Dunque non sentiremo più – almeno per un certo tempo – la erre moscia di Davide Cassani commentatore, con tutta la capacità e l’esperienza di uno del mestiere, in tv delle più importanti corse programmate dai più qualificati calendari ciclistici internazionali.
Nel ciclismo i cambi di vertice tecnici sono piuttosto frequenti, quasi una regola raramente collegata a necessità di interrompere periodi piuttosto opachi in fatto di risultati o di eliminare screzi e disaccordi.
Si usa, insomma, anche se, quando le cose vanno bene, si preferisce lasciare tutto come prima senza cambiare proprio nulla.
Ora che tutto andasse per il verso giusto nel settore tecnico – dirigenziale pre Cassani non si può proprio sostenerlo. Ma neanche si potrebbe – con tanta facilità – andare a scovare vizi. La realtà era quelle che era: fatta, cioè, da una notevole mediocrità di uomini a disposizione. Non parliamo di campioni ma neanche di loro parenti poveri. E, in questi casi, pretendere miracoli da chi dirige è del tutto fuori luogo. Manca, insomma, la bacchetta magica anche di esile struttura, smilza e senza fronde ma magica.
Ora che al compito dirigenziale arriva Cassani, quanto a discorso di competenza non è lecito discutere proprio per nulla. Ma che anche lui ci arrivi senza mezzi miracolosi si discute ancor meno. Insomma se il ciclismo nostrano resterà sugli attuali livelli ci sarà ben poco da attendersi. E allora anche il bravo Davide non potrà granché.
Disperare non è, però, mai opportuno. Quello che non è capitato in questi ultimi anni può capitare in pochi giorni.
Se di campioni oggi si difetta non poco non è detto che la strada per arrivare a livelli superiori degli attuali non debba mai considerarsi sbarrata. Nella nursery dello sport sulle due ruote qualche culla vuota e vogliosa di essere riempita di vagiti magari potenti c’è sempre stata e continuerà ad esserci.
Un colpo di fortuna può riuscire equivalente alla mancanza di quella bacchetta di cui si parlava.
E allora attenzione perché se questo si verificasse Cassani avrebbe sicuramente i numeri per curare e sviluppare tutte le doti del neonato. V’è facilmente da credere che, in presenza, del materiale, il nuovo D.T. difficilmente si lascerà sfuggire occasioni propizie.
Tra tante cose, infatti, che faranno rimpiangere le sue assenze televisive vi sono gli interventi di carattere rigorosamente tecnico che davano tutto il peso della sua competenza. Così l’abbondanza di dettagli tecnici precisi e azzeccati anche nei minimi particolari: la tardività di uno scatto in un concorrente, la sensazione di freschezza piuttosto che di stanchezza o viceversa, l’errata impostazione di una tattica.
E mancheranno queste sue ineccepibili considerazioni che davano maggior senso ed interesse alla imprescindibile monotonia di una cronaca.
Ora, però, i suoi compiti si aggraveranno. Dovranno spostarsi dal solo binario della competenza, della conoscenza del mestiere anche a quello della conoscenza degli uomini, del loro carattere, delle loro debolezze e delle loro forze.
E qui il professore dovrà spostarsi dal piano della tecnica a quello della psicologia. La libera docenza dovrà diventare duplice, e non sarà proprio robetta da ridere. Questo sarà il suo banco di prova rispetto a quello scontato della tecnica.
Sarà anche necessario, però, che nessuno, al riguardo, abbia a chiedere, come spesso succede, miracoli. Se avrà i numeri verranno a galla. Se dovessero mancargli riprenderà a deliziarci con i suoi commenti televisivi che sicuramente ci mancheranno.
A costo di una nostra rinuncia gli auguriamo che continuino a mancarci.
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