Sognavo di studiare per diventare ingegnere minerario, poi ho optato per fare il detective, poi ancora per andare missionario e infine sono sfociato nel giornalismo perché mi piaceva scrivere e scrivevo bene o almeno presumevo di farlo. Durante la stagione liceale con altri coetanei abbiamo fondato un mensile: il titolo era “Blue jeans”. Tanta passione e tante polemiche fra i redattori su quello che si doveva e come si doveva scrivere.
Poco dopo i vent’anni mi sono avvicinato alla politica, alla politica militante nel partito socialista, sede via Piave 1. Piano piano mi sono occupato totalmente del settimanale “Il Nuovo Ideale” che aveva una lunga storia alle spalle, lotte operaie, scioperi, sofferenze, sconfitte. Analisi politiche, inchieste, impaginazione, titolazione, tipografia (la Tecnografica della famiglia Marocco, in piazza Beccaria). Una robusta esperienza animata dal vigore di un entusiasmo ideologico che mi faceva vedere imminente il sorgere del “sole del socialismo”!
Un giorno si è presentata l’occasione per trasferirmi a Milano, all’Avanti! che si stampava nel Palazzo dei Giornali a piazza Cavour. Una grande occasione per chi sogna di lavorare in un quotidiano nazionale con tutto quel che segue. Ho un ricordo incancellabile per l’atmosfera di colleganza, per la caratura dei colleghi, alcuni dei quali di alta professionalità destinati ai fasti di grandi quotidiani, per la possibilità di godere dei fermenti culturali del tempo quali il Piccolo Teatro (conoscere Grassi e Strelher), la Scala (il sovraintendente Ghiringhelli, di terra varesina), il mondo dell’industria i Falck, i Pirelli, l’Alfa Romeo, i teatri, le gallerie d’arte, i musei, i giocatori dell’Inter e del Milan, il Centro delle Stelline, Alemagna, Motta, il Duomo e tanto tanto altro. Nomi tantissimi e luoghi innumerevoli.
Conosci questi e quelli, li frequenti, il giro si allarga e incocci la persona giusta, quella che sa e può, e ti dà una mano per entrare a”Il Giorno” che in quegli anni Sessanta godeva di popolarità e di prestigio. E così raggiunsi via Fara sede del giornale dove mi fecero un contratto di collaborazione. Non va sottaciuta una esaltante esperienza di sindacalista, quale segretario generale aggiunto provinciale della Camera del Lavoro di Varese che si trovava in via Magenta, in una palazzina con pretesti barocchi. Una vicenda esaltante che mi ha aiutato a consolidare la mia formazione.
Nel 1967 ho avuto l’occasione di leggere su un quotidiano la notizia che si sarebbe svolto un concorso alla Rai per radiotelecronisti. Eccitazione, cosa fare, come andrà, dove andrò, dovrò cercare qualcuno che conosce i meccanismi dell’ente radiotelevisivo e tanta insonnia. Seppi poi che c’era una lista già pronta con i nomi dei primi dieci vincitori. Finì che mi accodai a quelli che venivano dopo i dieci giornalisti e mi fu comunicato che ero stato assunto…a Genova, no a Genova no perché ci fu il veto di una parte politica che si rifaceva alla DC, a un ministro importantissimo che non voleva “un socialista” fra le gambe! Allora decisero per la sede di Milano, corso Sempione, per il settore radiofonico. Ricordo con affetto Italo Uggeri, un caporedattore impagabile, onesto, retto, un cattolico democratico che mi aiutò molto. Occorre ricordare che la lottizzazione era tracimante e se non eri “dentro” navigavi su flutti procellosi. Entrare in Rai non era una cosa impossibile ma ti accorgevi subito che se non eri della cerchia ti trovavi a vagare nei corridoi, dopo che ti avevano dato una scrivania e una mazzetta di giornali da leggere (e meno male che c’erano quelli!).
Si evidenziavano i ruoli primari per i democristiani di fede dorotea-fanfaniana, quelli secondari per i donatcattiniani e morotei e terziari per la sinistra democristiana. Ruoli subalterni a liberali, socialdemocratici e repubblicani. Marginali per i socialisti fino all’avvento di Craxi e dell’accordo con la DC. Se si era craxiani godevi della greppia piena, se gravitavi fra i manciniani e la sinistra socialista raccattavi le briciole.Per i comunisti c’era la lettura dei quotidiani fino a quando si profilò un governo di solidarietà nazionale studiato da Moro e Berlinguer.
Il direttore del TG1, Willy de Luca (che era stato notista politico a Il Giorno) dopo il mio trasferimento a Roma a via Teulada 66 alla fine del 1968, mi affidò in alternanza con Gustavo Selva, Giuseppe Vannucchi, Alberto Michelini, Claudio Angelini (tutti Dc) la conduzione del TG delle 13.30.
Da lì si è dipanata la mia storia al telegiornale della Rai che aveva un ascolto che si aggirava sui 12-13 milioni di telespettatori, una storia ricchissima di accadimenti, di aneddoti, scontri politici, rivalse, ritorsioni, amarezze, delusioni, delazioni ma pur sempre una trentennale meravigliosa stagione della mia vita vissuta fra le mura della magica via Teulada, fra tecnici straordinari, studi suggestivi, telecamere, lucette rosse, dirette su fatti nazionali e mondiali, nei semplici locali della redazione, con la convinzione che c’eri anche tu a fare la grande storia della RAI.
Seguendo una tradizione oramai consolidata, il Consiglio dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia ha festeggiato anche quest’anno gli iscritti da almeno 50 anni al nostro Ordine professionale, con una medaglia di riconoscimento alla carriera, conferita la mattina del 26 marzo subito dopo l’Assemblea generale al Circolo della Stampa (Corso Venezia 48 – Milano). Liliano Frattini è stato tra i colleghi premiati. Questi gli altri: Grazia Ambrosio, Anna Aroldi, Mario Bardi, Maria Amalia Cefis, Mario Costa, Luigi De Fabiani, Renzo Di Rienzo, Fabio Felicetti, Ida Fenili Santini, Marco Fini, Alberto Gazzoli, Carlo Grandini, Giovanni Locatelli, Alberto Longatti, Giuseppe Lucchelli, Guglielmo Milani, Lido Picarelli, Romani Gian Riccardo, Giorgio Rossi, Galeazzo Santini, Salvatore Sicilia, Mario Spreafico, Clara Giuseppa Vasques, Giancarlo Zilio e Zelio Zucchi.
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