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Editoriale

COMUNICARE

GIAMPAOLO COTTINI - 28/03/2014

Papa Francesco è un personaggio ormai noto ed amato in tutto il mondo ed è oggetto di informazione e popolarità mediatica più di ogni altro leader a livello planetario, tanto da diventare persino l’oggetto di un magazine interamente a lui dedicato (è uscito da poco in edicola il rotocalco “Il mio Papa”!). Perciò quando richiama a fondamentali criteri etici dell’informazione sa di parlare anche a dei giornalisti che raccontando di lui possono dare una cattiva informazione. Da qui il richiamo a cercare verità, bontà e bellezza in ogni notizia evitando giudizi affrettati, rifiutando valutazioni morali superficiali, non nascondendo il bello dietro le apparenze. Ma soprattutto evitando la diffamazione, la calunnia, collegate ad una disinformazione spesso anche in malafede, per entrare nel vivo della realtà per comunicare ciò che fa crescere l’umano.

Il Papa coglie così uno dei fondamentali problemi della nostra civiltà: il conoscere molte notizie, l’avere molti input, l’essere bombardati da mille voci spesso in reciproca contraddizione, la velocità con cui vengono emesse condanne mediatiche e vengono distrutte persone nella loro identità sono un prezzo proprio necessario da pagare alla società della comunicazione universale? Oppure ci sono altri spazi per una seria ricerca di frammenti di verità?

La Chiesa non può dimenticare di essere sempre sotto i riflettori per cui sa di doversi lasciar guardare ed esplorare da occhi non sempre benevoli, perciò la trasparenza e la sincerità diventano virtù necessarie per difendersi da ingiustizie comunicative. L’invito di Papa Francesco ad una professionalità, chiesta anzitutto agli operatori dei media cattolici uniti nella federazione Il Corallo, ha il senso anche di non clericalizzare mai il lavoro dell’informazione. Cercare il bene ed il bello non significa mai mistificare errori compiuti o nascondersi in posizioni difensive: negare l’evidenza non è mai lecito, così come non si può piegare quanto accade dentro puri interessi ideologici di parte.

La Chiesa ha assunto una ferma autocritica su tanti aspetti della sua vita e su questioni inerenti la sua stessa gestione ed organizzazione interna, perciò non ha timore di lasciarsi guardare, ma chiede di non essere parziali o riduttivi nel giudicare. Il Papa non si preoccupa dei commenti alle sue scelte personali e pastorali perché intende proporre agli uomini la lealtà di andare sino in fondo nelle loro azioni per mostrarne il significato. Perciò si devono valorizzare tutti gli aspetti “di rete” offerti dalle nuove modalità comunicative, senza dimenticare però l’elementare rispetto dell’umanità. Occorre poi anche selezionare tra le tante provocazioni quelle che aiutano la crescita della convivenza, dando spazio alle famiglie ed ai soggetti vivi della società perché sia completo lo sguardo su quanto accade. È compito delle tante testate di ispirazione cattolica aiutare la crescita di consapevolezza delle persone, e ciò chiede di confrontarsi sui modelli di giornalismo e fare scelte anche controcorrente, pur di essere “buoni samaritani della comunicazione” nell’accompagnare in un discernimento chiarificatore che non sia frutto della presunzione ideologica di possedere la chiave di lettura di tutti i fatti. Così non si ha paura di entrare nei deserti dell’uomo, ma non per un gusto scandalistico, ma per dare voce a quel sussurro del cuore che cerca la verità e non si accontenta di scandalizzarsi per quel che accade.

Tutto può cooperare al Bene e per questo il Papa si è rivolto ai giornalisti cattolici, non tanto per dettare indicazioni etiche sull’informazione, quanto per richiamare ancora una volta dove è il cuore della fede, cioè nell’incontro con Cristo che muta anche le coordinate del proprio impegno professionale.

Tutto ciò permette di ritrovare l’unità della persona che mai può permettersi di dire mezze verità, di scendere a compromessi sul Bene, di vendere per bellezza ciò che è solo apparenza o superficiale immagine destinata a scomparire. Certamente si apre un enorme spazio missionario per tutti, perché ognuno possa essere più prossimo all’altro, ed il web è strumento per continuare a lavorare su una testata on line come la nostra, perché il campo da arare è grande e comprende l’orizzonte infinito della conoscenza e della comunicazione.

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