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Opinioni

IL VALORE SOCIALE DELLA SCUOLA

LUISA OPRANDI - 04/04/2014

Quando si parla del valore sociale della scuola non ci si riferisce prevalentemente alla cura e alla tutela di ragazzi e bambini in difficoltà, che nel sistema di istruzione trovano forme e certezze di miglioramento e crescita umana e culturale. L’attività didattica può infatti anche diventare occasione per rafforzare il valore della solidarietà e superare i limiti dell’individualismo verso il quale il sistema sociale tende a spingerci.

In gergo si parla di “apprendimento cooperativo”, vale a dire mutua collaborazione tra pari che si accettano e non si scelgono come “compagni di squadra”, si aiutano e, superando ogni divisione, cercano assieme la strada per conseguire un comune obiettivo. L’esperienza in molte realtà scolastiche è viva da diversi anni, soprattutto nei livelli della primaria e della secondaria di primo grado. Fatica maggiormente ad essere considerata opportunità utile nei corsi delle superiori, schiacciata dall’idea comunemente diffusa che questa proposta possa essere in qualche modo antitetica ai parametri valutativi tradizionali del sapere e conoscere..

I giovani, che dai quattordici ai diciannove anni passano la loro quotidianità nelle aule di una scuola, vivono la relazione tra coetanei e con gli adulti che li affiancano, dentro un sistema di rapporti che definisce ruoli ben distinti: il docente che insegna e l’alunno che apprende. Difficile per molti pensare ad un cambiamento di prospettiva, prevedendo che imparare possa anche essere frutto di collaborazione e condivisione tra i soli studenti. Che equivarrebbe a dire che, in alcune situazioni, l’insegnante accetta di farsi da parte, lasciando agli alunni di una classe il compito, didattico a tutti gli effetti, di prendere consapevolezza delle proprie rispettive competenze e difficoltà, valorizzando le prime e non sentendo come limite insormontabile le altre.

In particolare mettere in atto strategie di apprendimento cooperativo significa responsabilizzare gruppi di alunni al raggiungimento di un obiettivo condiviso, favorire un interscambio di specifiche competenze diversificate ed accogliere come stile relazionale ed operativo le modalità dell’ascolto, dell’accettazione del punto di vista altrui e della messa a disposizione solidale di ciò che si è e si sa fare.

Parlare di mutuo insegnamento tra studenti significa non solo recuperare la grande tradizione che deriva dalle proposte pedagogiche di Dewey, Lewin, Piaget, Vygotsky o di tutta la ricerca compiuta a partire dagli anni Sessanta allorché il tema del cooperative learning venne considerato elemento fondamentale non solo del sistema scolastico e del nuovo modo di “fare scuola”, ma della società postmoderna.

La scuola è dunque occasione di crescita della dimensione sociale della cittadinanza attiva e responsabile ogni volta in cui contribuisce a maturare il senso di naturale partecipazione a quanto accade nel contesto di appartenenza. Senza sentirsi mai estranei o fuori dai giochi. È dunque possibile imparare nell’attività scolastica a equiparare il proprio contributo e quello di un compagno in difficoltà perché ugualmente importanti per la realizzazione di un percorso condiviso e la conclusione positiva di un progetto. Così come è utile formarsi sapendo accettare i tempi e i limiti propri e altrui, ridimensionando ogni possibile velleità di superiorità. Aiuta a crescere come cittadini responsabili, ad imparare a fermarsi per aspettare il ritmo di un altro, ad accettare il fatto che sia possibile apprendere anche da chi la società, secondo relativi parametri di prestazione, valuta meno capace.

Riconoscere il valore sociale e politico dell’attività scolastica significa dunque fare i conti con tutto ciò che investe la persona e la sua formazione collettiva. Nelle realtà quindi in cui sono in atto strategie di apprendimento cooperativo vuole dire perciò che il mondo della scuola sta prendendosi a cuore il destino comune di domani. Dietro i banchi nelle nostre aule siedono coloro che saranno le donne e gli uomini che guideranno le sorti delle comunità in cui viviamo e segneranno la strada lungo la quale migliorare e fare progredire il territorio e il Paese. Ad occuparsi del bene comune in modo sussidiario, solidale e gratuito si può pertanto apprendere a scuola. Questa dovrebbe e potrebbe essere infatti la palestra formativa di ogni politico.

 

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