Luvinate, Casciago, Comerio e Barasso hanno avviato un confronto che pare avere come obiettivo prioritario il coordinamento dei servizi pubblici esistenti secondo i disposti della legislazione recente. Ma di fatto si stanno interrogando, come altri Comuni della Valcuvia e del Luinese, su una ipotesi di Unione comunale.
Si tratta di una realtà residenziale di quasi 10mila abitanti. Che si salda ad ovest con Gavirate e prosegue oltre sulle falde del Campo dei Fiori. Il Capoluogo è di fatto saldato a Induno e da Induno alla Valceresio. In tempi ristretti la trasformazione dell’area industriale della Folla di Malnate con l’impianto di nuovi centri commerciali salderà ancora più visibilmente la città di Varese a Malnate. La società Oikos redattrice del Piano regolatore ancora in vigore indicava alla metà degli anni ’90 una dimensione reale urbana della città in circa 180 mila abitanti: con quella dimensione occorreva confrontarsi. Ma tutto è continuato come prima, con i singoli Comuni gelosi della propria autonomia, senza che venisse affrontata la realtà di questa conurbazione.
“Varese, perla delle Prealpi” titolava il fascicolo di Sonzogno negli anni ’20 del secolo scorso, nella raccolta delle cento città d’Italia che venivano presentate. Una città a misura delle sue bellezze naturali in cui si era inserita poco più di un decennio prima la sorprendente iniziativa della Grandi Alberghi di Milano con la realizzazione del Palace e dell’Hotel Campo dei Fiori. Oggi alcuni Comuni minori si pongono il problema della irrilevanza della separatezza. Ma il Comune maggiore, Varese, non affronta la palese necessità del rapporto intercomunale.
Il sindaco di Luvinate sottolinea, con ragione, che il problema è culturale. Perché il Comune di Varese negli oltre cinque anni occorsi per la redazione del Piano di governo del territorio (PGT) non si è reso conto della anacronistica considerazione del proprio ambito territoriale separato dal contesto, di cui è piccola parte, bellezza più volte offesa soprattutto nell’ultimo dopoguerra, che ha bisogno di riacquistare un ruolo adeguato attraverso la collaborazione intercomunale della Città reale?
Chi ha l’autorevolezza di promuovere questa collaborazione se non il Comune Capoluogo? Siamo una realtà prealpina ammirata da secoli, oggi in un rapporto particolare e in qualche modo conflittuale con i nostri cugini ticinesi da cui siamo politicamente separati da cinquecento anni, ma oggi sostanzialmente coinvolti in un processo di interrelazione economica da gestire con intelligenza e rispetto. Questo è un compito da assumere con la competenza e rappresentatività adeguate che devono necessariamente andare oltre la frammentazione attuale.
Forse l’Amministrazione provinciale, oggi dall’incerto futuro, non ha affrontato adeguatamente nel recente passato le relazioni a cavallo del confine. Che vanno considerate con la necessaria urgenza, perché coinvolgono migliaia di lavoratori e di famiglie. Il rilievo economico di questi problemi è evidente. Si tratta di un rilievo che non prescinde dalle sue ricadute sul territorio.
La bellezza di questi nostri luoghi va recuperata e difesa con una pianificazione e una gestione territoriale adeguata non praticabile in ordine comunale sparso. Si tratta di bellezza e anche di rilevanza economica di questa bellezza. Le montagne vicine, i laghi, le Alpi che attraevano imperatori e regine alla fine dell’Ottocento sono ancora qui ad osservarci stupefatti dalla nostra inadeguatezza.
L’accoglienza che potremmo rinnovare oltre cent’anni dopo in occasione dell’Expo potrebbe ripartire da una rinnovata consapevolezza, da una forte iniziativa.
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