Stadio Franco Ossola di Masnago. Allenamento pomeridiano del Varese con la puntualmente necessaria assistenza di chi scrive per esigenze in rosa (Gazzetta dello Sport).
Sostanzialmente un paio d’ore barbose vuoi in versione di esercizi atletici, vuoi dei quattro calci al pallone. Un po’ meno per la partitella infrasettimanale dalla quale, peraltro, non ho mai capito bene come facciano gli allenatori a ricavare nozioni in vista del successivo impegno in campionato. E per i giornali quasi sperare che qualcuno si faccia male (se è poco è meglio ma, comunque, la notizia c’è) e poi – di simpatico – chiacchiere con l’allenatore e con i giocatori da trasformare in, più o meno interessanti, interviste.
Così per anni. Quando in epoca triste (giorni colantoniani) compare, ai bordi del campo, un ragazzino in tuta presente ad ogni (sottolineo l’ogni) allenamento. Fa da spettatore e basta. Ad un certo momento, vista la costante presenza, qualcuno decide di sfruttarne l’interesse e con manovra utilitaristica (non si dimentichi il periodo ed il “tipo” di conduzione societaria) gli si pianta in mano un po’ di tutto da portare, dagli spogliatoi, dal magazzino, in campo ivi compreso il secchio con l’acqua “benedetta”. Quella che, raccolta con una spugna, fa resuscitare anche i morti in campo, sana gambe apparentemente fratturate e altro di simile.
Sconosciuto anche nel nome il ragazzino viene invitato all’azione con un più che mai generico “tu”.
Con il passare del tempo la genericità si affievolisce e spunta un nome: Beppe. Si chiama Beppe, probabile diminutivo di Giuseppe.
Non si può che pensare che sia non tanto un appassionato di calcio ma, piuttosto, uno sfaccendato quanto a lavoro e quanto a studio. Poi si saprà che, con il cognome di Marotta riceverà il “Cairolino d’oro” riconoscimento a chi, avendo frequentato il Liceo Ginnasio “Cairoli” abbia, poi, avuto modo di distinguersi nella vita. Infine la prestigiosa presenza al’Università dell’Insubria, ricevuto dal rettore Coen Porisini e intervistato da Gianni Spartà.
Tornando all’immancabile presenza di Beppe al Franco Ossola non resta che pensare che sacrificasse il sonno allo sport studiando di notte quello che di giorno non aveva modo di studiare restando perennemente ai bordi dei campi.
Fatto si è che il ragazzo dall’impugnare il manico del secchio, ad un certo momento, si troverà ad impugnare lo scettro del comando della società succedendo al ligure (solo di provenienza) sulla poltrona presidenziale così come se niente fosse con un colpo di bacchetta magica del suo predecessore.
Un colpo che si trasformò, immediatamente, in notevoli perplessità e timori per chi conosceva anche la situazione societaria di quel momento che, come ora tutti sanno, di rassicurante non aveva proprio nulla. Forse l’ultimo ad avere l’esatta percezione fu proprio il Marotta che solo con un certo ritardo dovette prendere cognizione di quale esplosivo fosse nascosto sotto la sua non tanto appetibile poltrona. I particolari sono noti e non è il caso di riproporli.
Non sempre capita a chi anche solo per passione abbia corso un grosso rischio di superarlo e conquistare successo. A Beppe Marotta è capitato. E a Varese la soddisfazione è stata di tutti.
Dalla Samp alla Juve un grande volo fatto solo eventi positivi.
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