I ricordi non rispettano regole, nascono all’improvviso evocati da un’immagine, da una musica, da una canzone, dai colori di una pianta in fiore a primavera. Nei giorni scorsi mi è capitato in mano un DVD artigianale, semiclandestino, sulla facciata l’immagine sgranata di tre ragazzi d’epoca – fine anni cinquanta – che soffiano dentro armoniche a bocca di smisurate dimensioni. Subito la memoria è tornata ad almeno un paio di lontanissimi “carnevali” fine anni ‘50 quando le scuole superiori della città, escluso il Liceo Scientifico Galileo Ferraris, convergevano all’allora Cinema Teatro Impero per assistere a uno spettacolo di varietà, confezionato dagli stessi studenti, prima del “liberi tutti” di fine mattina. C’erano il Liceo Cairoli, le Magistrali, l’Istituto Tecnico Daverio, forse anche l’ITIS, ma non ne sono sicuro, allora confinato nei periferici edifici di via Comelico.
Insomma Impero colmo al limite della capienza ma senza gli amici dello Scientifico, espulsi a tempo indeterminato per avere, un paio d’anni prima, in altra circostanza, irrorato le file della platea sottostante, perpendicolari alla galleria che li ospitava, non esattamente con acqua. Scomunica definitiva dunque a firma del Provveditore agli studi e confino in altra sala cinema per la proiezione di una “edificante” pellicola. Misura preventiva e cautelativa che li privava soprattutto del grande clou di quell’avventurato varietà studentesco: l’esibizione dell’Harmonicas Trio sorto grazie all’impegno e al talento musicale di due allievi del Daverio, Raffaele Gilardi e Mario Di Pietro. All’inizio si chiamava “Duo Strumentale Pecos Bill” e si esibiva negli oratori e nei teatri rionali. A loro quasi subito si aggiunse il fratello di Mario, Luciano, poi “colonna” del Classico. Nacque così il “trio città di Varese” in seguito, appunto, “Harmonicas Trio”.
In un’epoca ancora sostanzialmente dominata dalla musica melodica, i tre ragazzi varesini, forti di una solida preparazione, bruciarono letteralmente le tappe del successo con le loro esibizioni ritmate e travolgenti: Primo Applauso, una trasmissione Rai per giovani esordienti, frequenti apparizioni alla RAI e alla RSI ( allora nota come radio Monteceneri) e alla nascente Televisione Svizzera allora domiciliata soltanto a Zurigo; primo premio in due edizioni dei campionati italiani di armonica a bocca e al “mondiale” in Lussemburgo (1957); tournée e tante esibizioni in molte città italiane e del nord Europa, dischi e incisioni in serie.
Funamboli delle note erano anche cromaticamente originali, di capelli scurissimi Gilardi e il maggiore dei Di Pietro, biondissimo e paffuto Luciano. Indossavano giacche rosse di pregevole fattura che, nel buio della sala, squarciato dalla luce dei riflettori puntati unicamente su di loro, brillavano allegramente. Strappavano applausi da stadio anche perché sapevano tenere la scena al di là della musica.
Un pezzo memorabile era la colonna sonora del film “Rififi”, un capolavoro del regista americano Jules Dassin, premiato al Festival di Cannes nel ’55 per la miglior regia. Tratto da un romanzo di Auguste Le Breton, è un “noir” realistico e crepuscolare cui la splendida e famosissima colonna sonora dà un tocco in più di patos e di atmosfera. All’attacco della musica sulla sala vociante di quei lontani carnevali studenteschi scendeva un silenzio palpabile rotto unicamente alla fine da un applauso interminabile. Nel DVD semiclandestino dell’ Harmonicas Trio con “Rififi” ci sono gli altri maggiori successi di allora con in calce un’avvertenza un po’ malinconica: “Riproduzioni di incisioni (così… così) e immagini (sfuocate!) degli anni ’50 e ’60. Solo per pochi amici. Non in commercio”.
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