La scorsa settimana avevo concluso il mio intervento su queste pagine affermando che il vecchio e consolidato detto bosino “Fàss mia catà via” stava forse vacillando di fronte alla manifesta volontà di partecipare e di esporsi dei tanti varesini contrari al parcheggio alla Prima Cappella e stanchi di una politica locale sorda alle richieste dei suoi concittadini.
Durante questa settimana il Comitato #Varese2.0 ha iniziato la raccolta di firme, si è presentato nelle piazze della città non solo per ottenere adesioni, ma soprattutto per ricercare conferme tra i varesini, per saggiarne l’avversione ad un progetto che da più parti era ed è considerato inutile, devastante e costosissimo.
Il neonato comitato, del quale si interessano ormai quotidianamente i mass media locali, aveva delle intuizioni e sensazioni: sapevamo di un diffuso mal di pancia dei varesini, sussurrato, come consono alle nostre tranquille tradizioni, più che gridato; percepivamo; di certo non ci aspettavamo un’ adesione e un consenso così eclatanti, quasi un plebiscito: in due sole giornate di presenza – sabato al Garibaldino e domenica all’Arco della Prima Cappella – abbiamo raccolto al nostro banchetto quasi 1200 firme!
Un successo insperato ed insperabile, ma anche, almeno per noi, entusiasmante per quella vicinanza e quella solidarietà che i tanti firmatari ci hanno manifestato durante queste giornate.
Chi si avvicinava al nostro semplice, autarchico e non sponsorizzato banchetto – due assi, un cavalletto, neppure una sedia – apponeva sì una firma, ma voleva anche raccontarci il perché di quell’atto di testimonianza ed adesione; non ci si accontentava di firmare, ma si voleva anche discutere e partecipare. Molti ci proponevano le loro soluzioni al problema – tutti siamo CT della Nazionale! – e soprattutto ci ringraziavano per il nostro impegno di essere lì ad esporci in prima persona. Qualcuno ci portava dell’acqua, perché “poverini dovevamo essere ben stanchi”; un commerciante del centro ci ha addirittura offerto una bottiglia di prosecco per brindare insieme all’iniziativa!
Ma sicuramente ciò che mi ha più stupito è stato il rendermi conto che le firme – e di queste non abbiamo ancora numeri precisi – venivano raccolte ovunque: nei negozi del centro, nei bar, nelle edicole sparse nei rioni, nelle librerie, da comitati spontanei di cittadini sorti all’improvviso. Tutto senza un piano prestabilito od organizzato; i varesini si sono procurati i moduli per passa parola o scaricandoli da internet. Insomma un tam-tam, una rete sorta dal nulla di partecipazione e condivisione. Una vera novità, almeno per Varese tanto che alcuni editoriali della stampa parlavano in termini positivi di una politica che da ora è costretta a confrontarsi e a rispondere ai cittadini.
Abbiamo visto firmare contro il parcheggio andando al mattino a prendere un caffè o il giornale; il libraio, oltre a consigliarti la lettura, ti sottopone il modulo da firmare e ti spiega convinto il perché di un no; oltre a comprarti un abito, esci dal negozio ancor più soddisfatto perché hai piacevolmente realizzato che il negoziante che avevi sempre visto solo come un venditore è anche un varesino come te e ci tiene quanto te al destino della sua città. Un bel clima insomma si è creato; un clima di partecipazione che non va fatto passare come espressione diffusa di un’antipolitica, come il sussulto qualunquista di una esasperazione senza speranza. Solo voglia di farsi finalmente sentire e di esprimersi.
Di questo dovrebbero essere contenti tutti, anche chi nel Palazzo si trincera, con evidente atteggiamento di superiorità, dietro il rifiuto al dialogo.
Sorgono spontanee, senza essere richieste, numerose e qualificate adesioni contro il progetto: ecco gli Amici del Sacro Monte, ecco la Fondazione Paolo VI, ecco chi sovraintende da più di trent’anni ai lavori ingegneristici della Via Sacra: troppe, tante le voci, qualificate e diverse, per essere ignorate o bollate come portatrici di “ falsi allarmi “ come ha fatto sulla stampa il Vice Sindaco di Varese, dottor Carlo Baroni, di solito così restio ad intervenire pubblicamente nelle questioni cittadine, ma che in questa occasione si è prestato a difendere, “carte alla mano”, a spada tratta il progetto.
In realtà il vice-sindaco, come del resto tutta la sua Giunta, di “carte alla mano” e di numeri ne ha esibiti ben pochi . Ha solo affermato di aver commissionato questo o quell’altro studio, che i prezzi d’acquisto erano stati equi, che gli alberi sarebbero stati trapiantati, che soluzioni alternative erano state valutate con scrupolo e coscienza, che si erano ottenuti i pareri favorevoli delle Sovraintendenze, che non vi era nessuno scempio, anzi riqualificazione (?) eccetera.
Vorrei qui però, con spirito costruttivo di chiarezza e trasparenza, porre alcuni quesiti concreti ai nostri amministratori sperando in risposte puntuali, questa volta “con reali carte alla mano”:
1 Corrisponde al vero che il prezzo d’acquisto iniziale del terreno proposto dall’accordo di programma fu di 142 €/mq., ridotto poi a 110 € /mq. dal momento che la normativa prevedeva un prezzo massimo di 112 € / mq.? e se così fosse, perché non fu proposto già all’inizio un prezzo rientrante nelle normative in essere per poi poter spuntare in fase di trattative un costo d’acquisto – sicuramente più equo – di 70-90 € /mq. Perché partire già da un prezzo elevato che si sapeva non consono alla normativa regionale? E quali le condizioni di acquisto? E da chi e quando fu acquistato il terreno?
2 Corrisponde al vero che i costi stimati per i lavori inizialmente erano di 1.400.000 € e sono lievitati poi, già prima di iniziare, a 2.090.000 € al netto dell’IVA? È vero o meno che questi costi non sono comprensivi delle opere di “trapianto” – che non hanno alcuna possibilità di successo, dato che trattasi di estirpo – e della nuova sistemazione a verde, oggetto – e non si sa perché – di appalto scorporato e stimate in ulteriori 95.000 €?
3 Corrisponde al vero che per asportare oltre 2000 metri cubidi detriti rocciosi – una enormità – si useranno cariche esplosive “Autostern Cartridge” e che per evitare lancio di frammenti rocciosi durante le esplosioni è imposta la stesura di speciali reti a maglia stretta del peso di 85 kg/mq. da apporre sulla roccia prima delle esplosioni con presenza di movieri e sorveglianti in cantiere?
4 Corrisponde al vero che verrà istituito senso unico alternato di circolazione e che per l’asportazione delle rocce saranno impiegati camion da miniera – si calcola circa 400 viaggi avanti e indietro – in prossimità di monumenti storici, fragilissimi? E cosa ne sarà del turismo al Sacro Monte in questi previsti 560 giorni di cantiere – ma si può realisticamente supporre che saranno di più – tra esplosivi, sensi unici, camion da miniera in manovra, polvere, detriti proprio a diretto contatto con l’unica via d’accesso alla montagna e non certo in posizione defilata?
5 Corrisponde al vero che per le semplici opere di scavo i costi preventivati sino circa il 70-80% di quelli messi in bilancio per la sola costruzione al grezzo del nuovo autosilo? E se così fosse quale mai “buon padre di famiglia” o privato cittadino, che paga di tasca propria, destinerebbe i propri soldi quasi in maniera eguale per fare il buco e per portare al tetto l’edificio?
6 Corrisponde al vero che saranno delegate alla responsabilità della ditta appaltatrice le decisioni riguardanti il numero di cariche esplosive da predisporre e le modalità di salvaguardare gli alberi in fase di trapianto? E se così fosse, come è possibile che ciò non sia già stato calcolato in sede di studi e di preventivazioni?
7 Corrisponde al vero che non è stato eseguito alcuno studio, se non generiche dichiarazioni di fattibilità, sulle operazioni di trapianto delle essenze arboree di pregio radicate nel parco? E se così fosse, come è possibile stanziare 95.000 € per operazioni che presentano un grande margine di incertezza?
8 Corrisponde al vero che la Fondazione Paolo VI, semplici cittadini, professionisti noti del territorio abbiano segnalato da tempo l’esistenza di crepe nei muri della Chiesa del ‘600 dell’Annunciazione, distante50 metridal luogo dove verranno fatte brillare le cariche esplosive? E se ciò fosse vero, non è lecito il dubbio che possono causare problemi all’edificio storico? E se ciò fosse vero, di questo sono state informate le Sovraintendenze competenti? Sarebbe inoltre interessante che i progetti inviati alle Sopraintendenze per le autorizzazioni fossero resi pubblici e noti.
Ma al di là e al di sopra di questi quesiti, vorrei una risposta ad una semplice domanda che tutti i varesini si fanno: ma si mette in piedi tutto questo per soli 91 – dico novantun posti auto – ? Si pensa veramente di risolvere con questa miseria – che ci costerà una fortuna – il problema dell’accessibilità al Sacro Monte?
Anche queste legittime perplessità, frutto non di menti sovversive, ma di cittadini dotati di buon senso, necessiterebbero – sempre “carte alla mano” – una doverosa e dovuta risposta.
La nostra raccolta firme e adesioni continuerà – tempo permettendo – nella giornata di sabato 19 sempre sotto il Garibaldino e a Pasquetta sempre davanti all’Arco della Prima Cappella.
Grazie e una serena Pasqua a tutti
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