La giornata della formazione CUAMM che si è svolta recentemente a Varese sembra, almeno dai primi riscontri, essere stata di grande interesse, almeno per quel che riguarda i temi trattati da Luciano Zanin, che ha insegnato come si fa a fare bene il bene, (soprattutto dandoci qualche indicazione su come farlo bene), e ci ha fatto capire che “chiedere” significa dare l’opportunità ad altri di fare qualcosa di buono e di bello, perché donare è stare bene con se stessi e con gli altri.
Alcune informazioni su come stanno andando le donazioni in Italia: negli ultimi tre anni hanno subito l’andamento della situazione sociale ed economica che purtroppo è ancor ben presente nelle nostre vite, ma Zanin si è soffermato anche sul fatto che sono aumentate quelle tra i venti e i cinquanta euro annui e quelle sopra i duecento euro. Inoltre gli italiani che donano regolarmente sono tre su dieci in Italia, infatti nelle ultime festività ha donato il trentotto per cento mentre il venticinque per cento circa degli stessi è volontario attivo. Queste percentuali aumentano quando ci sono emergenze umanitarie o situazioni di urgenza (catastrofi naturali, situazioni sanitarie in conseguenza a conflitti o altro).
Da questo è emerso che più che dare attenzione al dono (quindi ai soldi) dovremmo tutti noi prestarne un po’ di più alla relazione che si ha con il donatore. È da questa infatti, che può venire lo stesso dono che sarà più presente (e più cospicuo) laddove le nostre relazioni sono migliori, dove riusciamo a comunicare di più e meglio i nostri valori, i motivi per i quali ci adoperiamo e sui quali chiediamo condivisione.
La relazione – azione – intenzione e la testimonianza del fatto che noi stessi siamo i primi donatori, porta al proselitismo di medici, amici, sponsor, che potrebbero essere disponibili a creare una rete di relazioni umane, vera linfa vitale per il lavoro di gruppo.
Zanin si è soffermato sul fatto che le donazioni in Italia ammontano a circa cinque miliardi e seicento milioni di euro, ma ha fatto anche delle distinzioni sulle cifre sepolte dalla carità (che è quella taciuta), e quella pubblicamente detraibile o deducibile, che non sempre viene a galla.
Non sempre è facile tenere insieme cuore e portafoglio, anche perché siamo più abituati al mercato (compro-vendo) piuttosto che alla relazione di dono, nella quale però c’è un rapporto relazionale emotivo insostituibile, di senso, soprattutto quando non è un semplice o mero passaggio di denaro, ma quando invece l’organizzazione riesce a creare un “ponte fiduciario” tra il donatore e il beneficiario.
“Non vendo ma cerco e creo condivisione” questa la sintesi in sintesi lo slogan, e questo vale più di ogni offerta, e Zanin si è soffermato sulle reali intenzionalità del gruppo, se si è sempre d’accordo dice, c’è qualcuno di troppo, è bene avere diverse visioni, possiamo discutere, ma alla fine ognuno deve avere in mente (e condividere) la missione del CUAMM, e gli accordi sottoscritti dal gruppo.
Fundraising quindi, non è una parola astratta ma, come nella definizione di Hank Rosso, fondatore della prima scuola di Fundraiisng, è “l’arte di insegnare alle persone la gioia di donare”.
I numeri del settore del no-profit sono interessanti in Italia:
4 milioni e mezzo di volontari
67 miliardi di amministrato
oltre 6.000.000 di persone assistite
il 4% del PIL
310 mila organizzazioni.
Questo è in sintesi l’Italia del non profit, volontari, cooperative sociali, fondazioni, ONG di cui il CUAMM fa parte; una varietà di buone cause e di modalità di intervento in continua evoluzione e anche noi facciamo parte di questo “continuo divenire” di questa “modernità liquida” come la chiama il sociologo Bauman
Dobbiamo continuamente essere disponibili a metterci in gioco, per noi stessi e per gli altri, perché, citando Einstein, “…non c’è follia più di questa e cioè fare sempre le stesse cose e aspettarsi risultati diversi” e noi desideriamo risultati diversi, soprattutto per la vita delle persone alle quali pensiamo ogni volta che ci attiviamo per il CUAMM.
Zanin ha poi richiamato anche l’attenzione sul fatto che, in questo mondo fatto di moltissima comunicazione, è importante che ci presentiamo con una unica voce, un pensiero comune che sia in grado di comunicare che cosa è il CUAMM e perché noi abbiamo deciso di sostenerlo ed adoperarci.
Su questo abbiamo fatto anche un esercizio di definizione del brand. È importante che le comunicazioni che escono dal gruppo e dalla “casa madre” lancino messaggi coerenti sia sotto il profilo dei contenuti che sotto il profilo grafico. Comportamenti diversi potrebbero ingenerare confusione nel nostro potenziale o effettivo donatore, così come è importante la trasparenza delle attività, sia di raccolta che di impiego dei fondi, perché da questa dipende la reputazione del CUAMM, del gruppo ed anche dei singoli componenti dello stesso.
Non bisogna sprecare energia preziosa nelle criticità che emergono nel gruppo, ma darsi un obiettivo perché questo significa anche poter misurare i risultati e quindi continuare ad imparare e migliorare.
Dino Azzalin
Presidente Medici con l’Africa CUAMM- Varese
dino.azzalin@gmail.com
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