Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Attualità

MALAONESTÀ QUOTIDIANA

DANIELE ZANZI - 14/03/2014

Una frase buttata lì, un commento scambiato nella fretta del quotidiano possono talvolta – e sicuramente sarà capitato a tutti – portare a considerazioni che vanno ben oltre il detto. Non è necessario leggere libri di filosofia, armati di matita, per evidenziare i concetti che più ti colpiscono e sui quali tornerai magari a riflettere più tardi; talvolta da un piccolo fatto di vita quotidiana o da un incontro al bar possono nascere considerazioni e lezioni ben più profonde.

Da mesi mi sono preso una pausa di riflessione nello scrivere; o meglio, pur desiderando scrivere qualcosa a commento di quanto accadeva nella nostra amata Città Giardino, avevo la sensazione di avere esaurito gli argomenti e l’ispirazione. Mi sedevo al computer, iniziavo a scrivere e poi mi fermavo. Ero come prosciugato; mi chiedevo se veramente valesse la pena di esternare il mio pensiero sui fatti ed i misfatti di Varese. Di certo il mio stato d’animo non era influenzato da timori o paure; solo dubbi sull’utilità di scrivere e di commentare la vita cittadina. Mi domandavo, mentre mi sforzavo di buttare giù qualcosa – e lo scrivere è di certo tra i mestieri più difficili ed impegnativi – se veramente interessasse a qualcuno ciò che stavo scrivendo.

Mi ripetevo e l’ispirazione così se ne andava “ma che scrivi a fare? tanto a troppi non interessa; molti leggono, ma non vogliono veramente ascoltare, al massimo ne fanno qualche chiacchiera da salotto … e poi … contro la malafede, l’arroganza e la presunzione del potere non c’è storia; è una lotta ad armi impari”. Meglio dedicarsi al privato e coltivare il proprio orticello, come fanno in tanti…

Certo, questa abulia e sconforto nascevano anche e soprattutto dal maggio dello scorso anno, quando di fronte al comportamento di un Consiglio Comunale che, nella quasi sua totale interezza – tra menzogne riportate che nessuno si prese la briga di appurare, ignavia, convenienze di parte, tatticismi di schieramento – aveva di fatto buttato a mare il lavoro della Commissione del Paesaggio da me presieduta che aveva lavorato gratuitamente per quattro anni nell’interesse dei varesini e non dei partiti, delle lobbies e dei salotti ancora troppo potenti in una città come Varese.

Insomma avevo, o meglio, mi avevano un po’ tolto la voglia di partecipare alle vicende di questa città. Anche se in tanti mi chiedevano pareri su episodi molto discussi accaduti negli ultimi mesi, me ne stavo chiuso nella mia “torre d’avorio”; e me ne crucciavo pure: il mio carattere mi spingeva nell’altra direzione, a partecipare cioè.

Insomma sentimenti contrastanti, come spesso accade nella vita di ognuno di noi!

Beh, adesso che sto chiudendo bottega per andarmene in pensione mi permetto di farle una confidenza che ho tenuto dentro in questi anni” così mi congedò, l’ultimo suo giorno di lavoro il signor C…, lo storico negoziante del rione, lì da decenni, immutabile con il suo sorriso e la sua cortesia. Gran cosa i gentili e ospitali negozi di rione; eppure anche lui chiudeva, per limiti d’età, ma anche e soprattutto perché non ce la faceva più – soprattutto nello spirito – ad alzare tutti i giorni la saracinesca; un Fort Alamo assediato dalla concorrenza di discount e di supermercati sempre aperti, dove tutto è scontato, globalizzato e ridotto “a sconti fragola” o a punti premio.

A Varese li hanno lasciati sorgere dappertutto, circondano la città, si insinuano anche nel suo cuore e hanno di fatto portato a morte questi piccoli negozi famigliari, tipici di Varese che fu città policentrica con Castellanze e Rioni, un tempo vivi, anche di commercio, oggi resi colpevolmente vuoti e senz’anima! E adesso, che i buoi sono scappati, il nuovo PGT, nei suoi pomposi principi, dichiara di volere incentivare queste piccole botteghe di rione, eliminando ad esempio – come se fosse lì il reale problema – l’obbligo che ha il negoziante se vuole avere la licenza di predisporre posti auto adeguati. Tutto chiaramente nel nome della varesinità, del preservare le nostre tradizioni, eccetera. Ma che splendide facce di tolla hanno questi signori: che avessero concesso prima meno licenze ai supermercati!

Lo conosce quel gran signore sulla collina con quell’immenso parco?” – “Certo che sì !”- non c’è angolo verde od albero di Varese che mi sfuggano – ; “… e conoscerà anche il custode –giardiniere- factotum che abita in portineria?” -incalza il signor C … – “ e come non potrei, è lì da lustri !

Bene, un paio d’anni fa questo signore mi fece presente che veniva da me tutti i giorni a fare la spesa per conto del suo padrone e che, se da domani anche la sua spesa privata – quella della sua famiglia – non fosse andata sul conto del suo datore di lavoro, avrebbe cambiato negozio”.

Bene, questo piccolo episodio di mala onestà quotidiana mi ha spinto a riflettere che, se l’assenza di etica e la disonestà hanno raggiunto questi limiti – e tutti sappiamo che è così -, allora vuol proprio dire che vi è qualcosa di profondamente sbagliato a tutti i livelli, non solo in quelli di responsabilità. Certo, è facile incolpare i politici, gli amministratori locali, i sindaci, gli assessori di tutti i guai e il malcostume che ci circondano. Con la promessa di cacciarli movimenti giacobineggianti sono divenuti il terzo partito italiano; si possono incontrare all’angolo delle strade i cosiddetti forconi pronti a prendere a calci nel sedere chi mal amministra.

Ma siamo sicuri che la colpa sia solo ed interamente dei politici, che poi sono l’espressione di una società e dei suoi valori ? Se si arriva a chiedere nella quotidianità il pizzo anche sul pane e sulla carne, se si accetta come normale la raccomandazione per evitare una coda o una multa, se si accetta senza reazioni che un primario in ospedale venga imposto dall’esterno per appartenenza e non per competenza significa che siamo un popolo malato veramente nel profondo, che ha perso la sua etica di comunità, l’orgoglio dell’onestà e della rettitudine, la voglia di partecipare in modo costruttivo alla vita quotidiana.

Vi è la necessità di rifondare lo spirito, l’etica e il senso del dovere, al di là e al di sopra delle barriere ormai surrettizie degli schieramenti politici – destra-sinistra contrapposte. Logiche e divisioni che nella attuale realtà e società non servono più a niente se non a mantenere privilegi acquisiti e camuffati con ideologie.

Grazie signor C…, per avermi fatto capire che nulla è inutile, che vale sempre la pena di denunciare o di esprimere la propria opinione, anche se forse serve a poco. La testimonianza è sempre e comunque importante, pur se si è scoraggiati; è un dovere morale in questa società che pare abbia perso, a tutti i livelli, il senso dell’etica e della reale solidarietà.

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login