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Lettera da Roma

L’ESPERIENZA DI “COMETA”

PAOLO CREMONESI - 28/03/2014

È curioso che sia uno che abita a settecento chilometri a scrivervi di “Cometa”, una esperienza straordinaria, nata e cresciuta a Como, ventinove chilometri da Varese. Ma la vita non la decidiamo noi: è fatta di incontri spesso imprevisti. Ed il bello è proprio lì. Sabato scorso Erasmo Figini è venuto a raccontarne la storia al centro Esquilia, un oratorio educativo realizzato da Don Sergio Ghio, per ragazzi delle scuole medie e superiori a poche centinaia di metri da Santa Maria Maggiore.

Nel 1986 Erasmo, stilista di fama internazionale, sta attraversando un grande dolore dovuto a un grave fatto personale. Ha la possibilità di incontrare, grazie a comuni amici, Don Giussani. Gli domanda il significato di quanto accade nella sua vita: “Il dolore è la sapienza del cuore – risponde l’iniziatore di CL – nell’oggettività della tua domanda, c’è la risposta di Cristo”. Colpito dalle parole del sacerdote, torna a vederlo insieme al fratello Innocente, affermato oculista. Sino ad allora i due non erano cattolici particolarmente osservanti.

“Giussani – racconta Erasmo – colse il desiderio che c’era nei nostri cuori e ci invitò a farne esperienza dicendo: andate a vivere insieme e realizzate non un’opera di carità ma di comunione. Con una raccomandazione, continuate con impegno la vostra professione”. D’altronde cinque anni prima il loro padre morendo non aveva raccomandato: «L’importante è che viviate in comunione?».

Erasmo e Innocente decidono di unire le loro due famiglie (erano già sposati) e andare a vivere insieme. Non hanno per nulla le idee chiare su cosa attendere dal futuro. Un giorno ricevono la telefonata di un prete: «Potreste ospitare per qualche tempo un ragazzo in difficoltà?». Comincia così, quasi per caso, una storia che ha portato a quanto esiste oggi.

I fratelli Figini si trovano presto a dover gestire qualcosa di molto più grande di quello che avevano immaginato. Altre due famiglie si aggiungono al nucleo originario. Sono ora così in quattro coppie a farsi carico di una settantina di ragazzi a loro segnalati da istituzioni o amici. Intorno a “Cometa” nasce una scuola professionale, la Oliver Twist, che recupera e valorizza l’artigianato comasco, un centro diurno che accoglie ogni giorno centoventi ragazzi, una rete di una sessantina di famiglie affidatarie, un ‘team’ di volontari che presta la sua opera presso l’Associazione. Le madri di famiglia si trovano la mattina presto a pregare. In una sala padronale intorno a un grande tavolo di legno ragazzi e genitori mangiano insieme.

I servizi principali, realizzati anche tramite una serie di convenzioni con Enti pubblici, vanno dall’accoglienza residenziale, all’affido diurno, al nido famiglia al pronto intervento per situazioni di particolare urgenza, al supporto scolastico ai ragazzi della scuola dell’obbligo, alla sperimentazione di percorsi di apprendimento individuali, a percorsi di sostegno a minori affetti da sindrome autistica e alle loro famiglie, alla promozione di attività sportive a scopo educativo (calcio, calcio a cinque, atletica leggera, nuoto) rivolte ai ragazzi delle scuole del territorio.

La vecchia cascina, completamente rifatta, che ospita la sede è un luogo di singolare bellezza. “Ogni particolare è curato e nulla è lasciato al caso – racconta ancora Erasmo – tanto che abbiamo istituito nell’arco della giornata un ‘ora di “tutto è per te”, materia in cui si insegna ai ragazzi a riparare immediatamente quello che si rompe, a pulire, a prendersi cura anche della fermata del bus di linea di fronte alla scuola”.

Spiega che non ci sono metodi particolari per aiutare i ragazzi che arrivano: «L’unica posizione è una passione autentica per la loro vita». L’ approccio con questi ragazzi non è facile, così come non lo è la quotidianità. «Ma avere un figlio in affido – spiega Erasmo – aiuta a capire che tutti i figli, anche i tuoi naturali, non sono nostri, ci sono affidati».

Due elementi mi colpiscono della testimonianza. Che questo universo di opere è nato da un piccolo sì detto davanti a un sacerdote. E che questo sì non ha avuto bisogno di cancellare nulla della realtà. Tanto che la professione dei fratelli Figini è diventata veicolo per coinvolgere altri imprenditori conosciuti, come il numero uno di Vodafone Colao, che aiutano “Cometa” a svilupparsi.

Durante le invasioni barbariche gruppi di cristiani decisero di salvare la persona e difendere quel poco di bellezza che ancora restava, mettendo al centro di un’opera la preghiera e il lavoro. Ne nacquero i monasteri. L’esperienza di “Cometa” non ha nulla di diverso da quell’intuizione. A ventinove chilometri da Varese.

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