Com’è affascinante, per chi vive questa passione, ricostruire la storia di un territorio, di un paese, di una valle! Eppure, quanta fatica, dover tradurre il freddo linguaggio giuridico – notarile di testamenti e compravendite, gli elenchi di nascite e morti, o le delibere comunali – fonti consuete della ricerca -, nell’affresco di una comunità civile viva, palpitante, con le sue consuetudini, i suoi problemi, i suoi drammi. Forse anche per questo, da qualche decina d’anni, lo storico ha cominciato a considerare con rinnovata attenzione e addirittura con gratitudine gli archivi famigliari, la cui importanza si va riscoprendo giorno dopo giorno. Sono documenti legati alla gestione del patrimonio e della casa, ricostruzioni genealogiche, atti ufficiali; ma anche corrispondenza, appunti, materiale fotografico – a partire dall’ultimo ‘800 – che si offrono allo studioso come finestre aperte sul quotidiano, sulla mentalità e il clima sociale, culturale e a volte politico del tempo passato.
Il convegno che si svolge sabato 15 marzo a Villa Della Porta Bozzolo dalle 14,30 alle 18,30
vuole proprio fare il punto sull’evoluzione della ricerca storica sotto l’aspetto della conservazione e della fruizione degli archivi famigliari, presentando come esempio concreto il ponderoso lavoro di catalogazione e inventariazione dell’archivio delle famiglie che si succedettero nei secoli nella splendida villa di Casalzuigno, oggi proprietà del FAI.
Tra i relatori, Stefania Peregalli, titolare della società Le Filigrane, che si è occupata in prima persona di questo importante lavoro: “Risale al 2008 il progetto che preparai, su invito del Comune di Casalzuigno per il riordino e la valorizzazione dell’archivio, come primo passo. Il lavoro è proseguito grazie al contributo della Fondazione del Varesotto, e nel 2012 ancora con l’apporto dell’attuale amministrazione di Casalzuigno, che ha finanziato tra l’altro anche il restauro di mappe e documenti, affidato ai monaci di Dumenza”.
In realtà già nel lontano 1984 l’allora Consorzio Archivistico n. 7 di Laveno Mombello, oggi Servizio Archivistico della Comunità Montana Valli del Verbano, seppe cogliere l’importanza storica di questo patrimonio famigliare, che costituisce un tassello fondamentale per ricostruire ed approfondire la storia della Valcuvia: sensibilità dovuta al suo fondatore, Giancarlo Peregalli, padre di Stefania, che diede il via all’opera di salvaguardia e conservazione di tutti gli archivi storici della valle. A lui è intitolato il Centro Studi e Documentazione per l’Alto Varesotto e la Valcuvia, tra i promotori del convegno insieme alla Società dei Verbanisti e la Società Storica Varesina, che pubblicherà l’inventario dell’archivio. Il recupero di questo fondo privato è stato peraltro facilitato dalla grande disponibilità della famiglia Bozzolo, rappresentata al convegno dalla signora Carla, oggi residente a Parigi.
Il lavoro è stato lungo e intenso – pensate che di 742 fascicoli iniziali si è arrivati ad averne 825 – non privo di difficoltà, prima fra tutte la catalogazione dell’enorme mole di documenti, come spiega la dottoressa Peregalli: “Data l’estrema eterogeneità degli archivi privati, non esistono titolari predefiniti a cui riferirsi; si tratta poi di documenti molto eterogenei, spesso ordinati secondo comodità di recupero oppure secondo un ordine cronologico, o magari semplicemente in base agli spazi disponibili. Un problema reso più complesso dal fatto che in questo caso si tratta di archivi di famiglie diverse che dimorarono in villa nel corso dei secoli. Ma ce l’abbiamo fatta”.
In allegato: il programma del convegno
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