Gli anni della pensione, del riposo: vuoi mettere la serenità dopo le battaglie del lavoro, della vita quotidiana!? È vero che un programmino del genere me lo ero fatto, ma poi mi sono accorto che non si smette mai di essere giornalisti: perché ti chiedono un parere, perché ti accorgi che un collega ha commesso un errore e allora ti senti in dovere di avvertirlo, poi c’è sempre qualcuno che ti induce in tentazione. Già, non resisti, ti sembra di ringiovanire e allora cedi e ti metti al computer ed esprimi un parere oppure ricordi tempi che definisci belli, suscitando l’invidia di chi ti legge e magari parli di situazioni che in quel momento erano per te di fuoco.
La pensione, tempo della lettura e in effetti si legge un sacco, ma ti fai il sangue amaro perché ti accorgi che avresti potuto leggere di più nei lunghi anni di giornalismo e che ben diversa sarebbe stata anche la tua preparazione professionale se sorretta da una buona laurea, una di quelle vere, d’antan.
Di un tempo mi sono rimaste alcune passioni, come quelle per la pallacanestro e il calcio. Ecco, quando gli eventi lo richiedono mi piace far passerella come testimone oculare e abbandonarmi a racconti che mi gonfiano ancora il petto. E ringrazio la Varese dei miei nonni, Giovanni Borghi, Mario Lodi che mi ha voluto alla Prealpina. Lo faccio con sincerità e affetto sincero, ma l’età dell’oro dello sport varesino che ho vissuto come cronista qualche ombra me la regala se la accosto alle vicende attuali delle nostre squadre. Il paragone tra le due ere ovviamente è improponibile, ma nei giorni della carestia quanto fanno soffrire le memorie del tempo che fu!
Se poi ci sono fine settimana in cui le nostre squadre toppano tutte e due allora arrivano picchi altissimi di sconforto. Picchi che per me sono da totale, disumana sofferenza dal momento che tifavo per il Milan quando il Varese giocava in quarta serie. In questo crollo collettivo delle “mie” squadre vedo però una discreta tenuta dei vertici delle società varesine, situazione che dovrebbe favorire il loro rilancio. Lo sport professionistico ha anche una notevole valenza di tipo consolatorio: di certo non risolve i problemi che attanagliano la comunità, ma se squadre e atleti del cuore “funzionano” ecco un poco di serenità e magari di entusiasmo non solo per i tifosi. Chiaro che dico queste cose anche per me: da cronista riuscivo a guardare le partite con professionalità, ma oggi, a volte, arrivo a isolarmi per non avere notizie sull’andamento delle sfide, per soffrire di meno e per scaramanzia leggo i risultati solo su Televideo.
Domenica scorsa solo a partita i conclusa ho letto il risultato della Cimberio in TV: l’ho fatto facendo scorrere un libro sugli occhi in modo che potessi leggere prima il punteggio dei pesaresi poi quello dei nostri. Una operazione simile a quella dei giocatori di poker per scoprire se hanno pescato le carte vincenti. Non mi ero accorto di non essere solo: mia moglie che seguiva la scena da qualche minuto, mi ha detto: “Non ti sembra roba da matti ?”. Immediata e sincera la risposta: “Sì!”.
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