Le recenti polemiche sul parcheggio alla Prima Cappella hanno anche riacceso l’attenzione dei Varesini per la chiesetta dell’Immacolata, che precede l’inizio del vialone del Sacro Monte. A differenza delle cappelle, che contengono soltanto affreschi e statue, si tratta di una vera e propria chiesetta, completa di altare. Fu costruita con una velocità che oggi ci fa quasi un po’ invidia: iniziata probabilmente alla fine del 1604, insieme con i lavori di sterro per la strada e le piazzole, era già agibile nel 1609.
Nello stesso volgere di anni venne costruito l’arco monumentale che dà l’inizio alla salita delle Cappelle, ornato con le statue in pietra. L’Immacolata ne rimase volutamente fuori, ma le vecchie stampe del Sacro Monte come quella famosissima eseguita dall’Agnelli nel 1656, fanno capire che era concepita come parte integrante del complesso. Sul piazzale davanti ad essa si ordinavano le processioni dei pellegrini, e si recitavano le prime preghiere. Dopo di che si attraversava l’arco, che costituiva una soglia simbolica, il passaggio dal mondo profano a quello sacro
Dopo la costruzione della strada per le auto, la chiesetta è separata dall’arco da un tratto di via abbastanza pericoloso, e ha perso la sua funzione originaria. I gruppi, che siano di pellegrini, di scolari o di turisti, le passano davanti senza degnarla di uno sguardo, e sono costretti a radunarsi dopo l’arco, perdendo così il forte valore simbolico che gli ideatori del Sacro Monte avevano voluto dare all’attraversamento della soglia.
L’appartenenza della chiesetta al complesso è evidente anche dalla struttura architettonica del tutto simile a quella delle cappelle del Rosario. Ha infatti una forma molto semplice ed essenziale, con un corpo cilindrico completato da una piccola abside e preceduto da un portico a tre archi a cui si accede con una breve scalinata. Sul frontone c’è la scritta latina “Fundamenta eius in montibus sanctis”, “I suoi fondamenti sono sui monti santi”. È una citazione dal Salmo 86 che si riferisce a Gerusalemme, la città santa, ma che prepara anche alla salita al Santuario posto in cima al Monte.
All’interno c’è una notevole statua in terracotta dipinta, che rappresentala Verginecosì come la descrive l’Apocalisse, circondata dai raggi del sole, con la luna ai suoi piedi, mentre calpesta il drago immagine del demonio. Si tratta dell’iconografia dell’Immacolata così come andava affermandosi nel corso del Seicento, e che si ritrova a Varese anche nella chiesa di San Giuseppe.
La statua è stata attribuita da Silvano Colombo a Cristoforo Prestinari, uno scultore molto attivo nei Sacri Monti. Lavorò infatti ad Orta e successivamente a Varese, dove eseguì le statue della Madonna e dell’Angelo Gabriele nella vicina cappella dell’Annunciazione. Si può supporre che questa sia stata la prima opera collocata nella chiesetta, intorno al 1609. Più tardi, nel 1624 i fratelli Lampugnani, due pittori di Legnano che lavorarono anche nella XII cappella, affrescarono gli angeli ai lati della statua. Francesco Silva, lo scultore ticinese che fu uno dei principali protagonisti del cantiere del Sacro Monte, è invece l’autore delle statue collocate nelle otto nicchie disposte tutt’intorno. Rappresentano Dottori e Padri della chiesa nelle cui opere si possono trovare i fondamenti teologici della dottrina dell’Immacolata Concezione. Il dogma dell’Immacolata infatti fu proclamato molto tardi, soltanto nel 1854, e nel Seicento era ancora un argomento dibattuto, anche se ormai comunemente accolto dalla devozione popolare. Se ne era parlato anche durante il Concilio di Trento, durante il quale, in opposizione alle tesi protestanti, venne difeso ed esaltato il culto della Vergine Maria. Proprio al Concilio di Trento sono dedicati gli altri affreschi dei Lampugnani sulle pareti delle cappella. In un territorio in cui i contatti commerciali con i paesi protestanti erano frequenti, porre la visione del Concilio all’inizio del cammino del Sacro Monte era un segno forte di identità cattolica. E la scelta del tema dell’Immacolata era un segno altrettanto forte di identità francescana, poiché proprio i francescani erano stati i più tenaci sostenitori di questa dottrina. In queste scelte si vede chiara l’impronta della personalità del promotore del Sacro Monte, il padre cappuccino Aguggiari e della sua profonda devozione alla Madonna. Ma questo era anche il luogo in cui Aguggiari celebrava la Messa per le maestranze del cantiere, mostrando così l’Eucarestia come fondamento ultimo anche del culto mariano.
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