Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Lettere

LA NOSTRA MONTAGNA

- 15/03/2014

Anche stamattina i miei pensieri vengono condizionati dall’apertura di RMF. Il primo articolo che apro, opera di Sergio Redaelli, mi mette sotto al naso la fotografia del gigante addormentato che è ormai una spina nel mio cuore di stravecchio varesino. Nonostante la quantità di anni che mi porto sulle spalle ho conservato una buona vista (sopratutto da lontano) e basta un’occhiata  verso la cresta del Campo dei Fiori per vedere quella costruzione testimone dei bei tempi andati irta di antenne che ne fanno una moderna gorgone con i capelli ritti in capo.

Ho letto con attenzione l’articolo, che riferisce i pareri dei progettisti varesini che hanno a cuore il nostro patrimonio ambientale. Avevo già scritto poco tempo fa in proposito, riferendo i miei pensieri e sentimenti in proposito. Mentre i progettisti e pianificatori ragionano con la testa, io dico solo quello che mi esce dal cuore, ma senza voler dare suggerimenti a questi validi professionisti pesco nel passato e mi illudo di essere utile con un ricordo di quei luoghi. Lo dico nella speranza che non mi arrivi una bacchettata: uso il passato perchè questi  ricordi risalgono al dopoguerra, dal 1945 in avanti. Lungo il  percorso che andava dall’arrivo della funicolare (dove un restauro potrebbe già offrire un ristorante-balcone su Varese e sulla Lombardia) , la strada sterrata che si avviava verso  il sentiero che poi portava al Forte d’Orino trovava un alberghetto-pensione  con ristorante o trattoria, ma prima scorreva in fianco a una costruzione dove più volte ho incontrato Don Natale Motta che accoglieva ragazzi di ogni provenienza, sbandati perchè i loro padri erano morti facendosi guerra stando su posizioni politicamente contrapposte.

Nelle diverse ipotesi che Radaelli riferisce ho letto la possibilità di creare centri di aggregazione per giovani, e altre belle cose da offrire a chi volesse fruire della nostra magnifica e salubre montagna. Non ne conosco il livello di degrado, ma un recupero di quelle costruzioni  spero che sia fattibile per gli scopi auspicati e per inserire anche qualche negozietto che possa essere un’attrazione aggiuntiva per i turisti visitatori. Continuando la lettura vedo che l’attenzione, durante l’intervoista a Paolo Zanzi, scivola inesorabilmente sui problemi del Sacro Monte, partendo dalla Prima Cappella e dai suoi parcheggi. Anche su questo sono d’accordo, convinto che la Madonna e il Sacro Monte meritino un punto in più  del Grand’Albergo del Campo dei Fiori e di  quella funicolare.  Ma davanti alle scelte da fare concretamente non mi sembrano giusti i “distinguo” a favore dell’uno e a danno dell’altro.

Il nostro patrimonio montano  è tutto in blocco, e se una porzione viene lasciata al degrado  sarà l’inizio del crollo totale. I fruitori del tetto del Grand’Albergo potranno trovare la sistemazione per le loro antenne nella fascia più “a monte” di un centinaio di metri, piantandole come nuovi moderni alberi  come quello che possiamo “ammirare” percorrendo l’autostrada che corre al fianco di Pisa e sulle colline che la fiancheggiano.  Vedere per credere.

Antonio Golzi.

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login