Enrico Garbosi non potrà lamentarsi. È la trentacinquesima volta che Varese lo ricorda con la manifestazione cestistica proprio a lui dedicata.
Non è che lui, l’Enrico, necessitasse di un avvenimento sportivo per essere certo che il suo ricordo fosse rimasto impresso nella mente e nel cuore dei varesini ma, insomma, che lo si ravvivi con una bellissima manifestazione al Palazzetto è fatto che non fa che circondare di bellissima vitalità cestistica il suo nome. Vitalità cestistica perché il basket era la sua vita, appunto, la sua passione. E che si tratti di un avvenimento dedicato fondamentalmente al mini basket è fatto che ne accresce l’importanza della dedica al maestro che al settore giovanile ha sempre guardato con attenzione grande. Così nella Reyer in quel di Venezia, così a Varese sia nella sua prima presenza in luogo come allenatore – giocatore sia nella seconda e definitiva come allenatore della Ignis che della Robur.
Largo ai giovani dunque. Con particolare dedizione organizzativa del team Vittori che del minibasket è stato principale fautore in zona quando ancora di questo settore si parlava pochino.
Poi – dopo un primo approccio ai giovanissimi ecco l’idea – sempre “vittoriana” di dare anche uno spazio di visibilità ai giovani con la lievitazione del “Garbosi” che nel corso delle sue 35 edizioni ha contribuito, parecchio, alla diffusione della pallacanestro tra le giovani speranze. Il richiamo ha riecheggiato un po’ per tutta Italia con qualche diffusione anche all’estero ottenendo sempre ampi consensi di presenze e di spettacolo.
Tante le squadre partecipanti e rimarchevoli successi anche delle varesine ripartiti tra Pallacanestro Varese e Robur et Fides senza trascurare l’importante presenza delle legnanesi sempre molto attente allo sport giovane.
Tante le edizioni e letteralmente preziose per i tifosi impegnati nell’ammirare tante giovani autentiche promesse sul campo di gioco.
Il pregio del “Garbosi” ma anche del “Barilà” come del “Rizzi” non è solo nell’importanza di una memoria, di un ricordo affettivo pur grande, ma nel continuare con encomiabile perseveranza nel tempo, quasi con ostinazione, nel riproporre la validità della diffusione della pallacanestro a livello giovanile.
Lì è il punto di partenza.
Lì deve nascere e crescere per percorrere, possibilmente nel migliore dei modi, la sua vita.
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