Pietro Macchione nel libro Varese, Kursaal e Palace Hotel narra con garbo le vicende che portarono alla trasformazione del colle dei Campigli da zona arbicola e incolta a zona turistica fruibile e fruita da una clientela ricca ed esigente di panorami gradevoli, di luoghi ameni e salubri. Non a caso il colle si dipana sulla medesima traiettoria dell’altro colle di Bosto ove più avanti nel tempo sarà ubicata la colonia elioterapica. Lo stile colloquiale e molte conferme fotografiche rendono piacevole la lettura e offrono uno spaccato della vita varesina di inizio Novecento che solamente i varesini doc, con nonni o bisnonni desiderosi di raccontare, già hanno appreso in casa.
L’incipit della storia è collocato nel 1906, in quell’epoca che tanti definiscono del Liberty e altri chiamano Belle epoque mentre pochi ricordano come età giolittiana, il periodo più fecondo e fruttifero forse dell’intero XX secolo per il nostro Paese che, completata l’unificazione, era proiettato verso un’esplosiva crescita industriale.
Nel 1906 infatti tra aprile e novembre si svolse a Milano l’Esposizione Internazionale: l’evento fu preceduto dall’inaugurazione del traforo del Sempione che collegava Milano a Parigi e apriva la via a una forma di turismo internazionale che faceva del treno il mezzo di locomozione privilegiato; la presenza sul territorio della tratta Milano – Saronno – Tradate – Varese – Laveno favoriva un potenziale sviluppo dell’industria turistica, già ipotizzata in passato da Carlo Maj: “Vi immaginate che cosa farebbero gli albergatori svizzeri in una zona così?”.
L’Associazione Nazionale per il Movimento dei Forestieri voluta da Giolitti e costituitasi a Roma nel 1903 per favorire le iniziative turistiche, fece da volano ai varesini decisi a non “lasciarsi assolutamente sfuggire la propizia occasione della Mostra Universale di Milano” per creare strutture destinate al soggiorno della clientela più danarosa: se ogni forma di industria veniva favorita, l’industria del turismo era privilegiata; fu questo motivo che spinse il Comitato Varesino dell’Associazione, che a Varese si era costituita nel 1907, ad acquistare ben 85.000 metri quadri del “colle detto del Campiglio” per “realizzarvi qualcosa di sorprendente”.
Davvero sorprendente era il progetto Eliso dell’ingegner Gaetano Moretti: un Kursaal, secondo i canoni della moda del tempo, con ristorante, albergo, casinò, teatro, sale per conferenze, auditorium per concerti, sala da ballo e impianti per gli sport più alla moda, tennis tiro a volo e pista di skating.
Tale progetto di cui si conservano i disegni – i documenti delle pratiche edilizie sono nell’archivio comunale di Varese – preceduto da quello più contenuto dell’architetto Giuseppe Pagani, fu abbandonato per un terzo faraonico progetto realizzato da Arch. Sommaruga & ing. Macchi Studio Tecnico. Il sodalizio tra i due professionisti rappresenta una svolta di notevole importanza, perché l’ingegnere era membro della Società dei Grandi Alberghi Varesini e l’architetto era considerato il massimo esponente del liberty a Milano: grazie al loro operato il nome di Varese sarebbe entrato nei grandi circuiti del turismo internazionale.
Nel clima ottimista ed effervescente dell’epoca giolittiana prende corpo la storia del sodalizio tra Sommaruga e Macchi e la Società dei Grandi Alberghi Varesini e il Comitato Varesino dell’Associazione Nazionale per il Movimento dei Forestieri col gruppo di imprenditori privati che “…decisero di investire e di mettere a disposizione della città ingenti risorse” per realizzare “un’azienda turistica” che avrebbe dovuto dare molti riscontri economici attraverso l’edificazione del Kursaal, della funicolare, del Palace Hotel.
Una ricca galleria di immagini e numerosi documenti che Macchione ha reperito nell’Archivio storico comunale, miniera inesauribile di notizie sul passato cittadino consentono di seguire passo passo la cronaca della realizzazione del progetto: si prende atto della campagna di stampa, si leggono i verbali delle riunioni della Società e gli elenchi delle quote versate dai singoli membri e gli articoli comparsi sui quotidiani locali che seguivano tutte le operazioni connesse all’edificazione del complesso e della funicolare che, partendo dalla via che collegava Varese e Masnago, saliva al colle Campigli; si leggono i menù e gli elenchi dei prezziari delle camere dell’Hotel, i programmi e i biglietti d’invito degli spettacoli, gli elenchi degli ospiti e i programmi delle “passeggiate nel territorio”…
Un mondo affascinante che pareva poter continuare all’infinito e che invece sarà travolto dai due conflitti mondiali. In particolare durante la Seconda Guerra Mondiale il Grand Hotel fu sede di una sezione ospedaliera per feriti e convalescenti. La vicinanza all’Aermacchi ne fece un bersaglio incolpevole degli alleati. I bombardamenti minarono le strutture e portarono alla demolizione di tutto il complesso degli edifici sorti sul Colle Campigli, eccetto il Grand Hotel che, visibile ancor oggi, dà un’impronta alla città di Varese. La storia non è conclusa: i festeggiamenti per il centenario dell’inaugurazione del Palace si sono appena conclusi e si fanno già progetti per un rilancio della struttura.
Per i cultori di storia locale è davvero un tassello importante.
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