Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Cultura

ARCHIVISTI DI PADRE IN FIGLIA

SERGIO REDAELLI - 11/04/2014

“Chi fùor li maggior tui?”. Così Farinata degli Uberti nel X Canto dell’Inferno apostrofa Dante. Emblematica richiesta, che dell’esperienza individuale ci porta a collocare l’avventura umana in un più ampio quadro di memoria familiare, sociale, professionale, cittadina, nazionale. Con queste parole Pierluigi Piano, ex direttore dell’Archivio di Stato di Varese, introduce la monografia della Società Storica Varesina intitolata “L’archivio Della Porta-Bozzolo di Casalzuigno”, curata da Stefania Peregalli con il consueto, elegante coordinamento editoriale di Marco Tamborini. L’archivio racconta quattro secoli della storia della Valcuvia e del Varesotto, in generale, attraverso le vicende della villa e di chi l’ha abitata.

“Le famiglie Della Porta e Bozzolo – spiega la curatrice del volume Stefania Peregalli, archivista e figlia d’arte che ha inventariato i documenti – sono state per quattro secoli ceto dirigente e nobiliare, hanno gestito importanti patrimoni fondiari e conservato la traccia documentaria e le testimonianze del cambiamento della Valcuvia dal sedicesimo al ventesimo secolo. Dalle carte della famiglia Bozzolo in particolare, che hanno un taglio più letterario, emergono le figure che amministrarono i beni e il racconto di come si viveva in villa a Casalzuigno e a Milano, dove la famiglie risiedevano per una parte dell’anno. Grazie all’inventario di ciò che è conservato in archivio, gli storici potranno approfondire le ricerche sui paesi della valle, sulla gestione dei fondi e la cultura locale”.

Non è stato un lavoro facile. Gli archivi privati si distinguono da quelli pubblici perché ognuno raccoglie le carte con criteri personali e quello di Casalzuigno aveva un certo ordine con cui si trovava nella villa al momento dello spostamento. Abbiamo fatto la mappatura fascicolo per fascicolo e spostato le carte secondo un titolario creato ad hoc. Alla fine sono emersi tre blocchi di documenti che si riferiscono alla famiglia Della Porta dal 1451 al 1816, al passaggio delle famiglie Ferrari, Carpani e Richini nella proprietà della villa fra il 1813 e il 1880 e il blocco della famiglia Bozzolo (1790-1975). La catalogazione ha richiesto più di due anni di lavoro e ha rivelato documenti spesso belli da vedere e pieni d’interessanti dati sul territorio, sulla villa, l’arte e i personaggi coinvolti.

Il tutore di Gian Angelo III Della Porta, allora minorenne, elencava nei libri contabili le entrate e le uscite della cassa con le liste della spesa e i dettagli della vita che il “giovin signore” conduceva a Casalzuigno nei primi decenni del XVIII secolo. È uno spaccato di “dolce vita” campagnola. Gian Angelo, orfano a quattordici anni e sotto tutela fino a venti, non si faceva mancare niente. Viveva tra Milano e Zuigno, di tanto in tanto si assentava per ragioni di studio o per prendere i bagni nelle stazioni termali alla moda. Studente al collegio di Brescia, si faceva spedire grandi quantità di cioccolato di cui era ghiotto e arrivò al punto d’acquistare due macchine casalinghe per produrlo. Comprava spesso maroncini e mostazzini della Maddalena, marzapane, tabacco di Siviglia e millefiori di Torino.

Era abitudinario e di gusti ricercati. Acquistava scatolette d’avorio e d’argento per il tabacco, leggeva la Gazzetta di Milano, si procurava libri, cerini e biglietti per l’opera, per lo zoo e per le estrazioni del Lotto. Trascorse una tranquilla e agiata giovinezza e sposò la contessa Isabella Giulini che gli diede sette figli maschi. La sua famiglia, originaria della Valtravaglia poi stabilitasi a Milano, aveva acquistato i terreni intorno a Zuigno nel Cinquecento e ne aveva fatto una piccola corte di campagna. Ospitava spesso amici di Milano e Varese, organizzava feste e banchetti e la villa, pian piano, s’arricchì di terrazze e giardini, galleria, tempietti, saloni d’onore, fontane e cappella privata. Le camere avevano soffitti a cassettoni dipinti e i saloni erano affrescati, si faceva musica nella sala del clavicembalo, si giocava alle bocce in giardino e la sera teatro all’aperto.

“Nel Fondo della famiglia Bozzolo – aggiunge la ricercatrice – emergono le attività personali di una serie di figure femminili che hanno gestito il patrimonio e nutrito interessi storici e archeologici; e di mariti che hanno lasciato scritti e corrispondenze. Di rilievo è la figura di Camillo Bozzolo, scienziato e senatore del Regno, già studiata in un convegno nel 2002. Personalmente mi sono affezionata alle sorelle Teresa e Carlotta Bozzolo che vissero all’inizio del Novecento. Allora ragazzine, chiamarono un esperto da Torino per aiutarle a redigere il catalogo e riordinare la biblioteca. Teresa poi si occuperà di amministrare i beni e di conservare l’archivio, Carlotta, nubile, studierà la vita della valle e i ritrovamenti archeologici nella frazione di Aga, scriverà la prima storia della villa e della famiglia Della Porta”.

Si diceva di Stefania Peregalli figlia d’arte: il padre, lo storico Giancarlo scomparso nel 2002, fu il responsabile del Consorzio archivistico n. 7 di Laveno Mombello (la prima associazione archivistica tra i Comuni), poi Servizio archivistico della Comunità montana della Valcuvia. Da storico pubblicò fra l’altro gli studi sulle pergamene di San Lorenzo, la chiesa plebana di Cuvio e il Liber Mensorarum della Chiesa di Como, un testo medievale di notevole interesse. Fu lui a segnalare la straordinaria importanza dell’archivio Bozzolo e il testimone ora è stato raccolto dalla figlia Stefania, quarant’anni, laureata in lettere e specializzata in storia medievale, diplomata in archivistica e paleografia, esperta della Comunità montana delle Valli del Verbano e già autrice con la collega Lavinia Peloso del riordino dell’archivio del pittore Innocente Salvini.

Stefania sorride con un filo di commozione: “È vero, questo è ormai diventato un lavoro di famiglia, mio padre lo iniziò negli anni Ottanta grazie all’amicizia con Carla Bozzolo quando la villa fu donata al FAI e l’archivio fu depositato nella sede del Comune di Casalzuigno. Il 25 agosto 1984 l’archivio fu dichiarato di notevole interesse storico con un atto della Soprintendenza artistica della Lombardia, che preservava il Fondo da dispersioni e smembramenti. Papà amava dare assistenza agli studiosi che si rivolgevano a lui ed ebbe sempre presente l’obiettivo di inventariare le carte, ma solo nel 2008 si trovarono i soldi per compiere il lavoro con il contributo di ventimila euro della Fondazione Unione banche italiane onlus”.

L’archivio è composto da centododici cartelle di documenti conservate nel comune di Casalzuigno. A essi bisogna aggiungere i duemila volumi della biblioteca della villa, che vanno dal XVI al XX secolo, con preziosi libri soprattutto del Settecento. La sistemazione in due luoghi diversi è la soluzione più adeguata? “Non c’è dubbio che la documentazione costituisca un corpo unico e sarebbe meglio tenerla insieme dal punto di vista storico – risponde l’archivista – ma dal punto di vista strutturale bisogna fare i conti con l’umidità e il clima della villa e il deposito in Comune è preferibile anche per la consultazione”.

 

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login