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Attualità

PRIMA CAPPELLA 1/ È L’ORA DI UN REFERENDUM

DANIELE ZANZI - 02/05/2014

Raccolta firme al banchetto di #varese2.0

4174 firme di cittadini sono state raccolte in meno di venti giorni dal Comitato #Varese2.0 e consegnate simbolicamente al protocollo comunale lo scorso 28 aprile proprio nel giorno in cui scadevano i termini di presentazione delle offerte per partecipare alla gara d’appalto indetta dal Comune per la costruzione del parcheggio interrato alla Prima Cappella; e il numero di adesioni non finisce certo qui: anche dopo questo termine è un continuo pervenire di moduli firmati spontaneamente da comuni cittadini. Arriveremo a cinquemila adesioni o forse più .

Il neonato Comitato #Varese2.0 ha ottenuto un grande risultato sia in termini di numeri raggiunti, ma anche e soprattutto in termini di partecipazione popolare, di spontaneismo organizzato che ha portato comuni cittadini, negozianti, professionisti a farsi carico loro stessi della raccolta di firme.

In un Paese civile, che sente ancora la forza e la necessità della partecipazione, i numeri dell’adesione basterebbero per indire un referendum. A livello nazionale sono sufficienti mezzo milione di firme per fare un referendum abrogativo – circa l’1% della popolazione votante -. A Varese, se si usassero gli stessi parametri, basterebbero 600 firme di cittadini per ottenerlo. E se poi fossero 5000, cioè 8 volte tanto, come è stato nella realtà?

Con questi numeri a Varese quasi si elegge il Sindaco … e a Palazzo lo sanno; è un plebiscito, un fiume in piena di cittadini che ammonisce: “attenzione con questo progetto, non ci convince; discutiamone!”.

È un avvertimento, civile e composto, che meriterebbe risposte e dialogo da parte di chi ci rappresenta. Quantomeno attenzione e responsabilità nell’affrontare le richieste dei cittadini, specie di questi tempi quando sono proprio loro, i nostri amministratori e politici di professione, a denunciare il pericolo incombente dell’ antipolitica, a lamentare la disaffezione dalla cosa pubblica, la scarsa partecipazione…

Ma sono loro stessi, con i loro comportamenti, le loro non risposte, i loro sarcasmi i primi ad alimentare questa sfiducia, questo nichilismo che sembra pervadere ogni cosa. E così il Governatore della Lombardia, per altro varesino anche lui e quindi ben a conoscenza del problema, la mette sullo scherzo paragonandoci ad un insignificante comitato “no vetrofanie “- battuta infelice e inaspettata da una persona scafata e dialettica; ma tant’è ! Il nostro borgomastro liquida la faccenda con un bel “possono anche raccogliere 5000 firme – fatto ! – ma io ho gli altri 75.000 cittadini di Varese a favore (sic.!)? – e allora che le raccolga lui 75.000 adesioni oppure che indica un referendum sull’argomento, possibilmente non come quelli che i componenti della sua giunta sono usi fare via internet.

Se da un lato rimango piacevolmente sorpreso dall’adesione e dallo spontaneismo dei varesini che hanno firmato, dimostrando amore e attaccamento alla cosa pubblica – proprio il contrario dell’antipolitica -, d’altro sono basito, e con me tanti altri, dall’atteggiamento e dalle risposte dei signori del Palazzo.

Eppure questa iniziativa sarebbe stata un’eccellente opportunità per il dialogo, per uscire dall’isolamento in cui la politica nazionale e locale – a torto o a ragione – li ha ormai relegati. Chiusi nel Palazzo Estense, a prendere decisioni non condivise, ad inventarsi progetti faraonici che mai verranno poi alla luce – almeno questo è successo negli ultimi vent’anni -; insomma costretti a vivere in “un deserto dei Tartari” sempre sospettosi, sempre sul chi va là! Altroché assemblea cittadina di partecipazione e di consenso: basta frequentare le aule del Consiglio Comunale per rendersi conto di quanto sia ormai largo il solco e lo scollamento tra i cittadini e parte dei loro “rappresentanti” pro tempore.

Sembra ancora una volta aver prevalso la logica dell’assedio, del difendiamoci, del ritenere la critica sempre e comunque distruttiva e non costruttiva. Dimenticando che non si può bollare i promotori della raccolta di firme come portatori di inesistenti conflitti d’interessi, come pericolosi sovversivi o come bastian contrari a prescindere, eccetera. Qui non si tratta dei soliti quattro ex comunisti o ex missini iracondi, dei quattro ben noti radicali rompiscatole esuberanti o di agitatori del malcontento e untori dell’allarmismo. Qui ci sono 5000 cittadini, molti dei quali hanno votato l’attuale maggioranza; cittadini che non condividono questo progetto, che avanzano dubbi e richieste di chiarimento.

Cittadini che hanno firmato una petizione in cui si sollecitavano risposte, numeri e cifre certe. La risposta è stato il vago, l’ironia, il fastidio o il silenzio.

Bene, #Varese2.0 continua nel suo voler farsi portavoce, senza alcuna sponsorizzazione dell’attuale politica, a questa ritrovata voglia di partecipare e di incidere sulla realtà varesina. Chiediamo a viva voce che il Consiglio Comunale, e non già solo una Commissione, si riunisca per dibattere questo progetto; forse i varesini non sanno che mai in Consiglio se ne è discusso; il progetto è stato deciso in quello che pomposamente chiamano “un accordo di programma”, cioè non pubblicamente, ma tra di loro, già tutti d’accordo, al chiuso di una stanza; non sono stati certo i rappresentanti dei cittadini a votarlo.

Andremo avanti, nella nostra raccolta di firme e adesioni, se necessario cercheremo di applicare l’articolo 97 dello Statuto Comunale che prevede l’indizione di un referendum cittadino qualora fosse richiesto dal 15% dei cittadini residenti aventi diritto di voto – e a tal numero possiamo tranquillamente arrivare -; porteremo la questione a livello regionale perchéla Regione Lombardiaè capofila del progetto e finanzia il parcheggio con il 49 % del totale e questi soldi non ci piovono dal cielo a fondo perso: sono anche nostri, ma sono anche dei mantovani, dei bresciani, dei milanesi, dei lombardi ed è giusto per tutti allora che si sappia come vengono spesi questi quattrini. Chiediamo insomma più democrazia, partecipazione e trasparenza.

Chiediamo forse troppo?

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