicando che l’anno venturo quello stesso luogo possa essere debordante di giovani e di cittadini. Il partigiano Angelo Chiesa, ha regalato ai presenti parole capaci di superare qualsiasi memoria nostalgica per ancorare il senso della Resistenza ai bisogni collettivi, sociali, economici, politici dell’oggi. Il sindaco del capoluogo ha condiviso il desiderio di una presenza sempre maggiore della cittadinanza in occasione della ricorrenza.
Alcuni cittadini, incontrati per le vie del centro al termine della cerimonia, cercavano però “momenti di piazza”, i segni della festa, i simboli della ricorrenza. Senza trovarli.
È a questo semplice e spontaneo desiderio della gente comune che le amministrazioni locali, nate proprio dalla democrazia dello stato liberato dalla dittatura e confermato dalla volontà repubblicana, devono dare ascolto.
Di qui la proposta al Sindaco e agli assessori alla cultura e alla promozione del territorio di valorizzare in modo nuovo la celebrazione della giornata in memoria della Liberazione con “ una attività condivisa tra l’Amministrazione comunale, l’ANPI provinciale e cittadina e le associazioni culturali, sportive, di volontariato della città per attivare, a partire dal prossimo anno in occasione del 25 aprile, una GIORNATA CITTADINA DELLA LIBERAZIONE, una festa di popolo che coinvolga tutti coloro che si riconoscono nei valori democratici e nella cultura antifascista e che abbia il proprio luogo di espressione nelle piazze e nei luoghi pubblici, così da offrire ai cittadini più occasioni di celebrare questa data storica, civile e culturale della quale mai dimenticarsi”.
Varese vanta una grande ricchezza associativa, che raccoglie l’entusiasmo di tantissime persone impegnate nella costruzione di una città solidale, bella, inclusiva, egualitaria, culturalmente aperta e sostenibile. Gente che vive i valori democratici nel quotidiano, che ha fatto proprio il senso di appartenenza alla collettività in forme diversificate ma unite dal desiderio di mettersi al servizio, che sostanzia la bellezza della libertà e della pace in scelte di impegno responsabile.
Di questa festa della cultura, della solidarietà, dell’uguaglianza, dell’inclusione potrebbero riempirsi le nostre piazze varesine in ogni prossimo 25 aprile, perché la memoria della gioia di popolo, alla quale i partigiani di ieri hanno condotto la nostra storia comune, possa rivivere nel rinnovato entusiasmo con cui oggi Varese sceglie di dire che la democrazia e i valori che la connotano sono una ricchezza irrinunciabile. Non riesco a pensare ad un modo diverso di festeggiare la Liberazione.
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