Se durante la Quaresima abbiamo ascoltato la solitudine, la tristezza, la preghiera e il fiducioso abbandono di Gesù al Padre, nel giorno di Pasqua dobbiamo ascoltare l’annuncio della Chiesa. Ecco le parole del Papa: Gesù Cristo ti ama, ha dato la sua vita per salvarti, e adesso è al tuo fianco ogni giorno, per illuminarti, per rafforzarti, per liberarti” (Evangelii gaudium, 164).
La Pasqua è passaggio. Non sono solo i toni della predicazione, i colori dei paramenti e il ritmo dei canti a cambiare: è la nostra vita perché Lui è vivo al nostro fianco per illuminare, rafforzare, liberare. Lui che ben conosce le tenebre, la debolezza, le catene e la morte. Lui che ci ha insegnato a conoscere le nostre tenebre, debolezze, schiavitù. Lui è qui, vivo, accanto a noi con il suo amore per illuminare, rafforzare, liberare.
Scusate le ripetizioni, ma non vogliamo che ci accada come ai discepoli che non credevano per la gioia, che dubitavano di avere dinanzi un fantasma (proiezione dei loro desideri?), che si allontanavano da Gerusalemme, turbati da quell’annuncio ma incapaci di lasciarsene cambiare il cuore.
Sì, perché se Lui è vivo qui accanto a noi dobbiamo fargli spazio nel nostro cuore, farlo agire con le nostre mani, fargli trasformare il nostro sguardo, fargli plasmare i nostri sentimenti perché sia luce, forza, libertà nel nostro cuore, nella nostra vita, nelle nostre relazioni.
Certo si tratta di una luce strana: è scaturita da un sepolcro. Certo, si tratta di una forza strana: agisce con mani, piedi, fianco piagati. Certo, si tratta di una libertà strana: la libertà dalla paura della morte che ci rendeva schiavi del peccato (cfr Lettera agli Ebrei 2, 15), non dalla morte.
Una luce dunque che promana dalla morte per tutti: raggiungere e “risplendere su quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra di morte” (Luca 1, 79). Una forza grande ma sofferente, grande nella sofferenza e nella debolezza: “perciò mi compiaccio nelle mie debolezze, negli oltraggi, nelle difficoltà, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: infatti quando sono debole allora sono forte” (2 Corinti 12, 10). Una libertà da accogliere ogni giorno per amare ogni circostanza della vita ed abbracciare la fecondità dell’amore contro la sterilità del nostro egoismo.
Luce “alla cui luce vediamo la luce” (cfr Salmo 36, 10) ed ogni seme di luce e di vita nuova che germoglia nel nostro cuore; forza perché “ha addestrato le mie mani alla battaglia” contro il male e il peccato; “mi hai dato il tuo scudo di salvezza, la tua destra mi ha sostenuto e mi hai fatto crescere” (Salmo 18, 35-36); libertà e appartenenza: “io sono tuo servo, figlio della tua schiava: tu hai spezzato le mie catene” (Salmo 116, 16).
Potremmo continuare a scrivere di luce, forza, libertà, ma non sia mai che le nostre parole rubino lo spazio del silenzio, il luogo dell’incontro con Colui che è vivo accanto a noi. Taciamo dunque per dimorare nello spazio del silenzio e dell’intimità aperto dall’annuncio della Chiesa e che ci apre all’incontro con i fratelli. E sia Pasqua, vita nuova, canto di Alleluia.
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